Semplicità e rispetto dell’ordine anagrafico. Sono queste le due caratteristiche che secondo l’assessore della Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, hanno reso la regione tra le più virtuose in tema di somministrazione dei vaccini.

In un’intervista rilasciata al Corriere, D’Amato afferma che il Lazio è già riuscito a immunizzare un sesto della sua popolazione, se si seguono questi ritmi presto si raggiungerà l’immunità di gregge. Il successo della campagna vaccinale deriva sia dalla semplicità del sistema di prenotazione, per cui basta semplicemente codice fiscale e tessera sanitaria per riuscire a prenotarsi il proprio turno nell’hub vaccinale più vicino, sia dal rispetto dell’età anagrafica. D’Amato racconta che in conferenza stato-regioni altri amministratori non erano concordi con alcuni criteri di somministrazione: «La stessa Moratti non era entusiasta dell’ordine anagrafico, avrebbe preferito procedere per Pil».

L’assessore confida che è stato preso come modello di riferimento il piano vaccinale israeliano. «Da loro abbiamo preso l’idea di creare hub monotematici, dove si somministra cioè solo un tipo di vaccino» questo per cercare di evitare errori. Inoltre c’è stato anche un ampio coinvolgimento di soggetti privati e medici di medicina generale, presto sarà anche il turno dei farmacisti.

In media sono 32mila le dosi inoculate ogni giorno, ma a pieno regime e con hub aperti h24 si punta ad arrivare a somministrare fino a 75mila dosi al giorno, per un totale di due milioni al mese. «Vogliamo raggiungere i 4 milioni vaccinati entro l’estate e, se nella seconda metà di aprile arriveranno le attese 700mila dosi di Johnson & Johnson ce la faremo» dice D’Amato.

L’assessore alla Sanità spera che quando si parla di ripartizione delle risorse, ci sarà un occhio di riguardo per le regioni che hanno svolto con impegno il loro compito «riequilibrando i finanziamenti per il centro sud e non solo per il nord».

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