Di rinvio in rinvio, il termine per gli emendamenti al disegno di legge di riforma del processo penale sta per scadere. Tutti i gruppi parlamentari sono al lavoro per presentare le loro proposte entro venerdì 23 aprile alle 17 e il testo rischia di essere l’ennesimo campo di battaglia in commissione Giustizia alla Camera, che ha visto contrapporsi due schieramenti all’interno della maggioranza. Da una parte il centrodestra di Lega e Forza Italia insieme a Italia viva, dall’altro Partito democratico con Leu e Movimento 5 stelle.

Il fronte politicamente più caldo è quello della modifica della prescrizione, che è stato il cuore della riforma Bonafede e uno dei baluardi dei grillini. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, sta vigilando per evitare scontri e, al momento del suo insediamento, ha ottenuto la fiducia di tutta la maggioranza con il ritiro degli emendamenti che avrebbero potuto far esplodere una crisi. Il patto, però, era che comunque la norma che stoppa la prescrizione dopo il primo grado sarebbe stata modificata. Ora il tentativo di Pd e Leu è quello di proporre una modifica che non sconfessi interamente il progetto di Bonafede ma che ne corregga alcuni effetti, offrendo garanzie maggiori agli assolti. Obiettivo: “smitizzare” la prescrizione e riportarla nell’alveo del più ampio meccanismo processuale penale e nello sforzo di ridurre la durata dei processi.

Sul fronte di Leu il più impegnato è il deputato Federico Conte, da cui ha preso il nome il cosiddetto lodo Conte bis, redatto durante il governo Conte II e che aveva trovato l’accordo anche dei Cinque stelle, che doveva modificare la norma Bonafede differenziando i condannati in primo grado dagli assolti, ripristinando per questi ultimi il decorso della prescrizione.

La proposta

Proprio a partire dall’accordo politico su questo testo, Conte sta redigendo un emendamento che recepisca il lodo Conte bis, a cui aggiungere anche un meccanismo di prescrizione processuale per il secondo grado. L’emendamento prevederà l’introduzione di una sanzione processuale: in caso di condanna in primo grado la prescrizione si stoppa ma se l’appello dura più di due anni (tempo considerato nel ddl penale come congruo per la durata di questo grado di giudizio), il condannato in secondo grado ottiene uno sconto di pena, fissato in 45 giorni per ogni 6 mesi di durata del processo in più rispetto ai due anni previsti. Nel caso di assoluzione in primo grado in cui la sentenza sia stata impugnata, se il processo di appello non si svolge entro due anni, la conseguenza processuale dovrebbe essere l’estinzione del processo (ferme restando le azioni civili), traducendo l’inerzia dello stato in perdita di interesse all’azione penale. «Questa proposta muove dallo schema del lodo Conte bis, di cui rappresenta uno sviluppo e interviene nella fase di appello per introdurre presidi processuali ai termini di fase già individuati nel disegno di legge delega. In piena coerenza con l’impostazione sul tema data dalla ministra Cartabia», ha detto Conte.

Se ogni gruppo presenterà propri emendamenti, l’impostazione di Conte è coerente anche con le intenzioni del Pd. I dem stanno lavorando alle loro proposte ed «è ragionevole pensare anche al tema del rispetto dei tempi e dei termini dei gradi processuali, oltre i quali – se sussistono determinate condizioni – si potrebbe lavorare a una sorta di prescrizione processuale. Ma con una drastica riduzione dei tempi del processo il tema della prescrizione si ridimensiona drasticamente», ha detto Water Verini, membro della commissione Giustizia. L’obiettivo di Pd e Leu sarebbe quello di trovare una soluzione condivisa di compromesso che non tagli fuori il Movimento 5 stelle ma che si muova in coerenza con le richieste di Cartabia e soprattutto non presti il fianco agli attacchi di quella parte di maggioranza – Enrico Costa di Azione, Italia viva e Forza Italia in testa – che punta a cancellare la riforma grillina.

 

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