Il Garante dei detenuti ha chiesto una maggiore trasparenza sui due decessi avvenuti nel carcere di Augusta dopo che i detenuti hanno svolto uno sciopero della fame.

«Il Garante richiama l’attenzione pubblica sulla necessità della completa informazione che deve fluire dagli Istituti penitenziari all’Amministrazione regionale e centrale affinché le situazioni problematiche possano essere affrontate con l’assoluta attenzione che richiedono», si legge nella nota. «Mentre molta doverosa attenzione è stata riservata allo sciopero della fame nel caso di una persona detenuta al 41-bis, con interrogativi che hanno anche coinvolto il mondo della cultura e l’opinione pubblica, oltre che le Istituzioni, nella Casa di reclusione di Augusta il silenzio ha circondato il decesso di due persone detenute», continua il Garante riferendosi al caso di Alfredo Cospito, l’anarchico recluso al 41bis la cui storia ha richiamato l’attenzione pubblica nelle scorse settimane.

I detenuti

Da quanto riportano fonti di stampa i due detenuti deceduti nel carcere di Augusta erano rispettivamente in sciopero della fame da 60 e 41 giorni. Uno dei due è un ergastolano russo e ha iniziato lo sciopero perché chiedeva l’estradizione verso il proprio paese fin dal 2018. Secondo una prima ricostruzione è morto in seguito a un attacco cardiaco.

«Il Garante nazionale non intende assolutamente sollevare problemi relativi all’assistenza che queste persone possono avere avuto nell’Istituto e all’adempimento dei protocolli che sono previsti in simili casi. Intende però richiamare la necessità di quella trasparenza comunicativa che, oltre a essere doverosa per la collettività, può anche aiutare a trovare soluzioni in situazioni difficili perché non si giunga a tali inaccettabili esiti», continua ancora la nota.

Sul caso è intervenuto anche il sindacato di Polizia penitenziaria: «Apprendiamo con rammarico di queste disgrazie che dimostrano come il lavoro del poliziotto penitenziario e' unico, delicato e particolare e come tale deve essere affrontato. Purtroppo non sempre è così». 

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