«C'è rabbia, incredulità, sofferenza. È naturale. Sono stati d'animo figli dell'incertezza. Di fronte a tutto questo l'obbligo di un governo è quello di reagire e di ascoltare, ma soprattutto è quello di assumersi le proprie responsabilità. I vandali vanno fermati, ma le piazze vanno ascoltate. Sono un segnale che il governo non può trascurare». Lo dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una lettera inviata a Repubblica.

Per il ministro gli umori «non possono essere ignorati, bensì vanno condivisi e devono essere compresi. Non basta liquidare le proteste come se le proteste fossero tutte uguali, perché tutte uguali non sono. E allora fermiamoci un attimo a pensare. Guardiamoci intorno e come rappresentanti delle istituzioni cerchiamo di capire che oggi uno dei messaggi più divisivi e conflittuali, forse, lo sta dando proprio la politica. C'è un'Italia spaccata a metà, è vero, perché ad essere frammentato è l'intero arco parlamentare», precisa.

«C'è una maggioranza che continua a pestarsi i piedi giorno dopo giorno, le opposizioni che non perdono occasione per soffiare sul fuoco del conflitto e c'è chi riesce a contestare un decreto che ha contribuito a realizzare», prosegue Di Maio, chiedendosi come può la politica «ergersi a cattedra morale lasciando intendere che siano gli italiani ad essere i principali colpevoli della crisi?». Secondo il ministro, ogni parte politica «dovrà trovare la forza di fare un passo indietro e rinunciare. Dobbiamo tenere a mente che il Paese rischia di implodere e se non riusciremo a risalire la china, noi per primi ne saremo i responsabili».

«Servono responsabilità e lealtà istituzionale», conclude Di Maio che cita Pietro Nenni. «Ci sono nella vita delle testimonianze da rendere alle quali non ci si può sottrarre. La nostra testimonianza, fra qualche anno, dovrà esser quella di aver agito con coscienza, di aver dato il massimo per ricucire un Paese lacerato, che abbiamo l'obbligo di difendere e proteggere».

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