Una notizia che era nell’aria da tempo, ma che ugualmente ha scosso il mondo della politica: Nicola Zingaretti lascia il ruolo di segretario del Pd e lo fa con un polemico post su Facebook in cui accusa i suoi compagni di partito di parlare «solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid-19, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni». L’addio del governatore del Lazio alla guida dei dem ha suscitato le reazioni di alleati, compagni di partito e avversari politici. 

Fuori dal Pd

«Spiace che il Pd abbia problemi interni che costringono Zingaretti a dimettersi, ma noi oggi stiamo lavorando coi ministri della Lega per produrre vaccini in Italia, per rottamare 65 milioni di cartelle esattoriali, per far arrivare rapidamente i rimborsi attesi a 3 milioni di Partite Iva, professionisti e imprenditori. Dalle parole ai fatti», ha dichiarato il leader della Lega, Matteo Salvini.

Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha invece ricondiviso su Twitter alcune sue dichiarazioni dello scorso 2 marzo, quando aveva detto, in relazione alle critiche subite dall’ormai ex segretario Pd: «Prendersela oggi con Zingaretti per una scelta condivisa da tutta la classe dirigente del Partito democratico e gran parte dell’elettorato è un modo per buttare la polvere sotto il tappeto. Lo dico da fiero avversario politico di quella linea. Fine dell’intromissione».

«Dopo aver fatto fuori Giuseppe Conte rimaneva l’ostacolo Nicola Zingaretti al programma di normalizzazione dell’Italia. Un grande abbraccio a Nicola. Siamo stati sconfitti, ma non siamo vinti. Continuiamo a lavorare all’alleanza progressista con il Movimento 5 Stelle». Lo ha scritto su Twitter il deputato di Leu Stefano Fassina.

Secondo Achille Occhetto, di Sinistra italiana, le dimissioni di Zingaretti rappresentano «una notizia tragica per la sinistra. Esprimo solidarietà a Zingaretti – ha aggiunto l’ultimo segretario del Pci – e comprendo la tensione che si sente per il massacro interno al partito, collegato con l’esterno e con pezzi dell’informazione. Quanto sta avvenendo all’interno del Pd è grave per la sinistra, spero in scatto di orgoglio che faccia comprendere quale è la posta in gioco, il futuro del paese».

Dentro al Pd

Anche dentro al Partito democratico non sono mancate reazioni e dichiarazioni, come quella del deputato Francesco Boccia: «Nel momento più drammatico della storia recente del Paese e nel momento più difficile della storia del Partito democratico – ha scritto su Facebook - Nicola Zingaretti è stato un faro sia per il governo che per il Pd. Credo che nessuno possa mettere in dubbio fatti oggettivi, oltre alla sua serietà e alla sua lealtà verso la comunità dem. E penso che l'Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del PD che, grazie alla sua guida, è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia».

Il senatore Luigi Zanda, arrivando al Nazareno, si è detto stupito della notizia: «Spero di poterlo incontrare e di parlarci, io non sapevo niente». L’ex premier Enrico Letta, ospite in videocollegamento alla presentazione di un libro dell'economista Laura Pennacchi, si è detto «colpito e un attimo perplesso da quanto sta accadendo».

«Comprensibile e condivisibile lo sfogo di Zingaretti – ha dichiarato invece Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci Pd e presidente di Autonomie locali italiane – ma Nicola deve rimanere e continuare il suo mandato con la rinnovata spinta dell’Assemblea. Non si può delegittimare ogni volta il leader di turno, men che meno in questa fase di crisi sanitaria ed economica. Le beghe interne avrebbero dovuto essere relegate sullo sfondo, invece hanno prevalso sui temi e sulle scelte strategiche, sulle grandi sfide del futuro. Il Pd parli al paese discutendo profilo, identità e missione nel nuovo governo Draghi». 

Anche il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, ha invitato Zingaretti a ripensare alla sua decisione: «Rimanga alla guida del partito. Il dibattito interno è fisiologico e non deve essere esasperato. Ritroviamo insieme la strada». A chiedere a Zingaretti di rimanere alla guida del partito è anche l’ex ministro per il Sud, Peppe Provenzano: «Ci ripensi, l’assemblea del Pd respinga le dimissioni del segretario. Ci ripensino anche quelli che, in queste ore, hanno logorato il Pd. Siamo in gran tempesta, serve un nocchiero e un equipaggio. Anche per discutere, insieme, di come cambiare a fondo», ha scritto su Twitter.

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