I diritti civili sono diritti sociali incastonati nei diritti politici. Non sono alternativi ad altri (per esempio quelli sociali) e nemmeno mezzi per realizzare scopi altri da quelli che le persone si danno. 

Una società di eguali e liberi/e è una società democratica che mette alle proprie maggioranze dei limiti costituzionalizzati – questi limiti sono la condizione per la libertà e la dignità di ciascuno/a. In questa cornice le persone, donne e uomini, possono aspirare a deliberare e intraprendere i propri disegni di vita. Questa introduzione è necessaria per capire la forza negativa e regressiva del programma elettorale di Fratelli d’Italia.

Un’immagine di società

Che immagine di società e di persona ci consegna questo programma? I punti centrali, a partire dal primo, sono organicamente dedicati a disegnare il ruolo sociale dei generi, in un orizzonte nazionalista di tipo patriarcale. 

A vedere compromessa la propria dignità, è in primo luogo la donna. Nel programma meloniano, la donna è presente solo ed essenzialmente in relazione alla famiglia ovvero alla riproduzione della specie (della nazione) – e l’attenzione ai diritti sociali (del lavoro e dell’assistenza) è a sostegno di questa funzione. 

La riproduzione è un bene della nazione, per questo lo stato se ne interessa – la scelta libera della donna viene dopo. Si dice al primo punto che questo programma elettorale destina «il più grande sostegno alle famiglie e alla natalità della storia d’Italia». Certo! Tutto ruota intorno alla donna-madre.

Una madre italiana

Non ci si faccia ingannare – e probabilmente molti/e si faranno ingannare: questa attenzione assistenziale presume che la famiglia e i figli siano l’orizzonte di vita della donna, e soprattutto che siano a suo carico.

La donna, come donna, non è presente: lo è come madre e come italiana. In linea con la fotografia che Giorgia Meloni ha voluto dare di sé in questi anni: una madre italiana che lavora.

La donna ha una funzione produttiva perché prima ha una funzione riproduttiva. Non serve molta immaginazione per riandare alla tradizione fascista, la prima tradizione politica italiana a prendere in mano i valori del cattolicesimo e farne uno strumento egemonico di identificazione della nazione.

E non è un caso che questo aspetto nazionalista del programma dei Fratelli d’Italia si colleghi direttamente con l’anti islamizzazione. La qual cosa significa, andare al cattolicesimo come a una tradizione culturale distintiva della nazione che indica il proprio nemico: la cultura islamica (anche se non è proprio chiaro, come l’idea della donna definita dalla Meloni sia così opposta a quella contenuta nella tradizione isalmica).

Rigurgiti trumpisti

E veniamo così alla conclusione obbligata: «Difesa della famiglia naturale, lotta all’ideologia gender e sostegno alla vita». Seguendo con preoccupazione l’attacco ai diritti riproduttivi negli Stati Uniti, non si può non essere sgomenti per questo travaso del trumpismo e del fondamentalismo cristiano nel nostro paese.

La Meloni ha fatto propri i temi centrali dell’internazionale populista reazionaria che ebbe in Steve Bannon il primo ispiratore. È chiaro che l’attacco alla “ideologia gender” è un attacco all’ugualianza delle donne e insieme a loro di tutte quelle persone che liberamente scelgono la loro vita sessuale, riproduttiva e sentimentale, fuori dall’interferenza dello stato, fuori dal dominio nazionalistico sulle scelte individuali. 

Non serve tanta immaginazione per comprendere che un ipotetico governo con Fratelli d’Italia potrebbe significare una trasformazione culturale e la tentazione di usare lo strumento della legge per perseguire politiche sociali regressive.

I diritti civili non sono diritti di alcuni, non sono diritti identitari o di minoranze: sono diritti universali, condizioni senza le quali ciascuno di noi potrebbe trovarsi di fronte alla discriminazione. Ecco perché le donne sono anche madri ma non sono solo madri. Un fatto che Fratelli d’Italia non sembra riconosce.  

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