Il Dpcm di Natale con le nuove misure restrittive anti Covid-19 arriverà ormai a breve, e le regioni ieri hanno avuto un incontro per elaborare un documento di proposte in vista dell’incontro di questa mattina con il governo. Per loro è no al coprifuoco, e chiedono di riavviare gli impianti sciistici, ma vorrebbero dal governo una mano per gli assembramenti. Decisamente no all’ipotesi dell’esecutivo di riaprire le scuole prima delle vacanze di Natale.

Il vicepresidente della conferenza delle regioni Giovanni Toti ha detto: «le regioni hanno ribadito che sembra piuttosto surreale una discussione per aprire la scuola una settimana prima del più lungo periodo di vacanze dopo quelle estive, dopo che stanno chiuse da moltissimo tempo. Occorre un tavolo per prepararci con grande serietà alla riapertura ai primi di gennaio».

La bozza di documento

Oltre agli impianti sciistici, i presidenti delle regioni vogliono far ripartire l’attività alberghiera. «Si chiede di valutare l'apertura degli impianti da sci per chi pernotta almeno una notte nelle strutture ricettive o a chi ha in affitto o possiede una seconda casa, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza». In subordine, «si chiede la valutazione di una chiusura dei confini nazionali, ristori certi in percentuale del fatturato dello stesso periodo dell'anno scorso (alta stagione), nonché certezza sulla data e sulle condizioni di apertura degli impianti».

Insieme a questo e chiedono di «consentire le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, che si trovino all'interno di alberghi e/o strutture ricettive limitatamente ai propri clienti che sono ivi alloggiati; consentire le attività sportive al chiuso che prevedano lezioni esclusivamente individuali».

Per i cenoni allo stesso modo vogliono una tolleranza per i ristoranti. la proposta è «Consentire l'apertura dei servizi di ristorazione (e assimilati) fino alle ore 23, sia per le attività di somministrazione nel locale sia per le attività di asporto». Un orario che andrebbe oltre la previsione dell’esecutivo.

Gli assembramenti

Se da una parte i governatori chiedono di allentare le restrizioni in vista delle feste, dall’altra a livello locale registrano una forte preoccupazione per gli assembramenti: «Si evidenzia la necessità di contrastare ogni forma di assembramento, al fine di stabilire misure equilibrate e conseguenziali, tali da non determinare disparità di trattamento tra gli operatori dei diversi settori coinvolti».

Nella seconda ondata, c’è stata minore sensibilità «rispetto alle misure di contenimento adottate, che rischia, purtroppo, di vanificarle. Occorre, pertanto, farsi promotori di una poderosa campagna di comunicazione rivolta ai cittadini, al fine di responsabilizzarne i comportamenti».

La posizione del governo

Il governo fino a ieri non sembrava disposto a cedere sul coprifuoco alle 22 anche la notte di San Silvestro, anche se sta pensando a una stretta sugli assembramenti nelle vie delle shopping e stop allo spostamento tra regioni - anche tra quelle colorate di giallo - dal 19 o dal 20 dicembre e fino al 6 gennaio.

Al tavolo di martedì mattina ci saranno anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, il commissario straordinario all'emergenza Covid Domenico Arcuri e il capo della Protezione civile Angelo Borrelli.

Per Toti «le regioni esprimono posizioni di gran buon senso. Nessuno vuole Regioni che si aprono, gente che fa i trenini e balla ai veglioni. Semplicemente chiediamo al governo di tenere conto della situazione dei singoli territori, di darci delle regole per un Natale che non è un periodo normale».

Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ieri aveva detto che il governo lavorerà per mettere la «salute davanti a tutto»: «Se decidiamo che c'è un limite orario per gli spostamenti, che si torna a casa indipendentemente da quello c'è da fare» vale anche se «c'è da festeggiare il Capodanno. Si festeggia a casa».

© Riproduzione riservata