Grande giubilo nella capitale, esultano i quattro principali candidati a sindaco per la scelta del premier di avanzare la candidatura di Roma a ospitare l’Esposizione universale del 2030. Il 24 giugno scorso la sindaca Virginia Raggi, Roberto Gualtieri, Carlo Calenda ed Enrico Michetti avevano sottoscritto una lettera a Mario Draghi chiedendogli di farlo. Ieri Draghi ha risposto sì, ringraziandoli «per la dimostrazione di unità a favore della nostra capitale».

Ciascuno dei quattro spera di portare a casa un pezzetto di vantaggio dalla mossa di palazzo Chigi. Ma il vero beneficiario è Draghi: che fa una scelta molto popolare, «di amore per la sua città», riferisce chi ci ha parlato. Magari in vista di un’altra scelta, invece molto a rischio di non essere così apprezzata: quella di farsi eleggere alla presidenza della Repubblica. Prima di dire sì il premier ha fatto studiare le possibilità di riuscita. Le due città in lizza sono Mosca (Russia) e Busan (Corea del Sud). Certo Milano è stata sede di Expo 2015, è difficile che l’Italia vinca di nuovo così a stretto giro, dopo Dubai 2020 – la manifestazione si apre il prossimo 31 ottobre posposta per la pandemia – e Osaka nel 2025. Ma pazienza: la sola idea della candidatura, che va formalizzata a fine mese, muove un discreto giro di soldi, non fosse altro per i progetti e i comitati. Non sempre investimenti felici: nel 2012 fu l’allora premier Mario Monti a stoppare la candidatura di Roma per Expo 2020 su cui aveva investito molto (anche in soldi pubblici) l’allora sindaco Gianni Alemanno. Altri tempi. Stavolta Raggi crede di aver fatto bingo, promette a giorni il progetto e aggiunge un po’ di epica: «Per Roma ha un significato particolare. Tutti conoscono il quartiere Eur. Eur significa Esposizione Universale di Roma proprio perché Roma, in quel quartiere, avrebbe dovuto ospitare l’edizione del 1942 dell’Expo, un’edizione che non si svolse mai a causa della seconda guerra mondiale. Per l’Italia e per Roma si tratta di una seconda occasione».

L’occasione persa

Un’altra occasione persa c’è, anche senza andare così lontano. Grazie proprio a Raggi. Gliela rinfacciano gli sfidanti: nel 2016 fu lei a bocciare le Olimpiadi 2024 che sarebbero state l’inizio di una tripletta di megaeventi per la capitale: nel 2025 ci sarà il Giubileo e nel 2033 il bimillenario della morte di Cristo. «Noi non diremo mai no a grandi eventi che potranno dare risorse a Roma» avverte Gualtieri. «Dopo aver rinunciato alle Olimpiadi e dopo questa idea penitenziale di non farcela, finalmente una bella sfida internazionale che Roma vincerà alla grande», secondo Calenda. «È stato un grave errore rinunciare alle Olimpiadi» anche per Michetti. Da palazzo Senatorio replicano che oggi è tutto diverso: «L’agenzia internazionale di rating Standard&Poor’s quest’anno ha cambiato l’outlook di Roma facendolo passare da negativo a stabile: è un segnale importante». A ricordarle quel no anche Paolo Berdini, suo ex assessore all’Urbanistica e oggi candidato sindaco di Prc, Partito del sud e lista Per l’ecologia integrale. Berdini lasciò la giunta per una confidenza sulla sindaca incautamente confessata a un cronista. Ma soprattutto perché era favorevole alle Olimpiadi: «A certe condizioni», racconta, «ma lei mi rispose “No, Beppe non è d’accordo”», il riferimento è a Grillo. Berdini oggi la pensa allo stesso modo: «Sì a Expo 2030, a certe condizioni, cioè che spingano una filiera culturale e produttiva». Gualtieri, da ex ministro dell’Economia, è convinto di essere il miglior sindaco per gestire il dossier. E così Calenda, da ex ministro dello sviluppo economico. Anche se Raggi da due giorni lo pizzica perché il suo “amico” leghista Giancarlo Giorgetti tifa Milano, dove vuole spostare l’ex Alitalia. Milano, il collegio elettorale di Calenda alle scorse europee. Applausi a Draghi dal mondo dell’economia romana: Unindustria, Camera di commercio e le associazioni dei costruttori (Ance-Acer) che ringraziano Raggi per aver perseverato nel progetto.

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