È arrivata l’attesa replica del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sulla nota inviata dal Vaticano all'ambasciata italiana della Santa sede nella quale si contesta il ddl Zan, in quanto contrario ad alcune norme contenute nel concordato tra Stato e chiesa del 1984. «Quello che però voglio dire specialmente rispetto agli ultimi sviluppi – ha detto il premier in Senato, durante l’audizione che precede il Consiglio europeo del 24 e 25 giugno – è che il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale. Quindi il parlamento è certamente libero di discutere – ovviamente, sono considerazioni ovvie – e di legiferare». 

«Il nostro ordinamento – ha continuato Draghi – contiene tutte le garanzie per assicurare che le leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la chiesa. Vi sono i controlli di costituzionalità preventivi nelle competenti commissioni parlamentari: è di nuovo il parlamento che, per primo, discute della costituzionalità, e poi ci sono i controlli successivi nella Corte costituzionale».

«Voglio infine precisare una cosa – ha concluso il premier – che si ritrova in una sentenza della Corte costituzionale del 1989: la laicità non è indifferenza dello stato rispetto al fenomeno religioso, la laicità è tutela del pluralismo e delle diversità culturali».

Il presidente del Consiglio ha inoltre confermato che ieri l’Italia ha sottoscritto, insieme ad altri 16 paesi europei, una dichiarazione comune «in cui si esprime preoccupazione sugli articoli di legge in Ungheria che discriminano in base all’orientamento sessuale». Infine, Draghi ha precisato che il governo non vuole «entrare nel merito della discussione parlamentare» visto che «questo è il momento del parlamento, non è il momento del governo».

In mattinata anche il presidente della Camera, Roberto Fico, era intervenuto sul tema: «Come rispondere alla richiesta del Vaticano di modificare il Ddl Zan? È molto semplice, il parlamento è assolutamente sovrano, i parlamentari decidono in modo indipendente quello che vogliono o non vogliono votare», ha detto ad Agorà su Rai 3. «Il ddl Zan è già passato alla Camera ed è stato votato, frutto di discussione e dibattito nelle commissioni e in Aula, adesso è al Senato e quindi fa la procedura parlamentare normale. Noi come Parlamento non accettiamo ingerenze, il parlamento è sovrano e tale rimane sempre».

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