Due miliardi «complessivi» nel primo decreto alluvione, è la cifra che la presidente Giorgia Meloni comunica alla fine del Consiglio dei ministri con soddisfazione, «nella situazione attuale trovare 2 miliardi di euro in qualche giorno non è una cosa facile».

Ringrazia infatti il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che per la prima volta da sette giorni si è sfilato il giubbotto da lavoro e ha infilato una giacca per venire a Roma, a palazzo Chigi. Si è portato le parti sociali – da Confindustria a Confesercenti ai sindacati – per dare a Meloni l’immagine anche plastica di un lavoro comune nell’emergenza e poi nella ricostruzione che quella regione – purtroppo – ha già sperimentato dopo il sisma del 2012.

Alla fine dell’incontro Bonaccini usa parole di cortesia per il governo: «È andata davvero bene. Credo che il presidente del Consiglio e il governo abbiano compreso come lavora l’Emilia-Romagna. Abbiamo ottenuto parecchio di quello che abbiamo chiesto per la prima fase dell’emergenza. È un primo passo molto importante. Dopo servirà ricostruire come accadde durante il terremoto». Ma su quel “dopo” il governo non ha ancora le idee chiare.

Nel decreto c’è «una serie misure che vanno nella direzione che noi avevamo chiesto in maniera unitaria», assicura Bonaccini. In effetti nel testo diffuso da palazzo Chigi c’è la sospensione delle tasse fino 31 agosto, il differimento del pagamento dei mutui a Cassa depositi e prestiti da parte dei comuni (ma nulla su maggiore personale per far fronte alle tante incombenze che ci saranno), la sospensione del pagamento delle utenze; il pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici che non possono lavorare, 20 milioni alle scuole per la didattica a distanza, 500 euro a studente per comprare i computer, lo stop alle tasse universitarie, 3,5 milioni all’università per i dipendenti.

Ma il core business è la cassa integrazione emergenziale per tutti i settori produttivi, fino a un massimo di 90 giorni e 580 milioni; i risarcimenti per le imprese agricole per i danni subiti il cui censimento è affidato alla regione ma la liquidazione al ministero; l’aiuto al Fondo crediti per le piccole e medie imprese. E 200 milioni alla Protezione civile per l’emergenza. Un sostegno ai rigassificatori, un aiuto alla sanità. L’entrata in vigore dell’articolo 140 del nuovo Codice degli appalti, relativo alle «procedure in caso di somma urgenza e di protezione civile».

Difficile arrivare ai due miliardi, difficile soprattutto seguire nel dettaglio la traccia di dove verranno presi. Una parte sono fondi europei, un’altra viene dal fondo per l’occupazione, ci sono milioni che arrivano dai ministeri. All’art.17 viene autorizzata l’Agenzia delle dogane a vendere «beni mobili oggetto di confisca amministrativa» e a istituire nuove estrazioni del Lotto e del Superenalotto. L’assenza di una gestione centralizzata lascia intravedere l’intoppo burocratico.

Il nodo ricostruzione

Ma il punto è politico. Ed è la ricostruzione. Ieri non è arrivata la nomina del commissario. Per Meloni Bonaccini è il candidato naturale, e anche per Forza Italia. Per la Lega no e i leghisti lo dicono in tv. Matteo Salvini fiuta il colpo grosso in quella regione, quello che non gli è riuscito nel 2021, e che vuole ritentare.

Vuole un leghista a gestire la ricostruzione, per farne il candidato alle regionali del 2025, dove peraltro non ci sarà più Bonaccini a fare da diga alla spallata leghista. Ma con la stessa intenzione FdI invece ha piazzato il viceministro Galeazzo Bignami, bolognese, a favore di telecamere fra gli alluvionati.

Lo dice esplicitamente Stefano Vaccari, deputato Pd e emiliano: «Sono le parti sociali dell’Emilia-Romagna a chiedere la nomina tempestiva di un commissario straordinario. E se non avviene bisogna che si spieghi perché. Qui qualcuno pensa già alle elezioni regionali, e vuole mettere in campo una strategia per la quale a quella scadenza potrà dire: “Come sono stato bravo io”. Finora Meloni ha usato parole importanti in un’ottica di collaborazione istituzionale. Ma se qualcuno scantona, viene giù il castello».

Il castello però non può venire giù: il Pd non ha altra scelta che offrire collaborazione per ottenere il massimo per le zone alluvionate. Dove peraltro l’allerta meteo non è finita.

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