La giornata dello scontro finale tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte ha messo fine al travaglio della maggioranza, che però martedì sera, a chiusura del voto al Senato, ha potuto contare su una serie di nuovi voti a favore, ciascuno con la propria motivazione.

Specialmente alla Camera, i voti di fiducia al premier Giuseppe Conte “inaspettati” sono stati altri dieci: otto membri del gruppo misto, per lo più ex membri del Movimento 5 stelle, la deputata di Italia viva Michela Rostan e l’ormai ex Forza Italia Renata Polverini. Nessuno ha chiaro dove possa concludersi la sua traiettoria politica dopo l’addio a Forza Italia.

A Montecitorio ci sono colleghi che da tempo le attribuiscono un certo attivismo nel lavoro per la creazione di un gruppo a sostegno di Conte. Si tratterebbe di un ulteriore passaggio per l’ex sindacalista Ugl, approdata alla politica con la candidatura per il Centrodestra, a cui comunque durante la sua attività sindacale non aveva risparmiato critiche, alla regione Lazio nel 2009 con le successive dimissioni nel 2012.

Terminata l’esperienza in Regione, s’iscrive a Forza Italia, per cui viene eletta alla Camera nel 2013 e nel 2018: senz’altro un’importante parte della sua popolarità è stata dovuta, soprattutto nei primi tempi, alle frequenti ospitate in tv, soprattutto nel salotto di Giovanni Floris. Resta storica la sua contrapposizione con alcuni militanti di sinistra durante un’iniziativa a Genzano di Roma nel 2011, quando non esitò a rispondere per le rime alle contestazioni specificando di venire «dalla strada». In parlamento il suo impegno è stato nella Commissione lavoro, ma la sua scelta di sostenere il governo Conte II di lunedì non arriva del tutto inaspettato per i suoi alleati: «Mi pare un fatto di chiarezza, perché non ricordo che Renata Polverini abbia fatto niente, non di dico di destra ma di centrodestra, negli ultimi dieci anni», ha detto la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni in serata.

A sostenere Conte è stata anche Michela Rostan: la deputata che contestualmente ha lasciato Italia viva probabilmente tornerà nel Pd, dopo una carriera di trasferimenti non indifferenti. Nel 2013 era stata eletta col Pd, ma nel 2017 si era trasferita in Articolo 1 in opposizione alla segreteria di Matteo Renzi: la rielezione del 2018 arriva proprio nelle fila di quel partito, salvo il successivo trasferimento, a febbraio 2020, proprio nel suo partito. Oggi per lei non resta molta comprensione: «Intanto resta a fare la vicepresidente di Commissione con i nostri voti», commenta un suo ex compagno di partito.

I Cinque stelle

Una buona parte dei deputati fuoriusciti o espulsi nel corso della legislatura si è divisa tra gruppo misto e, negli ultimi giorni, Centro democratico: il gruppo di Bruno Tabacci è nelle ultime ore considerato il nucleo fondativo di un potenziale gruppo di appoggio per Giuseppe Conte. I contatti tra Tabacci e il presidente del Consiglio non sono mancati, e a molti degli ex pentastellati (addirittura otto) entrati negli ultimi giorni nel gruppo forte di una decina di membri, Cd è sembrata la garanzia di un movimento di Conte a cui aderire per avere rassicurazioni sul futuro. Ne fanno parte molti deputati coinvolti in problemi di restituzioni al Movimento, come Nicola Acunzo, Marco Rizzone, o la deputata Gloria Vizzini, accusata di aver violato lo statuto etico. Altri hanno lasciato il Movimento dopo il voto sul Mes in dissenso dal gruppo di dicembre scorso, come Fabio Berardini, Carlo Ugo De Girolamo, Mara Lapia, Antonio Lombardo ed Elisa Siragusa.

Per adesso ne restano fuori Silvia Benedetti, Nadia Aprile, espulse dal Movimento per mancati rimborsi, e anche Piera Aiello, Rosalba De Giorgi e Alessandra Ermellino, che invece l’hanno lasciato per dissenso dalla linea, soprattutto sul dossier Ilva. Nonostante ciò hanno votato a favore della fiducia, così come l’ex ministro Lorenzo Fioramonti, professore universitario prestato alla politica, che si era dimesso per non aver ricevuto i fondi in cui aveva sperato nella legge di Bilancio 2019. A votare a favore è stato anche Raffaele Trano, ex presidente della Commissione finanze, espulso dopo essere stato eletto con i voti del Centrodestra invece del candidato presentato dalle forze di maggioranza.

Al Senato

Inaspettatamente al fianco del presidente del Consiglio si sono collocati alcuni senatori del gruppo misto. Tra loro Gregorio De Falco, ex Movimento 5 stelle che però ha più volte espresso il proprio sostegno ai giallorossi, ma nel caso specifico raccoglie l’apertura della maggioranza sulla sua proposta di risoluzione a proposito del Covid-19, arrivata la scorsa settimana, quando il governo ha espresso favorevole sul testo, che proponeva una semplificazione della norma per facilitare l’accesso ai tamponi per i cittadini. Oltre a Paola Nugnes ed Elena Fattori e i membri del gruppo Maie-Italia23, raccolto intorno al senatore Ricardo Merlo, ha votato la fiducia anche Tommaso Cerno, ex Pd e fino a ieri al misto. Dopo essersi espresso negli ultimi mesi in maniera piuttosto critica rispetto al governo, ha annunciato nella giornata di ieri di aver ricevuto «garanzie culturali» dal discorso di Conte che avrebbero portato l’ex direttore de l’Espresso a riconsiderare la sua posizione sulla fiducia e a tornare addirittura nel Pd, anche se senza iscrizione o tessera.

A fine serata, Forza Italia si spacca: votano a favore della fiducia Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, storica collaboratrice e segreteria di Silvio Berlusconi, mentre è assente Vincenzo Carbone. Restano invece fuori dal conteggio della maggioranza i senatori Fi Anna Carmela Minuto e Barbara Masini, dati per tutto il pomeriggio in trattativa con i colleghi della maggioranza. Subito dopo la chiusura del voto il vicepresidente Antonio Tajani e la capogruppo Anna Maria Bernini li hanno dichiarati fuori dal partito. «I miei senatori sono stati straordinariamente compatto e coerente, sono orgogliosa di loro, ma chi ha votato per questo governo, è fuori da Forza Italia», ha detto Bernini ad Adnkronos. Votano no anche Mario Michele Giarrusso e Tiziana Drago, ex Movimento 5 stelle, anche loro avvicinati nella giornata di ieri dai colleghi giallorossi. Restano contrari anche i tre membri dell’Udc, che però nelle loro dichiarazioni durante la giornata non hanno chiuso del tutto al governo: potrebbero essere tra i prossimi che saranno raggiunti dalle proposte del governo. L’altro candidato è sicuramente Riccardo Nencini del Partito socialista, tra le altre cose detentore del simbolo che ha permesso la formazione del gruppo di Italia viva: contrariamente a quanto hanno fatto i suoi colleghi, che alla seconda chiama si sono astenuti, il senatore è rimasto assente alla votazione. Una presa di distanza che lascia campo al governo, con cui i commentatori sostengono Nencini abbia uno scambio ravvicinato da giorni.

Cambiamenti di gruppi parlamentari in Senato e Camera fra goerno Conte I, Conte II e oggi

Forza Italia Fratelli d'Italia Lega Misto Movimento 5 stelle Partito Democratico Per le Autonomie Forza Italia Fratelli d'Italia Italia viva Lega M5s Misto Pd Per le Autonomie Forza Italia Fratelli d'Italia Lega M5s Misto Pd Per le Autonomie
Forza Italia Fratelli d'Italia Lega Liberi e uguali Misto Movimento 5 stelle Partito democratico Forza Italia Fratelli d'Italia Italia viva Lega Liberi e uguali M5s Misto Pd Forza Italia Fratelli d'Italia Lega Liberi e uguali M5s Misto Pd

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