Per dire se il reddito di cittadinanza verrà riformato "è troppo presto", ma il concetto che c'è alla base del provvedimento "io lo condivido in pieno", ha detto il premier Mario Draghi. Sul reddito di cittadinanza si sta aprendo un dibattito che poco ha a che vedere con l’efficacia o meno della misura.

Questo provvedimento, pur con tutte le sue contraddizioni, è stato fondamentale, insieme al Rem (reddito di emergenza), nell’impedire che milioni di persone nella pandemia finissero in condizioni irreversibili di povertà assoluta.

Gran parte del dibattito invece, si sta svolgendo sul terreno delle tattiche, dei posizionamenti.

Un esempio di tale deriva è la risposta del senatore Matteo Renzi all’articolo di Chiara Saraceno, pubblicato su La Stampa il 2 agosto: Renzi usa il Reddito di cittadinanza come arma per spaccare l’alleanza tra Pd e M5s.

Quando Renzi scrive che il reddito di cittadinanza è una misura che non funziona e “lo dimostrano i numeri, inoppugnabili” dovrebbe citare questi numeri, come sono stati raccolti e da chi. E lo stesso dovrebbero fare coloro che sostengono la stessa tesi anche all’interno della stessa maggioranza di governo, non escluso alcuni settori del Partito democratico. Perché gli unici numeri che si conoscono per ora solo quelli riportati all’interno di rapporti di ricerca pubblicati nei mesi scorsi da istituti accreditati come l’Inps, l’Istat, l’Inapp e l’Ufficio Studi della Caritas, a cui si aggiungono molte altre ricerche accademiche, che mostrano che vi sono luci e ombre, che le cose sono più complesse della propaganda politica e che il riferimento alle “cronache giudiziarie dove sono sempre più numerosi i casi di criminali che ricevono il reddito” è puro fango gettato addosso a chi è povero dal momento che i casi di frode, prontamente individuati, sono una percentuale irrisoria.

Anche sulla scorta delle indicazioni che provengono da questi studi (oltre che dalle segnalazioni della associazione dei navigator e del terzo settore) il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha istituito una commissione, presieduta dalla stessa Chiara Saraceno, che sta lavorando a proposte ragionevoli di riforma del Reddito di cittadinanza che riguardano diversi aspetti della misura: dal miglior coordinamento tra gli attori in campo, alla maggiore inclusione delle famiglie immigrate, dei senza dimora e delle famiglie numerose (queste ultime penalizzate dalla scala di equivalenza utilizzata e dalla mancata considerazione della dimensione familiare nella valutazione del costo dell’affitto), dalla contraddizione tra natura familiare del trasferimento e responsabilità individuale (se un componente della famiglia per una qualche ragione rifiuta una offerta del lavoro è l’intera famiglia a decadere dal beneficio) fino al punto considerato più critico e cioè alla confusione tra sostegno non categoriale al reddito e politica attiva del lavoro e al tipo di servizi che occorre garantire a chi è in grado di partecipare al mercato del lavoro e chi no.

Riguardo al sostegno al reddito, ancora molto andrebbe fatto poiché l’Italia è tra i paesi europei meno efficaci nel ridurre i divari nei tassi di povertà prima e dopo i trasferimenti monetari.

Questi ultimi servono a mettere un po’ più in pari chi è troppo dispari per consentirgli di investire su di sé e sulla sua famiglia, perché possano stare un poco meglio e non soffrire più di quanto abbiano già fatto in vita.

Sul versante “lavoristico” del Reddito di cittadinanza sono state avanzate molte proposte allo scopo di evitare la cosiddetta trappola della povertà che comporta la possibilità che, in mancanza di alternative occupazionali valide, le persone preferiscano rimanere nel sistema di welfare.

Una di queste consiste ad esempio nel prevedere che in caso di lavoro stagionale solo una parte del reddito percepito entri nel calcolo della soglia di reddito richiesta per maturare il diritto al reddito di cittadinanza. Questi sono alcuni dei temi e delle revisioni in discussione.

Quali proposte avanza dal canto suo Renzi oltre a quella di incitare i poveri – tra i quali ricordiamolo ci sono anche molti bambini, persone non autosufficienti e chi se ne prende cura – a correre e mettersi in gioco scambiandoli evidentemente con atleti che devono partecipare ad una Olimpiade?  

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