L’anticipo del voto delle amministrative è una possibilità concreta, e sarebbe anche la preferita di palazzo Chigi. Perché il presidente del Consiglio, Mario Draghi, deve prendere atto che il paese è al punto dove non si doveva arrivare: i contagi risalgono e il prossimo autunno potrebbe in qualche modo assomigliare a quello scorso. Nonostante i vaccini, oppure perché l’immunità di gregge non è stata raggiunta. Ma per anticipare le comunali bisognerebbe innanzitutto smontare le resistenze di Matteo Salvini.

Ieri a Milano, da un banchetto in cui si raccoglievano le firme per i referendum sulla giustizia, si è spazientito: «Il voto è fissato per il 10 ottobre e quindi per noi si vota il 10 ottobre. Siamo al 15 luglio, lavoriamo per offrire vaccini a chi ne ha bisogno e per garantire il lavoro a chi ne ha bisogno». Parola d’ordine, neanche a dirlo, quella di sempre, minimizzare il virus. Ma il bollettino di ieri contiene un tasso di positività all’1,3 per cento (mercoledì era all’1) e 2.455 i nuovi casi di coronavirus contro i 2.153 del giorno prima. «Diminuiscono i morti e i ricoverati, aumentano i contagi. Attenzione sì, terrore no. Rispetto delle regole sì, allarmismo e chiusure no», avverte il leader della Lega.

Avverte chi? I colleghi della maggioranza, ma soprattutto il premier, con cui il leghista in teoria dimostra di avere grande armonia e condivisione di vedute. Ma la richiesta di anticipare le amministrative, accolta come una palla al balzo dal Pd, in realtà viene proprio da palazzo Chigi. Non ufficialmente, naturalmente. Anzi alla richiesta di chiarimento viene risposto che «è troppo presto per parlarne». In realtà presto non è. Per andare al voto entro la prima metà di settembre – il decreto del presidente del Consiglio che ha rinviato le elezioni lo scorso 4 marzo collocava il voto tra il 15 settembre e il 15 ottobre – bisogna mettere il turbo alle operazioni di raccolta delle firme per la presentazione delle liste nelle 1.345 città al voto. Ma il segretario Enrico Letta è d’accordo, «prima si vota meglio è per tutti», spiega a chi gli chiede chiarimenti. Fonti del Nazareno assicurano che «non si tratta di ragioni di convenienza di bottega, ma ragioni sanitarie». Per questo il Pd ha cominciato a diramare un messaggio ai territori chiedendo di accelerare.

Il sì degli uscenti

«Dobbiamo ragionare con l’idea che non siamo fuori dalla pandemia. Anche per questo io come tanti altri stiamo chiedendo di anticipare le elezioni, andare ad un ballottaggio il 25 ottobre è una decisione sbagliata». La posizione del sindaco di Milano Beppe Sala, uscente e di nuovo candidato del centrosinistra, è comprensibile. Il suo sfidante Luca Bernardo la pensa all’opposto: «Prima ancora che da candidato, parlo da medico che dal primo giorno combatte il Covid in corsia e per me la tutela della salute e della vita è sacra. Premesso questo, onestamente non comprendo le preoccupazioni espresse sull’anticipo del voto. La regione Lombardia ha attivato un calendario vaccinale per il raggiungimento della copertura di gregge. Ricordo inoltre che tra i primi vaccinati ci sono fragili, anziani e persone con patologie». Controreplica di Sala: «È la sua opinione. A me quello che interessa è quello che decide il governo e quello che dice il Comitato tecnico scientifico». Nel centrosinistra ci si attrezza. Il candidato di Torino Stefano Lo Russo ieri ha riunito la coalizione: «È evidente che il rischio pandemia è prioritario e che la prudenza e la responsabilità devono prevalere su qualsiasi altra valutazione».

Il ministro della Prudenza

Al ministero della salute si scrutano con altrettanta preoccupazione le curve. Roberto Speranza è sempre stato il più prudente della compagine governativa, quella attuale e quella precedente, e quindi è totalmente in linea con le perplessità di palazzo Chigi. Nei prossimi giorni si attendono le simulazioni dell’Istituto superiore di sanità. La variante Delta avanza. Ma una cosa si vede già a occhio nudo: la Spagna anticipa le tendenze dell’Italia, è il ragionamento nella sede di Lungotevere, di 3-5 settimane. Lì ora il 10 per cento dei vaccinati con doppia dose si è contagiato e i contagi viaggiano sui 25mila al giorno. Qui da noi l’approdo verso i 30mila non sembra lontano. Per i ballottaggi il 24-25 ottobre è troppo avanti. Nei prossimi giorni si riunirà la cabina di regia: «Prima bisogna decidere come combattere la terza ondata, poi si prendono le altre decisioni, non il contrario», viene spiegato. Bisognerà capire come valutare i vari «rubinetti»: il tasso di ospedalizzazione e l’uso dei green pass. Altra cosa su cui Salvini è scettico e rimanda a più avanti.

La decisione sulla data del voto spetta al Viminale, in teoria, ma non arriverà se le forze politiche non si mettono d’accordo. Salvini per ora non vuole neanche sentirne parlare. Ma nei prossimi giorni sarà informato, dati alla mano, del rischio che incombe sull’autunno, alla ripresa delle scuole. Alla sede del Pd non hanno dubbi che dovrà cedere: «Senza nuove misure di contenimento c’è rischio di dover fermare la campagna elettorale o addirittura di rinviare le elezioni». Non tutti gli alleati del Pd sono d’accordo. Stefano Fassina, deputato di Leu, parla di «offensiva» per anticipare il voto, fatto che «implicherebbe presentare le liste per comuni e municipi subito dopo Ferragosto. Sarebbe una sfida difficilissima per le organizzazioni meno strutturate». Ad agosto le città si svuotano e raccogliere firme è proibitivo. «A Roma ad esempio, tra municipi e comune, per ciascuna lista sono previsti 408 candidati e candidate. Meglio rinviare, se sarà necessario, piuttosto che comprimere gli spazi di democrazia. Poi questo allarme che significa? Che torniamo in lockdown?». Gli dà ragione il suo presidente Federico Fornaro, deputato tradizionalmente prudente: «Bisogna sentire il parere degli scienziati, la politica non può decidere senza sapere quello che dice il Cts. E paradossalmente quest’anno, a differenza dello scorso anno», le elezioni amministrative si svolsero il 20 settembre, «bisogna capire se all’apertura delle urne è meglio arrivarci prima, anticipando i contagi, o più avanti, con qualche milione di vaccinati in più».

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