Dopo una giornata in cui si è parlato molto di razzismo dopo l’omicidio di Civitanova Marche, anche oggi ripartono le discussioni sulle alleanze in vista del voto. 

La diretta

15.45 – Il nuovo partito di Luigi Di Maio si chiamerà Impegno civico. Lo ha detto il ministro degli Esteri durante il programma Mezz’ora in più.

Il ministro degli Esteri ha annunciato che chiederà ai leader dei partiti di sottoscrivere una lettera per sostenere il governo Draghi sulla battaglia al tetto massimo del prezzo del gas. 

Di Maio ha anche proposto una commissione d’inchiesta per indagare i possibili legami tra Mosca e i vertici dei mondi politici, economici e finanziari in Italia.


15.12 – «Possiamo almeno morire gratis?» Chiede ironicamente Matteo Renzi, ospite di Mezz’ora in più criticando la proposta di Enrico Letta di introdurre una tassa di successione per finanziare un bonus per i neodiciottenni.

Renzi continua a difendere l’idea del terzo polo. «Io non sto con Salvini e Meloni né con Fratoianni e Di Maio. Se gli schieramenti sono questi noi andremo da soli. Se al centro ci saranno anche altri a cominciare da Azione, Carlo Calenda ci sta pensando, noi lo rispetteremo. Altrimenti sarà un voto a un piccolo partito che però segnerà anche la prossima legislatura». Il segretario dem nelle ultime ore aveva ribadito che non ci sono veti sul nome di Renzi in coalizione.


14.50 – Giuseppe Conte attacca chi ha lasciato il Movimento. 

«Quando persone che hanno avuto tutto dal Movimento e sono arrivate dove sono grazie ai principi e alle regole del Movimento - diventando ministri, capigruppo, sottosegretari - decidono di rinnegare tutto questo, potrebbero agire quantomeno con discrezione. Ci risparmino i tentativi di nobilitare questi loro mutamenti di rotta. Ci risparmino le lacrime di coccodrillo, le giustificazioni ipocrite, le prediche farisaiche» scrive in uno status Facebook.

«Che vadano liberi, in pace, a cercarsi una nuova collocazione. Ma non ci rompano le scatole».


13.55 – «L’unico voto utile è al M5s, manteniamo gli impegni». Lo ha detto Giuseppe Conte in riunione con gli attivisti della Puglia. Il Movimento correrà da solo e sta cercando di posizionarsi come «terzo campo giusto» in uno scontro che rischia di polarizzarsi tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta. Conte continua a sostenere che il risultato dei Cinque stelle sarà «una sorpresa». 

«Abbiamo salvato un milione di cittadini dalla povertà, noi siamo quelli che hanno bloccato i licenziamenti in pandemia». 

Conte ha aggiunto che i valori del Movimento «non sono negoziabili». Un’ulteriore chiusura a una possibile ripresa del dialogo con il centrosinistra: ancora stamattina in un’intervista al Corriere della Sera Roberto Speranza, ministro della Salute e da sempre mediatore tra Pd e Movimento, raccomandava di «non dividere il campo» nella gara contro il centrodestra. 


12.18 – «Discutiamo di quello che volete, ma agli elettori di Azione non possiamo chiedere di votare Di Maio, Bonelli (anti ILVA, termovalorizzatori e rigassificatori) e Fratoianni (che ha votato 55 volte la sfiducia a Draghi) nei collegi uninominali» scrive Carlo Calenda su Twitter. Sembra un messaggio diretto al Pd, che dovrebbe candidare Luigi Di Maio e alcuni suoi fedelissimi come candidati di area. Calenda sta valutando se correre col Pd, dovrebbe decidere entro domani. 


12.06 – In mattinata si consuma lo scontro tra destre e centrosinistra sulla proposta di Enrico Letta di finanziarie una dote per i diciottenni con l’introduzione di una tassa di successione. «Siamo alle solite: la panacea di tutti i problemi economici dell’Italia è l’aumento delle tasse. Nel caso del Pd è spargere a pioggia un tesoretto su tutti i neo-18enni ghermendo dalla tassa di successione di chi ha investito per sostenere le proprie famiglie» dice Maurizio Lupi di Noi con l’Italia. 

Da sinistra invece Federico Fornaro critica la pace fiscale che continua a proporre Matteo Salvini. «Salvini la chiama pace fiscale, am se la proponi ogni due per tre in realtà finisci per premiare gli evasori. Per la destra la fedeltà fiscale pare essere una bestemmia nel regno del bengodi sovranista». 


11.00 – Matteo Renzi lancia il terzo polo. «La sinistra apre la campagna elettorale candidando Di Maio e parlando di tasse. La destra di Salvini e Meloni la conosciamo: sovranisti e populisti. C’è un mondo che chiede di votare altro. Noi ci siamo #TerzoPolo» scrive su Twitter. 

Con l’hashtag #cosaaspettiamo gli fanno seguito i parlamentari di Italia viva, che si rivolgono ai colleghi di Azione. 


10.35 – Nasce una nuova alleanza in vista delle elezioni: ItalExit di Gianluigi Paragone si unisce ai fuoriusciti dal Movimento 5 stelle di Alternativa. La mossa permetterà di evitare a Paragone di raccogliere le firme, perché Alternativa dispone già di un simbolo, quello della Lista del Popolo e della Costituzione di Antonio Ingroia. Il simbolo sarà quello di ItalExit, integrato con elementi di quello di Alternativa.

L’ex conduttore televisivo ha anche annunciato che col partito correrà Stefano Puzzer, capo dei portuali triestini protagonisti dell’opposizione No green pass. 


9.37 – Nel mosaico delle alleanze, la notizia de La Stampa che il Pd starebbe corteggiando Roberto Fico causa stupore in Carlo Calenda, che ha annunciato di voler decidere entro domani se allearsi o no con i dem. 


9.32 – Dopo gli addii in Forza Italia, intanto, Licia Ronzulli in un’intervista a Qn tira le somme di questo inizio di campagna elettorali. La pasionaria di Silvio Berlusconi nota per gli storici dissapori con Mariastella Gelmini accusa chi ha lasciato gli azzurri di aver tradito il mandato degli elettori facendo un «compromesso al ribasso» legato più «alla poltrona» che «ai valori». 

Ronzulli dice di «non riuscire a comprendere» la scelta di Gelmini e Mara Carfagna. «L’addio della Gelmini era nell’aria da mesi, non ci stupisce, ha sempre tentato capovolte utili esclusivamente ad atterrare sulla poltrona più comoda. Per Mara invece ho provato rammarico, stava facendo bene come ministro». 


9.28 – Netto anche il ministro per i Rapporti col parlamento Federico D’Incà che a Repubblica spiega che «in questo momento vedo molto complicato recuperare il rapporto che avevamo costruito in questi due anni, proprio perché tutto è stato messo in discussione senza un senso preciso e senza un punto di caduta da parte del M5s». Una rottura insanabile, insomma.

Conte avrebbe però avuto anche cattivi consiglieri nei giorni della crisi: «Ci sono stati momenti convulsi, di sicuro le persone che gli stavano vicino non gli hanno fatto capire le conseguenze che ci sarebbero state. C’è rispetto e lealtà tra noi, ma aver innescato questa crisi è stato un errore molto grave». 


9.24 – L’ex capogruppo alla Camera dei Cinque stelle Davide Crippa, che ieri ha lasciato il Movimento, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera che il più grande errore della gestione Conte è stato «disfare il progetto del campo largo riformista e progressista e la consegna della testa di Draghi alla destra». Crippa torna anche sulla regola dei due mandati, che il presidente del M5s Giuseppe Conte ha confermato venerdì. 

«Mi sento solo di dire che meriterebbe una riflessione rispetto alla necessità di qualsiasi formazione politica di dover formare una classe dirigente in grado di promuovere le istanze in modo efficace e di attuare un programma politico sapendo muovere i passi giusti, in un ambiente estremamente complicato di regole e molteplici equilibri, per non disperdere la forza che viene dal consenso degli elettori» dice. 


9.00 – Il presidente leghista del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha comunicato in un’intervista a La stampa di non aver ambizioni da ministro. «Non farò il ministro. Rimarrò in regione, se i cittadini mi rivoteranno nel 2023. Preferisco fare il presidente della mia Regione». 

Fedriga a posteriori si dice anche d’accordo con le decisioni della Lega nei giorni della crisi: «Lega e Forza Italia non potevano fare altro che dire “andiamo avanti, ma senza Cinque stelle”. Altree soluzioni sarebbero state pura anarchia e un danno per la reputazione di Draghi che ha capacità e autorevolezza enormi» dice. 

E aspetta a cantare vittoria sulle elezioni: «Penso che non ci sia nulla di scontato, anche se i sondaggi ci danno la vittoria a mani basse. Dobbiamo lavorare, dare la certezza agli elettori che abbiamo persone capaci di mettere in pratica le cose e abbiamo esempi dei governi nelle regioni e nei comuni». 

© Riproduzione riservata