Peggio di Cetto La Qualunque, quando nelle vesti del politico calabrese doveva scegliere il candidato ad un posto pubblico («Melo, terza media: direttore Asl»). Solo che ora non si tratta di dare qualche lavoretto all’amico dell’amico, ma di dare volto, testa e anima al futuro presidente della Giunta regionale calabrese. Al mitico governatore, per capirci. E qui il centrosinistra a guida Pd-Cinquestelle sta dando il peggio di sé.

Da settimane si “frullano” candidati. Non siamo neppure al toto-nomi, ma a una squallida riffa di paese. L’ultimo identikit tracciato è il seguente: donna, proveniente dalla società civile. Preferibilmente imprenditrice. Forse. Ed ecco spuntare il nome di Gloria Tenuta. È una bella signora sessantenne, cavaliere del lavoro, laurea alla Bocconi, testa e motore di Gias, un’impresa che produce verdure surgelate (anche a chilometro zero) esportati in Usa e Germania.

Non si sa se la dottoressa Tenuta sia stata contattata da qualcuno, né, nel caso, se sia o meno disponibile a tuffarsi in quel mare pieno di squali che è la politica calabra. Deve badare ai 50 milioni di fatturato annuo del suo gruppo, e ai suoi 300 dipendenti. Il «no grazie» è probabile. E allora, dicono sempre i padroni della riffa, donna per donna prendiamo una giornalista. Paola Militano, editrice e direttrice del Corriere della Calabria, il più accreditato quotidiano online della regione. Ma la Militano ha condito il suo no con un editoriale di fuoco. Titolo: «Ho detto no alla politica senza politica». Giudizio sul Pd: «Una politica allo sbando quella della nuova élite romana del Pd».

E allora se giornalista deve essere, ma sempre donna, attingiamo ai giornali nazionali. Il nome fatto girare è quello di Giovanna Vitale, sangue calabro e “firma” delle pagine politiche di Repubblica. Anche lei avrebbe detto no, continuando a fare il suo mestiere e occupandosi di elezioni calabresi. Quindi esaurite donne imprenditrici, giornaliste, e varie, rimane l’ultima spiaggia: una donna magistrato. Il nome che in queste ore corre spedito verso le fiamme del rogo è quello di Gabriella Reillo, magistrato presso la Corte di appello di Catanzaro. Moglie dell’ex deputato Italo Reale, la magistrata è stata spesso tirata in ballo come possibile candidato sindaco a Lamezia Terme, il suo nome non sarebbe sgradito al M5s. Infine, si affaccia (ma sempre con la timidezza di chi a mare bagna la punta dei piedi per tastare la temperatura) il nome della “sardina” Jasmine Cristallo. «Il toto-nomi, svilente, ha lambito anche me», ha confessato nei giorni scorsi.

Per quanto riguarda invece i candidati di sesso maschile, sono più i no certi e netti, rispetto ai sì. L’editore Florindo Rubbettino («vi avevo già detto no un anno fa»), Nuccio Ordine, filosofo e docente universitario, forte dei suoi studi su Giordano Bruno ha detto no, grazie, preferisco fare il professore. Rimane in corsa Maurizio Talarico, produttore di cravatte apprezzate in tutto il mondo. Era pronto già un anno fa, ora sarebbe prontissimo. Del resto anche Giuseppe Conte lo vuole. «Dobbiamo trovare un grande interprete per il progetto di risveglio culturale della Calabria», ha detto l’ex premier da Napoli. E dalla Calabria immediata è arrivata la doccia gelata dei parlamentari Enza Bruno Bossio e Antonello Viscomi, più alcuni consiglieri regionali: «Non riconosciamo a Conte il potere di decidere per conto della coalizione di centrosinistra e del primo partito della Calabria che è il Pd. Per l’importanza che riveste il voto in Calabria, è urgente ed opportuno un confronto tra il Partito democratico della Calabria con il segretario nazionale, unico interlocutore possibile». 

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