Nella società ancora spaventata dal covid, il fatto di non essersi vaccinati è considerato un «peccato capitale». Per questo dal comitato elettorale di Enrico Michetti arriva la richiesta di «perdono cattolico», con tanto di consultazione di «amici della Santa sede» – che non vengono citati per nome per «tutelarli» - i quali suggeriscono passi del Vangelo che giustificherebbero il perdono dal peccato del mancato vaccino. L’argomento peculiare ha riunito i tre movimenti che formano una delle liste a sostegno di Michetti: Rivoluzione animalista, Rinascimento di Sgarbi e Democrazia del popolo.

Alla vigilia della conferenza stampa girava voce che sarebbe stato presente anche un prete, pronto a dare simbolicamente il perdono ai non vaccinati. Poi il sacerdote avrebbe rinunciato all’ultimo momento, bloccato da «gerarchie ecclesiastiche». Non scoraggiati dall’assenza, i rappresentanti dei movimenti si sono comunque dati appuntamento per presentare la loro «richiesta di perdono cattolico» da dentro la sede del comitato elettorale di Michetti. 

Già questa è di per sè una notizia: il candidato di centrodestra, infatti, non ha mai inaugurato ufficialmente il comitato, che non è indicato in nessuna comunicazione ufficiale nè sul sito internet di Michetti, dove a due settimane dal voto non è stato pubblicato nemmeno il programma. Invece, il comitato fantasma esiste: si trova alla Montagnola, nella zona sud di Roma, ospitato dentro una sede di Fratelli d’Italia.

Il portavoce di Democrazia del popolo e direttore del periodico Paese Roma, Michelangelo Letizia è stato il più esplicito nel chiarire il senso dell’iniziativa che lui stesso definisce «spirituale»: «I non vaccinati si sentono esclusi dalla vita sociale e anche per questo sono indecisi sul voto alle amministrative. Per questo noi chiediamo e offriamo a loro il perdono cattolico, perchè si sentano riammessi alla vita civile». Poi ha declamato un passo del Vangelo secondo Marco fornitogli dall’amico sacerdote assente all’ultimo minuto. Il tutto rigorosamente senza mascherina, come a viso scoperto era anche il vicesegretario di Rinascimento, Dario Di Francesco che ha aggiunto: «Del resto ormai mancano solo i forni crematori per i non vaccinati». Dai non vaccinati agli animali, la capolista di Rivoluzione animalista Gabriella Caramanica ha confermato la sua adesione alla richiesta di «perdono cattolico», per poi dettagliare le condizioni di disagio dei cani «detenuti» nei due canili pubblici di Roma per «colpa dell’attuale amministrazione comunale».

E Michetti?

Dietro di loro campeggiava il poster con il sorriso smagliante di Michetti. Secondo chi era in sede, il candidato sindaco era nell’edificio ed era anche informato dell’iniziativa dei rappresentati di una delle sue liste. Tuttavia, avrebbe preferito non farsi vedere per non avallare con la sua presenza l’ammiccamento alle posizioni no vax. Da ambienti vicini al candidato, invece, filtra il contrario: Michetti non era al corrente di nulla e che non si trovava nemmeno in zona, perchè impegnato in una serie di appuntamenti fuori sede. 

Nessun consenso manifesto, dunque, ma nemmeno alcun dissenso esplicitato. «Michetti rimane alla finestra a vedere come va e se il tema funziona», commenta chi sostiene di avergli parlato dell’iniziativa. Tradotto: lo scetticismo rispetto ai vaccini serpeggia nella galassia di centrodestra, anche grazie ad alcune dichiarazioni di Matteo Salvini, e potrebbe fare presa. Oppure generare polemiche, da cui Michetti preferirebbe rimanere lontano. 

Anzi, la linea del candidato di centrodestra in testa nei sondaggi è proprio quella di essere il più possibile invisibile: campagna elettorale dal profilo basso, pochissime iniziative pubbliche e a traino della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Tutto senza alcun confronto con gli altri candidati, tanto che sia Virginia Raggi che Carlo Calenda lo attaccano da giorni nel tentativo di strappargli un incontro pubblico. Michetti, infatti, ha preso parte solamente al primo evento di due mesi fa Casa dell'Architettura, e in quell'occasione ha abbandonato il palco nel momento più concitato della discussione. Da allora, insieme agli altri candidati si è presentato solo a un'iniziativa organizzata dalla Cisl, ma anche in quel caso non ha parlato ed è andato via prima delle conclusioni, giustificandosi con impegni già presi. «Certo che ho il coraggio di confrontarmi, ma io purtroppo sono partito tardi nella campagna elettorale e ancora dobbiamo finire il giro di Roma», ha spiegato il candidato di centrodestra durante una trasmissione televisiva, aggiungendo serafico che «mi possono insultare ma io non rispondo mai alle provocazioni».

Questa volta, però, la provocazione arriva direttamente dai componenti di una delle sue liste e la polemica rischia di scoppiargli in casa, a due settimane dalla chiusura della campagna elettorale e con il tema del green pass e dei vaccini sempre all’ordine del giorno nazionale.

 

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