Un’operazione in pieno stile Elon Musk, al di fuori di ogni schema e in violazione di qualsiasi protocollo istituzionale, con il silenzio assenso del governo italiano: un visita-blitz a Roma in meno di 24 ore per parlare di affari e temi condivisi per conoscere i vertici dell'esecutivo. La missione è stata inizialmente secretata, nonostante gli incontri programmati con due figure di spicco come il vicepremier Antonio Tajani e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Non un evento di routine, insomma.

Sono passati vent’anni dall’ultima visita a Roma di un imprenditore di caratura internazionale, intenzionato a parlare con i vertici politici e istituzionali. Era Bill Gates, allora capo della Microsoft, che nel 2003 incontrò l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, recandosi in Senato per un incontro dopo essere stato ricevuto dal capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi.

Giovedì è toccato a Musk materializzarsi a Roma, ma in una maniera alquanto diversa rispetto a Gates, che aveva a suo tempo annunciato e pianificato la visita. Fu un evento mediatico e istituzionale pianificato nel dettaglio.

Arrivo in segreto

APN

La cronaca di giovedì racconta invece di Musk arrivato in incognito nella capitale. La notizia non doveva trapelare e così è stato fino a quando non è stato riconosciuto. A quel punto non era pensabile di mantenere il riserbo sul suo viaggio romano, anche perché aveva in agenda il doppio incontro a Palazzo Chigi: di mattino per parlare con il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e il pomeriggio alle 17, un’ora prima del consiglio dei ministri, per un faccia a faccia – durato oltre un’ora – direttamente con Giorgia Meloni.

Il focus del vertice con la premier è stato sui «rischi dell’intelligenza artificiale» e il «problema della denatalità», ha reso noto il governo rilanciando lo spin propagandistico di Meloni, con un focus «sull'interesse italiano». Il confronto con il ministro degli Esteri Tajani si era orientato su altre questioni: «Abbiamo parlato di automotive ed aerospazio, settori dove l'Italia dispone di manodopera e tecnologia all’avanguardia», ha scritto su Twitter.

«Siamo pronti a collaborare sulle sfide del nostro tempo come la cybersicurezza. Mi sono complimentato per i suoi successi imprenditoriale», ha aggiunto il ministro degli Esteri, lanciando l’esca all’interlocutore: «Gli ho detto che l’Italia è il miglior paese in Europa per investire, se fosse interessato a investire».

Un appello fatto proprio durante il tour europeo di Musk, in cui si sta confrontando con i vari leader. Si sa che è alla ricerca di una sede per una seconda gigafactory, lo stabilimento per la produzione delle Tesla, dopo quella aperta a Berlino.

Le indiscrezioni delle ultime settimane danno la Francia come paese favorito: nelle prossime ore l’imprenditore incontrerà il presidente francese, Emmanuel Macron. Il numero uno dell’Eliseo ha già dichiarato che farà di tutto per convincere il magnate a investire nel suo paese. Ed è difficile immaginare un inserimento last minute dell’Italia per beffare i cugini d’Oltralpe.

Affinità di destra

In ogni caso un primo incontro per uno scambio di idee c’è stato e Musk aveva intenzione di conoscere la nuova leadership italiana, a cui guarda con un certo interesse. Sulla collocazione politica c’è una certa affinità di pensiero: il fondatore di Tesla è diventato ormai da tempo un simbolo per la destra radicale statunitense, spesso accostato a Donald Trump per le posizioni politiche.

Su tutte spicca la passione per il free speech – anche al prezzo di favorire la propaganda estremista e i discorsi di odio – è un punto in comune con l’ex presidente degli Stati Uniti. E che è in parte vista di buon occhio anche dalla destra italiana. «Abbiamo parlato di libertà di informazione», ha spiegato Tajani, circoscrivendo il campo «ai paesi in cui è limitata». 

La cybersicurezza è stato un altro tema di confronto oggettivo da quanto si apprende in via informale, soprattutto per la crescente preoccupazione per il possibile aumento di attacchi hacker dalla Russia. Il posizionamento di Musk sulla guerra in Ucraina è del resto noto: sostiene l’esercito di Kiev e fin dal primo momento gli ha messo a disposizione le proprie tecnologie.

Proprio a inizio giugno, l’imprenditore ha ceduto al dipartimento della Difesa degli Usa l’uso della costellazione di satelliti, Starlink, per l’impiego sullo scacchiere bellico in Ucraina. E pure su questo aspetto c’è una comunanza di vedute totale con il governo Meloni.

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