L’Eni apre il conto in rubli chiesto da Vladimir Putin, lo comunica la società con una nota all’indomani del via libera non dichiarato della Commissione europea.

La procedura per l'apertura dei conti presso Gazprombank, uno in euro e uno in rubli, è stata avviata «senza accettazione di modifiche unilaterali dei contratti in essere», rende noto Eni, spiegando che «l'apertura dei conti avviene su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali della società, che prevedono il soddisfacimento dell'obbligo di pagare a fronte del versamento in euro». Questa riserva, specifica Eni, «accompagnerà anche l'esecuzione dei relativi pagamenti». Quindi Eni pagherà così come chiesto da Putin. L’Eni è il primo importatore europeo di metano dalla Russia e nel 2021 si è approvvigionato per 30 miliardi di metri cubi.

Il meccanismo

Eni, in vista delle imminenti scadenze di pagamento previste per i prossimi giorni, spiega, ha avviato in via cautelativa le procedure relative all’apertura presso Gazprombank dei due conti correnti denominati K, uno in euro ed uno in rubli, indicati da Gazprom Export secondo «una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta dalla Federazione Russa».

La decisione, ribadisce il Cane a sei zampe, è stata condivisa con le istituzioni italiane, ed «è stata presa nel rispetto dell’attuale quadro sanzionatorio internazionale».

L’interlocuzione con Gazprom

A Eni le autorità federali russe competenti hanno confermato che la fatturazione (effettivamente giunta a Eni nei giorni scorsi nella valuta contrattualmente corretta) e il relativo versamento da parte della compagnia continueranno a essere eseguiti in euro e che le attività operative di conversione della valuta da euro a rubli saranno svolte da loro entro 48 ore: «In caso di ritardi o impossibilità tecniche nel completare la conversione nei tempi previsti non ci saranno impatti sulle forniture».

Questa modalità, ribadisce Eni, non riscontra al momento nessun provvedimento normativo europeo che preveda divieti che incidano in maniera diretta sulla possibilità di eseguire le suddette operazioni. Non solo, Eni, «in linea con le indicazioni della Commissione Europea, ha già chiarito da tempo a Gazprom Export che l’adempimento degli obblighi contrattuali si intende completato con il trasferimento in euro, e rinnoverà il chiarimento all’atto di apertura dei conti K».

Per Eni ha vinto perciò il rischio «di inadempimento dei propri impegni di vendita con i clienti a valle in caso di interruzione delle forniture».

Se le risposte di Gazprom Export non saranno soddisfacenti, Eni «avvierà un arbitrato internazionale sulla base della legge svedese». E soprattutto garantisce che non violerà le sanzioni europee. Ma al momento i provvedimenti europei hanno evitato accuratamente Gazprombank.

La Commissione europea

La Commissione europea cerca di restare defilata sul tema. «Aprire un secondo conto in rubli presso Gazprombank da parte delle imprese europee violerebbe le sazioni?» è stato chiesto in maniera esplicita al portavoce della commissione Eric Mamer: «Non posso dare informazioni su casi specifici riguardo al riferimento specifico al regime di sanzioni», ha risposto, in modo sibillino.

«L’obiettivo dichiarato» delle linee guida, ha insistito il portavoce «è di spiegare quello che può essere fatto». Ora «le società possono aprire un conto specifico presso Gazprom e fare versamenti su questo conto, dichiarando che in questo modo il pagamento è completo». L’Europa non è nuova a «ricatti energetici» ha detto Mamer. Finora Vladimir Putin a giudicare dalle compagnie energetiche ha avuto la meglio.

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