Ha incontrato Giuseppe Conte al senato anche quando i suoi, i suoi senatori più seniores, alzavano le spalle con i cronisti come per dire che nessuno capiva la ragione per perdere tempo con una causa persa. Mentre le dichiarazioni di voto venivano sgranate come un rosario, lui era ancora al telefono con il presidente del M5s per tentare fino all’ultimo che si materializzasse il colpo di scena o, meglio, il miracolo.

Il miracolo non c’è stato. Enrico Letta è il leader del partito che nei fatti si è dimostrato più draghiano fino al penultimo miglio, quello che ha cercato fino all’ultimo di trovare una soluzione, una maggioranza, persino la vecchia maggioranza giallorossa. Ma è una grama consolazione per il segretario del Pd. In un colpo perde il governo, la legislatura e l’alleanza. Nessuno può accusarlo di non essersi battuto fino all’ultimo per salvare la baracca, ma il sospetto che inseguire i Cinque stelle fino al (loro) suicidio adesso circola come un venticello.

Una strada diversa

Solo alla fine, praticamente dopo il fischio di fine partita, Letta ha dovuto prendere atto che Draghi aveva scelto una strada diversa dalla sua, e parimenti senza uscita: quando, pochi secondi prima di chiedere la fiducia sulla risoluzione a firma unica di Pier Ferdinando Casini a nome di tutto quello che il segretario Pd chiamerebbe “campo largo”, il premier ha dato le ultime due stoccate ai Cinque stelle, sul reddito di cittadinanza e sul salario minimo; sperando che la destra cogliesse l’occasione di una fuoriuscita dalla maggioranza di M5s per convergere e di fatto far partire un nuovo governo. 

Letta, da quando è arrivato alla guida del Pd, ha vinto tutto quello che poteva: le suppletive, le amministrative, ha portato il Pd ad essere il primo partito d’Italia, spalla a spalla con Fratelli d’Italia. Ma ha vissuto lo smacco di una crisi di governo provocata da un alleato che così si è reso irrecuperabile all’alleanza per il voto. 

«Abbiamo preferito l’interesse generale, della nazione, a quello di parte. Il nostro lineare impegno a favore del governo Draghi è continuato per tutta la giornata, fino all’ultimo momento utile. Abbiamo fatto il possibile per convincere i partiti di maggioranza a pensare agli italiani e non a se stessi. Non ci siamo riusciti, ma la nostra linearità pagherà nel Paese», dice Letta a botta caldissima. Improvvisamente, la strada di Letta, fuori e dentro il Pd, è tutta salita. 

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