«Come prima, peggio di prima». Il segretario del Pd ha scritto al Corriere della sera, per lamentarsi dei colleghi di opposizione: «Tutti contro il Pd: Calenda, Conte e Renzi sono ancora in campagna elettorale». Nel mentre, accusa, «la destra ha vinto le elezioni e Giorgia Meloni governa l’Italia».

Letta prova a lanciare un appello per un’opposizione unitaria, alla luce dei primi provvedimenti del governo Meloni, dagli sbarchi selettivi dei migranti, al decreto rave («tentativi di compressione della libera espressione del dissenso») fino alle misure economiche. E coglie l’occasione per fare il punto sulla nuova segreteria.

Il segretario

Il Pd ha fissato le tapper per arrivare al congresso e all’elezione di un nuovo segretario. «È un partito». Un partito «che non è proprietà di nessuno se non dei suoi iscritti, militanti, elettori».

«Guardiamo al contesto – scrive ancora -: siamo oggetto di una quotidiana «opposizione all’opposizione» e questo «fa da sfondo al congresso e incide sul suo svolgimento nel racconto pubblico». Letta rivendica che il Pd è l’unico ad aver scelto la strada congressuale: «Noi abbiamo una vera democrazia interna, gli altri no». Nessuno, continua, «sa chi diverrà il nuovo segretario del Pd perché saranno aderenti, iscritti ed elettori a deciderlo. E sarà un congresso efficace proprio perché l’esito non è scontato e perché noi, e solo noi, abbiamo il coraggio e la forza di porci domande scomode fin qui inevase». Verrà riscritto “il Manifesto dei valori”. Da qui a Natale, eventi pubblici e una grande mobilitazione: «A dicembre porteremo in piazza gli italiani che chiedono una politica degna per dare protezione a cittadini, lavoratori e imprese dal carovita e dalle tante difficoltà di questo tempo tormentato».

Le difficoltà del Pd

«Per conto nostro – assicura - ci siamo mossi con spirito unitario chiedendo un coordinamento delle opposizioni. Un segnale di debolezza, per taluni. La conferma, a mio parere, della funzione di presidio delle istituzioni e dell’interesse generale che è parte dell’identità Pd».

Durante la campagna elettorale il segretario dei dem non ha lavorato a un’alleanza con il Movimento 5 stelle e la frattura permane in vista delle regionali in Lazio e Lombardia. Con Calenda, prima delle elezioni, Letta aveva fissato un accordo impossibile da mantenere nell’ipotesi di estendere l’alleanza ad altri soggetti. Infatti il leader di Azione, una volta che i dem hanno provato a creare un fronte unico più ampio, ha deciso di allontanarsi per andare ad unirsi a Italia viva e Matteo Renzi.

Per il segretario del Pd il suo partito è rimasto il bersaglio degli altri: «E non lo dico per le potenziali conseguenze sul Pd. Lo dico per le ripercussioni certe sull’Italia. Chi fosse Giorgia Meloni e che tipo di posizionamento avesse la sua coalizione era noto prima del voto. Noto a noi, quantomeno. L’esordio del governo ha surclassato ogni previsione».

Immediata la risposta di Calenda tramite tweet: «Piagnisteo».

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