Non solo riaperture, ma anche «ricostruzione» è questo che bisogna mettere al centro del dibattito politico secondo il segretario del Partito democratico Enrico Letta. «Dopo i quattordici mesi che abbiamo alla spalle, dopo il dolore e le vittime, dopo le perdite economiche e la paura di non farcela, non bastano più sostegni o ristori» scrive Letta tra le pagine del Corriere e aggiunge: «Si tratta ora di cominciare a scrivere, condividere e rendere operativo sui territori un grande Patto per la ricostruzione del paese».

Secondo l’ex presidente del Consiglio il modello da seguire è quello dell’accordo voluto da Ciampi nel 1993, portò all’uscita dalla crisi strutturale del 1992.

Un obiettivo che si può raggiungere «solo una tregua sulla ricostruzione tra le forze politiche che collaborano nel sostegno a Draghi» proprio per questo Salvini deve scegliere da che parte stare se al governo o all’opposizione scrive Letta.

C’è bisogno quindi di «un Patto per la Ricostruzione» che coinvolga tutte le parti sociali e territorio «può essere l’occasione per potenziare quel che sin qui è stato insufficiente, poco chiaro, farraginoso». Tra le priorità del patto, secondo segretario del Partito democratico, ci deve essere la creazione di lavoro, il blocco dei licenziamenti e le questioni di credito e capitalizzazione. «Contemporaneamente, il Patto deve concentrarsi su interventi selettivi per le Pmi, in particolare per la patrimonializzazione e l’adeguamento alle complesse transizioni digitali ed ecologiche» scrive. E infine, c’è bisogno di una riforma del fisco, della Pubblica amministrazione e degli ammortizzatori sociali. Tutte misure auspicate, così come gli interventi a favore dell’occupazione giovanile, ma mai «strutturalmente varate». Se non faremo tutto ciò rischiamo di perdere un’occasione irrepetibile conclude il segretario.

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