La sfida della città dei 15 minuti, la realizzazione del tanto discusso termovalorizzatore, la partita di Expo e i fondi del Pnrr. Il 2024 di Roma si sviluppa lungo direttrici che rappresentano un’occasione, ma rischiano di rimanere potenziali inevasi. La sfida del sindaco Roberto Gualtieri, che la settimana scorsa ha presentato il bilancio dell’anno passato e anticipato i piani per il prossimo, resta quella di cambiare in maniera durevole l’aspetto della città, anche in vista del Giubileo e – se andrà tutto come si spera dalle parti del Campidoglio – dell’Expo 2030.

Per il momento, ai cittadini appaiono più che altro cantieri, da quello della metro A al blocco di piazza Venezia, ma Gualtieri ha spiegato che si tratta del primo passo per fare il salto di qualità in termini di viabilità. Sullo sfondo rimane il suo obiettivo della città dei 15 minuti proposto in campagna elettorale: un traguardo di efficienza e sostenibilità che si inserisce anche nel piano di adeguamento climatico su cui Roma – come unica tra le grandi città italiane – sta lavorando per presentarlo pubblicamente tra qualche mese.

Tema dominante sarà anche la realizzazione del termovalorizzatore, per cui è stato appena pubblicato il bando di gara. L’ambizione è quella di risolvere il problema della raccolta dei rifiuti in città e magari abbassare anche la Tari, ma l’impianto non entrerà in funzione prima del 2026.

Con il rischio che, come è successo in Danimarca, il termovalorizzatore possa incentivare la tendenza dei cittadini a produrre più rifiuti indifferenziati. L’iniziativa rappresenta anche la pietra tombale su qualsiasi tipo di dialogo con il Movimento 5 stelle, e fornisce un alibi a chi tra i grillini tende a sottolineare più le differenze con i dem rispetto alle cose che hanno in comune. Sempre che, nei prossimi mesi, al di là del capitolo delle alleanze, il Pd di Elly Schlein trovi la sua strada definendo in maniera più precisa le proprie priorità dopo che le correnti hanno – almeno temporaneamente – accettato una tregua.

L’altra grande sfida per il comune è l’assegnazione di Expo 2030: si vota martedì prossimo, ma i grossi capitali sauditi che spalleggiano Riad sembrano aver messo un’ipoteca pesante sulla gara. Parallelamente si è aperta la corsa per l’assegnazione della sede dell’autorità europea dell’antiriciclaggio, per cui Roma è già candidata. Resta sul tavolo anche la questione Pnrr: la rinegoziazione del piano firmata dal governo è costata parecchio a Roma, tra l’altro 180 milioni di euro destinati alla riqualificazione delle periferie.

La trattativa sui fondi europei è stata lunga e rischia di non essere l’ultima che ha conseguenze negative sull’Italia: il rischio, per il governo italiano, è di ritrovarsi isolato in Europa, mentre Parigi e Berlino trovano l’accordo tra di loro per modificare il Patto di stabilità che l’Europa deve rinegoziare.

Resta da vedere se l’esecutivo si stia giocando le proprie carte al meglio: nel frattempo, ha messo in congelatore quella che doveva essere la terza gamba delle riforme costituzionali, cioè il progetto di Roma capitale. Il testo, su cui puntava soprattutto Fratelli d’Italia, dopo un iniziale slancio entusiasta del governo è rimasto lettera morta.

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