Il caso Facci fa il salto di qualità e finisce sul tavolo del Consiglio d’amministrazione della Rai. La riunione di stamattina deciderà del destino de I facci del giorno, la striscia pomeridiana che la Rai meloniana aveva in mente per l’editorialista di Libero.

Ma le parole che Filippo Facci ha usato nel suo editoriale domenicale a proposito della presunta vittima dello stupro che sarebbe stato commesso da Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato, mettono a rischio il suo approdo a Saxa Rubra. Un brutto colpo per il giornalista in quota Meloni, che per guadagnarsi la benedizione della premier (e del futuro direttore generale Giampaolo Rossi, longa manus di Meloni a viale Mazzini) si era anche accreditato con un intervento sul palco di Fratelli d’Italia durante la convention milanese di un anno fa. Nel dubbio, interpellato da Repubblica, Facci si è difeso spiegando di essere «il pretesto per cannoneggiare il governo».

Ora il suo destino è appeso alle decisioni del cda e del Consiglio di disciplina territoriale dell’ordine dei giornalisti lombardo, che ieri ha deciso di aprire un’istruttoria sul caso per valutare se le espressioni usate «violino i nostri obblighi deontologici e se siano rispettose della persona». L’editorialista ha dovuto fare i conti anche con un “ammonimento” per stalking deciso nei giorni scorsi dalla questura di Milano, un provvedimento che ha lo scopo di evitare danni più gravi, ma che Facci ha definitivo un «atto dovuto» dopo uno scambio di mail con l’ex moglie che «non le sono piaciute».

Ma, tornando alla Rai, la trasmissione del giornalista rischia di non andare mai in onda. La ragione è nell’inedita unità delle opposizioni, che insieme al consigliere in quota dipendenti Riccardo Laganà, possono mettere in difficoltà la maggioranza.

Il confronto in cda

Laganà ha alzato il livello dello scontro inviando una lettera a consiglio d’amministrazione, amministratore delegato e direttore generale in cui si chiede di annullare l’incarico di Facci, già citato nelle brochure che illustrano il nuovo palinsesto autunnale e durante la presentazione di venerdì scorso. «Un appuntamento quotidiano per affrontare in modo dissacrante e ironico i punti salienti del momento. Una cavalcata di pochi minuti per offrire spunti di lettura, anche eretici, spaziando tra cronaca, costume, cultura, società e politica» è la descrizione del programma anticipata da viale Mazzini.

Ma secondo Laganà e Francesca Bria, la consigliera di area Pd che ha sottoscritto il documento, non è quello di Facci il «taglio ironico» più adatto al servizio pubblico. «Avverto il dovere di ricordare che il cda Rai ha dato mandato forte di promuovere parità di genere e la figura femminile evitando stereotipi di genere come previsto dal vigente contratto di servizio. Se gli impegni presi hanno un significato e l’azienda ha ancora un patrimonio di valori etici da tutelare e salvaguardare, confido che con la massima sollecitudine i vertici comunichino la propria presa di distanza» dalle dichiarazioni di Facci, si legge nella lettera. Laganà continua chiedendo di recedere «dal contratto o interrompendo le trattative in corso per giusta causa». Cioè per il tenore delle dichiarazioni, «incompatibili con i valori etici e la mission del servizio pubblico».

In cda l’attesa è tutta per le valutazioni dell’ad Roberto Sergio, in base alle quali poi i consiglieri decideranno che fare. Quel che è certo sono però le posizioni dei tre consiglieri a favore dell’esclusione di Facci: Bria, Laganà e Alessandro Di Majo, di area M5s. Cruciale sarà anche il posizionamento della presidente Marinella Soldi, che in passato si è spesso battuta per la parità di genere nel servizio pubblico e sul caso specifico si è limitata a una dichiarazione breve, ma significativa: «I commenti sono inaccettabili e l’azienda valuterà».

Un’eventuale decisione del cda ha ricadute anche sulla settimana in commissione Rai, dove Pd e Avs hanno già presentato due interrogazioni sul caso. Intanto, la presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia del M5s, ha chiesto «una presa di posizione seria e rigorosa da parte dell’azienda». In attesa dell’esito della riunione di stamattina, il Pd si rivolge alla dirigenza Rai per domandare se «ritenga ancora opportuno affidare una trasmissione al giornalista in questione, il cui comportamento è in aperta violazione e negazione delle responsabilità e dei compiti propri del servizio pubblico» e «come ritenga di doversi attivare per interrompere ogni forma di eventuale contratto e collaborazione». Sulla stessa falsariga il testo di Angelo Bonelli dei Verdi, che chiede se «l’azienda Rai non reputi doveroso non confermare al giornalista la prevista conduzione del programma quotidiano».

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