Destra o sinistra, a me Pio e Amedeo fanno ridere. Certo non sono eleganti come Checco Zalone che, per ballare con una vecchia, sceglie la divina Helen Miller e la sfotte su sfondo salentino nel ruolo erotico della “vacinada”.

Nei video delle sue canzoni Checco dà il meglio di sé. Era accaduto con “Immigrato”, con la bravissima Emanuela Fanelli, e con “Arriverà l’immunità di gregge”, coinvolgendo Virginia Raffaele che gliela darà. Zalone non solo coinvolge le partner migliori, ma continua a prendere in giro tutti: razzisti e perbenisti, militanti e benpensanti. Grande satira che colpisce la compilation dei luoghi comuni su migranti, vecchie e vaccini.

Brutali sui tabù

Pio e Amedeo, pugliesi pure loro, invece mi fanno ridere perché sono brutali quando lavorano sui temi tabuizzati: sesso, morte, religione, razzismo.

Censurano, peccato, la sacra corona, la cocaina e padre Pio. Perché la brutalità, la scorrettezza, la ferocia, l’ineleganza sono tra le armi migliori del discorso comico, indispensabili alla satira. Il matrimonio pugliese con Tommaso Paradiso ridotto dietro la pianola a cantante neomelodico, il pezzo sulla madre morta e bastarda di Amedeo, l’intervista che prende in giro assieme il gentile conduttore Fabio Fazio e il principe coglione Emanuele Filiberto, il pezzo sulle tasse evase da Tiziano Ferro, Berlusconi e Gino Paoli sono davvero sketch di ottima fattura secondo uno schema che parte dal qualunquismo e dal populismo più vieti e nel finale ne rovescia il senso.

Sullo spiegone, lungo come quelli di Marco Damilano, sulle parole proibite che ha fatto infuriare la bolla dei social, ho riso meno. Hanno spiegato, appunto. Parlando di intenzione, significato e significante neanche fossero Jacques Lacan e Roman Jakobson. Appunto: è un problema tecnico, di pragmatica della comunicazione.

Certo le parole hanno un senso, ma tale senso è sensibile e muta secondo i contesti. Se dico: “Ciao vecchio frocio” a un mio amico gay, autorevole accademico e importante scrittore, può essere un gesto amichevole e persino affettuoso come un “ciao stronzo” a un amico. Diverso è il caso se lo dico a uno studente o un ragazzo indifeso.

Populista comunicativo

Quanto a Fedez di sinistra non saprei. Oltre che un rapper e un uomo intelligente, è un influencer: e quindi un populista comunicativo di nuova generazione. Sono abbastanza anziano per ricordare Achille Occhetto ridere in faccia a Berlusconi, chiosando: ma questo non è un politico.

Come ricordo Piero Fassino dire di Grillo, faccia un partito che poi vediamo. Il populismo comunicativo di Fedez mi pare mixi un po’ Grillo a un certo Berlusconi. Solo che i followers suoi e quelli di sua moglie sono molti di più degli spettatori degli spettacoli di Grillo e di quelli delle tv berlusconiane. Forse più dei voti di destra e sinistra messe assieme.

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