«Senza giri di parole: è inaccettabile». Libera non usa mezzi termini per commentare la decisione del governo, come rivelato da Domani, di dirottare 43 milioni di euro dal fondo per le vittime di usura ed estorsione mafiosa all’organizzazione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.

Il passaggio dei fondi, previsto all’articolo 16 del decreto legge Sport pubblicato in Gazzetta ufficiale il 1° luglio, viene bollato dall’associazione come una scelta «fuori da ogni logica, se non quella del mero calcolo politico». Una manovra che, secondo Libera, mina alla radice il senso stesso del fondo, che esiste per proteggere chi ha il coraggio di denunciare i clan.

La denuncia: “Così si depotenzia il contrasto a usura e racket”

Libera, tra le promotrici della campagna Open Olympics 2026 per la trasparenza sull’organizzazione dell’evento, attacca duramente la norma inserita nel decreto: anche se lo spostamento dei fondi è previsto dalla legge, sottolinea l’associazione, la loro destinazione dovrebbe comunque restare coerente con gli obiettivi originari. «Se oggi sempre meno si denuncia, spiega Libera, non significa che usura ed estorsione siano scomparse, anzi: sono fenomeni sempre più pervasivi, con caratteristiche preoccupanti».

L’accusa è chiara: finanziare l’apparato di sicurezza dei Giochi con le risorse previste per chi si ribella ai clan equivale a voltare le spalle a chi rischia in prima persona. Il fondo istituito nel 2011 presso il Viminale è pensato per offrire sostegno a imprenditori e cittadini che subiscono danni (patrimoniali e non) a causa di reati mafiosi o estorsivi. Ma quei soldi, secondo l’articolo 16 del decreto Sport, saranno ora utilizzati per coprire i costi di ordine pubblico, antiterrorismo, soccorso e logistica delle forze armate durante le Olimpiadi.

Una scelta che riduce la trasparenza

Libera sottolinea anche un’altra criticità: il ruolo della Fondazione Milano Cortina 2026, l’organismo incaricato di organizzare l’evento, che ha natura privatistica. «Proprio per questa struttura, scrive l’associazione, non è possibile conoscere nel dettaglio come si stia spendendo e organizzando l’evento. Resta evidente come sia difficile ottenere dati, ma sia possibile dirottare risorse pubbliche senza offrire troppe giustificazioni».

È proprio l’assenza di trasparenza, insieme alla forzatura politica, a preoccupare chi da anni si batte per una cultura della legalità. Libera chiede che le risorse per eventi internazionali come Milano-Cortina vengano stanziate con chiarezza e coerenza nella legge di bilancio fin dall’inizio, senza intaccare strumenti fondamentali per la tutela delle vittime della criminalità organizzata.

L’associazione denuncia con nettezza: «Non possiamo accettare che un fondo nato per proteggere chi si ribella a racket e usura finisca per finanziare i servizi di ordine pubblico di un grande evento sportivo». In un contesto in cui l’usura è tornata a crescere, complice l’isolamento sociale e le difficoltà economiche, depotenziare gli strumenti di supporto è un segnale grave.

Una battaglia per la trasparenza e la coerenza

«Continueremo a vigilare con fermezza», conclude Libera, richiamando le altre associazioni, le realtà civiche e i territori a unirsi in una battaglia per la trasparenza e il rispetto della destinazione dei fondi pubblici. La campagna Open Olympics 2026, già attiva da mesi, punta a fare luce su tutte le criticità di un evento che, a dispetto degli annunci, ha già sforato i budget iniziali e coinvolge sponsor legati all’industria fossile e bellica.

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