L'inchiesta sui fondi russi alla Lega non si ferma. La procura di Milano ha chiesto, infatti, un'ulteriore proroga di indagini al gip Alessandra Clemente – la terza, che scadrà a dicembre – per Gianluca Savoini, Gianluca Meranda e Francesco Vannucci, tre protagonisti dell'incontro all'Hotel Metropol di Mosca del 18 ottobre 2018 dove si sarebbe discusso di un affare internazionale legato al gasolio raffinato in Russia con il quale finanziare anche il Carroccio con una cifra indicata in 65 milioni di dollari.

In quell'incontro, del quale si è avuta notizia grazie a un'inchiesta de L'Espresso e che era poi stato confermato da un famoso audio pubblicato dal sito americano Buzzfeed, erano presenti anche tre uomini russi. Due di questi, secondo il sito Usa, sarebbero stati Andrey Yuryevich Kharchenko e Ilya Andreevich Yakunin: hanno legami con il demagogo di estrema destra Aleksandr Dugin e con Vladimir Pligin, politico vicino a Vladimir Putin. Del terzo non vi è un'identità. 

Dalla richiesta di proroga delle indagini, da quanto apprende Domani, non emergono novità sostanziali. Le persone iscritte nel registro degli indagati restano quelle di cui si aveva notizia: Savoini, il presidente dell'Associazione Lombardia Russia ed ex portavoce di Salvini, l'avvocato Meranda, che era legato alla boutique d'affari londinese Euro IB, la quale ha sede anche a Roma, e l'ex bancario Vannucci. Nessun altro risulta quindi indagato al momento, a partire dai due russi che sarebbero stati identificati. Il reato ipotizzato resta sempre lo stesso: corruzione internazionale, e a questo non si è aggiunta nessun'altra ipotesi delittuosa.

Dalle informazioni emerse non è chiaro, quindi, che direzione abbia preso quest'inchiesta della quale è noto solamente un interrogatorio alla giornalista dell'agenzia di stampa Tass Irina Alexandrova, interrogata dai pm milanesi nel gennaio 2020 mentre transitava in Italia. La Alexandrova era presente a un summit organizzato il giorno prima del Metropol nel quale erano presenti Matteo Salvini e il vice premier russo Dimitry Kozak. Una riunione che, per gli inquirenti, potrebbe essere legata a quanto si sarebbe contrattato il giorno dopo tra i sei nel famoso albergo moscovita alla luce dei legami – ideologici e politici - tra il leader italiano e l’enturage di Putin.

Lo schema della trattativa dalla quale sarebbero emersi i 65 milioni di dollari è emerso dai depositi della procura al tribunale del Riesame, dove gli indagati avevano fatto ricorso per il sequestro dei cellulari e quant'altro poteva servire alla procura. Il piano prevedeva che il gasolio venisse venduto da Gazprom a Eni con uno sconto minimo del 4 per cento sul prezzo Platts, il principale riferimento del settore. A quel 4 per cento di sconto, che sarebbe stato il finanziamento per la Lega, si sarebbe aggiunto un 2 per cento da retrocedere ai pubblici ufficiali russi che avevano avallato l'affare e la cui presenza è il presupposto d'indagine per la corruzione internazionale, secondo il nostro codice penale.

L'audio pubblicato da Buzzfeed, al centro di questo caso, è stato anche oggetto di una pronuncia della Cassazione. I giudici hanno confermato che è utilizzabile come indizio di reato a fini investigativi, ma l'incertezza sulle sue modalità di acquisizione (finché permane) lo rende inutilizzabile in un eventuale processo, anche se la sua autenticità e integrità è stata confermata dai rilievi scientifici. Una questione che sarà centrale per i pm milanesi che continueranno ad occuparsi del caso, ovvero Cecilia Vassena e Giovanni Polizzi, i nuovi cointestatari del fascicolo del dipartimento guidato da Fabio De Pasquale, che hanno raccolto il testimone da Gaetano Ruta e Sergio Spadaro (anche Donata Costa era stata cointestataria in origine), in procinto di entrare nella procura europea (Eppo).

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