L’Istituto superiore di sanità ha segnalato per ben 54 volte alla Lombardia che c’erano errori nei suoi dati sul Covid-19. Lo ha scritto nero su bianco su un comunicato rispondendo a tono al governatore della Lombardia Attilio Fontana e specificando che nell’ultima rettifica la Lombardia ha modificato i dati di migliaia di casi di coronavirus, dunque, non è vero, come sostiene il governatore, che la regione non avrebbe operato rettifiche.

La zona arancione

La Lombardia nelle scorse settimane ha contestato il ministero della Salute per essere stata inserita in zona rossa. Secondo Fontana si è trattato di un errore nei dati. Dopo aver fatto ricorso al Tar e aver chiesto attraverso la neo assessora al Welfare Letizia Moratti di congelare la procedura, una volta approvata la rettifica, il presidente della regione questa mattina ha attaccato l’Iss perché gli ha chiesto di prendersi la responsabilità di aver fatto cambiare classificazione di rischio alla regione. Dopo la richiesta di integrazione dati partita dall'Iss, ha detto Fontana, «abbiamo chiesto di verificare l'Rt Sintomi del report 35 ma ci è stato detto di dichiarare che tale richiesta doveva essere considerata una rettifica del nostro flusso: nel caso in cui non avessimo consentito di ammettere una rettifica del dati, l'Iss ci ha comunicato che non avrebbe formalizzato il nostro valore permettendoci di entrare in zona arancione, e questo mi sembra abbastanza grave», ha proseguito. «I nostri dati – ha aggiunto il governatore – sono sempre stati coerenti con i flussi provenienti dai sistemi informativi delle Ats, mantenendo anche le eventuali incompletezze senza interventi forzati da parte di Regione. I nostri tecnici non hanno mai inserito in modo artificioso dati: a noi interessa una valorizzazione realistica della pandemia, non forzare una lettura semplificatrice», ha concluso Fontana.

La versione dell’Iss

L’Iss ha ribattutto punto per punto. Le regioni, ha ricordato, hanno completa autonomia nel caricamento di aggiornamenti e rettifiche senza alcun intervento o richiesta verso l'Iss che, laddove ne abbia evidenza o sospetto, può segnalare errori, incompletezze o incongruenze. «Dal mese di maggio 2020 l'Iss ha inviato 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze alla Regione Lombardia, l'ultima delle quali in data 7 gennaio».

La percentuale di casi incompleti per la sintomatologia (assenza di informazioni nel campo "stato clinico") è pari al 50,3 per cento a fronte del 2,5 per cento del resto d'Italia nel periodo 13 dicembre 2020-13 gennaio 2021. «Alla luce del quadro descritto - si legge nella nota dell'Iss - si precisa che gli ultimi inserimenti da parte della Regione Lombardia risalgono alle ore 10.58 e alle ore 14.51 del 20 gennaio 2021 con una rettifica dei dati pregressi presenti alla data 13 gennaio 2021: eliminando la segnalazione di una data inizio sintomi in 4.875 casi segnalati; diminuendo di 17.654 casi quelli classificati in precedenza come sintomatici; aumentando di 12.779 casi quelli classificati come asintomatici».

La replica di Fontana non si è fatto attendere: «Uscite a orologeria con un solo obiettivo: colpire la Lombardia. Non solo dal governo, ma ora anche da quello che dovrebbe essere un organo terzo come l'Istituto Superiore di Sanità e che invece veste sempre più i panni di una parte politica». Quindi ha concluso: «Aspettiamo fiduciosi il giudizio del Tar del Lazio per dimostrare che abbiamo ragione noi»

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