«Se sei d’accordo, se credi anche tu che sia necessario aiutare questi miei coetanei, il 25 settembre devi andare a votare e devi votare Forza Italia», diceva Silvio Berlusconi a fine agosto, durante una delle sue videopillole quotidiane di campagna elettorale. E, davvero, il fondatore di Forza Italia non ha lasciato indietro i suoi «coetanei», proponendo nei primi mesi di legislatura una serie di iniziative per semplificare la vita agli anziani.

Una linea che non è nuova per gli azzurri, che negli anni hanno visto uno spostamento sempre più spinto del loro elettorato verso la terza età. Non è un caso che i seniores forzisti siano tra i circoli più rilevanti del partito: non si risparmiano quando si tratta di sostenere il capo, come durante l’ultima elezione del presidente della Repubblica, quando hanno acquistato una pagina sul Giornale per elencare tutte le qualità che avrebbero fatto di Berlusconi un ottimo capo dello stato.

Tra queste: «essere generoso» ed essere «padre di cinque figli e nonno di quindici nipoti». Ma oggi, grazie a una costellazione inedita che coinvolge anche il Pnrr, il fascino della terza età sta conquistando anche i partner di maggioranza, grazie alla disponibilità dei fondi in stabile crescita.

Il patto per la terza età

Ultima in ordine di tempo è l’approvazione della legge delega al governo in materia di politiche in favore delle persone anziane, rinominato prontamente dalla maggioranza “patto per la terza età” e celebrato anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Pone le basi per una riforma strutturale delle politiche in favore degli anziani e contro la loro marginalizzazione e solitudine», ha scritto la premier in un comunicato. «Gli anziani rappresentano il cuore stesso della società e prendersi cura di loro significa avere cura di tutti noi».

Eppure, all’inizio della trattazione, nonostante le calorose parole sul benessere degli anziani, il testo non era esattamente in cima alle priorità della maggioranza.Le cose sono cambiate con l’arrivo del disegno in commissione Affari sociali del Senato, dove, in una circostanza decisamente rara nella prassi parlamentare, il presidente Francesco Zaffini si è sobbarcato anche l’incarico di relatore.

L’esame, che è durato circa un mese, ha subìto un salto di qualità quando si è diffusa la consapevolezza che il provvedimento era uno di quelli previsti dal Pnrr e, in quanto tale, anche dotato di fondi appositi.A quel punto, gli emendamenti al testo hanno acquisito un’importanza del tutto diversa: di conseguenza, ne sono cominciati arrivare a decine soltanto dalla maggioranza.

Effettivamente, la legge delega approvata prevede il riordino e l’erogazione di cifre tutt’altro che irrilevanti. Nello specifico, i provvedimenti (piuttosto vaghi, visto che prevedono per esempio di «riordinare, semplificare, coordinare e rendere più efficaci le attività di assistenza sociale») sono finanziati con diversi fondi già esistenti, come quello per le non autosufficienze o quello per le politiche sociali.

Solo i tesoretti già previsti ammontano a circa due miliardi di euro annui da riorganizzare, ma i soldi veri sono quelli previsti dal Pnrr. Nel complesso, le risorse messe a disposizione nell’ambito di diversi programmi ammontano a quasi 9 miliardi (anche se non tutti sono destinati specificamente alle persone anziane).

Insomma, in tempi di Pnrr le politiche per gli anziani non sono un tema residuale, sia in termini di voti sia di soldi da spendere, e Berlusconi lo sa bene. Un sondaggio Ixè ha rilevato che Forza Italia alle ultime elezioni ha raggiunto il suo risultato migliore tra gli over 65, fascia d’età in cui ha raggiunto 10,5 per cento, due, a tratti tre punti percentuali più di quanto il partito ha preso nelle altre fasce d’età.

Gli anziani hanno preferito Forza Italia alla Lega, che si è fermata al 7,8 per cento, il secondo valore più basso nelle diverse fasce d’età. Anche Fratelli d’Italia, pur secondo partito più votato dalla terza età dopo il Pd, ha raccolto consensi più bassi che nell’elettorato più giovane.

Le altre leggi

Un risultato pesante, che ha subito avuto ripercussioni sulla formazione del governo. In quell’occasione, per assicurare all’allora protetta Licia Ronzulli un incarico ministeriale, Berlusconi aveva ipotizzato la creazione di un’inedita delega agli anziani, che avrebbe potuto assegnare alla senatrice che Meloni non ha voluto accettare alla Sanità. Non se n’è fatto niente, ma l’ex premier e i suoi non hanno smesso di lavorare per il loro elettorato di riferimento.

Berlusconi non ha voluto deludere i suoi elettori, e l’ha dimostrato alla prima occasione utile, la legge di Bilancio, quando una delle priorità di Forza Italia era proprio quella di alzare le pensioni minime.

Gli azzurri, che in quel periodo non perdevano occasione per ricordare che l’ultimo adeguamento risaliva a vent’anni fa ed era stato promosso anch’esso dall’ex premier, alla fine hanno ottenuto un aumento. Ma, solo pochi mesi dopo, i forzisti hanno voluto rilanciare: «L’aumento delle pensioni minime a mille euro si farà. Lo abbiamo promesso e lo faremo, non dimentichiamo mai gli impegni che abbiamo assunto con gli elettori», diceva Berlusconi a fine gennaio.

Mancano per il momento notizie per quanto riguarda le altre promesse elettorali di Forza Italia. Nelle videopillole prometteva di voler «assicurare anche a chi non è abbiente una buona qualità della vita, cure gratuite per chi non può permettersi di pagare il dentista» e di «dimezzare le liste d’attesa degli esami e degli interventi sanitari».

Dentiere gratis

Sono cavalli di battaglia ricorrenti: già alle europee del 2014 le dentiere gratis erano un punto fermo del programma di Berlusconi, insieme all’operazione alla cataratta a carico dello stato così come il cinema al pomeriggio e il veterinario una volta al mese.

Intanto però, mentre i partner di maggioranza si sono concentrati sulla presentazione di iniziative di legge dedicate soprattutto alla sorveglianza video nelle Rsa, l’altra proposta di legge su cui Forza Italia ha puntato forte è quella del garante per gli anziani, depositata a fine febbraio, che porta come seconda firma quella di Ronzulli e come terza nientemeno che quella di Berlusconi stesso.

Il testo, già presentato nell’ultima legislatura, è stato assegnato sempre alla commissione Affari sociali del Senato, ma per il momento non è noto se e quando sarà calendarizzata. Se il presidente di commissione meloniano Zaffini dovesse decidere di rallentare l’esame o non trattare proprio l’argomento, sarebbe un brutto colpo per Forza Italia ma ancora di più per Ronzulli, che, in difficoltà nello scontro interno al partito con la compagna di Berlusconi Marta Fascina, alleata della figlia Marina, prova a tenersi stretto uno dei temi più importanti per il capo.

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