«La questione» dello scioglimento di Forza nuova «è all’attenzione del governo e dei magistrati. Ci sono delle indagini in corso. Stiamo riflettendo». Ha risposto così il premier, Mario Draghi, al termine della conferenza stampa sul G20 straordinario sull’Afghanistan. Già il giorno prima, incontrando il segretario della Cgil, Maurizio Landini, aveva promesso che si sarebbe confrontato sul tema con l’esecutivo.

La prerogativa dovrebbe essere l’urgenza, per un argomento su cui si esprimeranno sia il parlamento, sia in modo indiretto la procura, che al momento ha in corso un’indagine e ha sequestrato il sito del partito neofascista. Dopo l’assalto alla Cgil di sabato, risultano indagati Giuseppe Provenzale, Luca Castellini, Davide Cirillo e Stefano Saija, firmatari del comunicato «Altro che Forza nuova. Il popolo ha alzato il livello dello scontro e non si fermerà». Per gli inquirenti hanno incitato alla violenza con l’aggravante dell’utilizzo dei mezzi informatici.

Per le violenze sono stati arrestati i leader di Forza nuova, Roberto Fiore e Giuliano Castellino, l’ex Nar (i Nuclei armati rivoluzionari, attivi tra il 1977 e il 1981) Luigi Aronica, Biagio Passaro del gruppo “Ioapro” e Pamela Testa, militante di Fn e organizzatrice della manifestazione. Sono stati fissati per giovedì, in videoconferenza, dalle carceri di Poggioreale e Rebibbia, gli interrogatori di convalida. Draghi esaminerà tutti gli elementi.

Le mozioni si moltiplicano

Il parlamento nel frattempo è in agitazione. Ieri la conferenza dei capigruppo ha deciso il calendario, e la mozione del Pd che chiede al governo di intervenire su Forza nuova e tutti i movimenti politici di ispirazione neofascista è stata messa sia nell’agenda della Camera sia in quella del Senato: sarà in aula il 20 ottobre. Assieme a questa, a palazzo Madama ci sarà anche quella presentata da Liberi e Uguali che chiede di «sciogliere i partiti, i movimenti e le organizzazioni di matrice fascista, tra cui Forza nuova, CasaPound, Lealtà azione, nonché tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista», firmata quest’ultima dalla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah. Anche il Movimento 5 stelle e Italia viva hanno deciso di presentarne altre, di tenore simile a quella del Pd.

Il centrodestra compatto, dopo la telefonata tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi ha già detto no, rilanciando un’altra formulazione che prevede «interventi contro tutte le realtà eversive», una modalità che toglierebbe ogni richiamo alla legge Scelba che punisce l’apologia del fascismo e serve a garantire che non venga più formato il partito fascista.

Fratelli d’Italia se la prende con la maggioranza, a cui ha chiesto «di invitare i loro ministri a procedere», aggiungendo: «Lo facciano, se esistono criteri e motivazioni», ha detto il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida. Il Pd non ha intenzione né di retrocedere né di riformulare il dispositivo, anche se il segretario, Enrico Letta, usa toni concilianti: «Vogliamo che tutto avvenga nel clima più unitario possibile», per lui è «automatico procedere applicando le norme e quindi sciogliendo quell’organizzazione in quanto neofascista, come previsto dalla legge Scelba» ha detto a margine di un appuntamento elettorale a Città di Castello (Perugia).

Il giorno prima della votazione alla Camera, sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama ci sarà l’audizione della ministra dell’interno Luciana Lamorgese, fissata perciò martedì 19 ottobre. La ministra sarà chiamata relazionare su come sia stato possibile l’assalto alla Cgil da parte del gruppo di No-vax e No-pass guidati da Fiore e Castellino. Il comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica ha già chiesto un’informativa a Lamorgese e, per giovedì, l’audizione del direttore dell’Aisi, l’agenzia informazioni e sicurezza interna, il generale Mario Parente.

I cortei

Dopo le difficoltà di sabato, il ministero dell’Interno sta pensando di porre dei limiti alle proteste. Sono cerchiate di rosso le date del 15, giorno in cui partirà l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro, e del 16, data della manifestazione antifascista della Cgil. Il sottosegretario Ivan Scalfarotto ha anticipato che potrebbe occuparsene già domani il comitato per l’ordine pubblico: «E – ha proseguito Scalfarotto – valuteremo se sarà il caso di vietare cortei preferendo sit-in e manifestazioni stanziali che sono meno problematiche da monitorare».

L’obiettivo «è di evitare situazioni come quella di sabato» dove «alcune frange estreme e di matrice squadrista si sono infiltrate non per manifestare civilmente». Il governo «valuterà tutti gli strumenti a sua disposizione» nei confronti «delle formazioni neofasciste». Le forze dell’ordine per Scalfarotto «hanno fatto miracoli».

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