Saluti romani, inni al Duce e fascisterie assortite della classe dirigente di Fratelli d’Italia sono da sempre cruccio di Giorgia Meloni. La leader del partito, quando nel 2012 fondò FdI scindendolo dal Popolo della libertà a trazione berlusconiana, lo intese infatti come un partito di destra-destra, certamente sovranista, una sintesi di “Dio, patria e famiglia” che potesse essere casa comune di tutto l’universo ex missino, nostalgici compresi.

Braccia tese

Questi ultimi dovevano mantenere un’unica accortezza: non mostrare mai, né in pubblico e soprattutto sui social, il proprio credo per non alimentare chi pensa che FdI sia zeppo di fascisti. Non sempre ci sono riusciti, ma finché Meloni è rimasta all’opposizione i camerati che sbagliavano venivano comunque perdonati. «Le braccia tese? Sono gesti antistorici», diceva Meloni nel 2022 a chi le domandava dei militanti più focosi, senza però mai lanciarsi in una condanna dura.

Difesa strenua anche di Galeazzo Bignami, viceministro che anni fa si travestì da nazista, tutela anche per Carlo Fidanza, l’europarlamentare autosospesosi dopo essere stato filmato da Fanpage in mezzo a una bolgia di braccia tese e “Heil Hitler”. Nessun commento da parte della capa nemmeno davanti ai saluti fascisti di alcuni dirigenti del partito a Napoli, che tempo fa si fecero fotografare a via Toledo con tricolore e braccia tese.

Oggi però siamo nel 2023, ed è cambiato tutto. Meloni non è più leader di opposizione di un partito al 3 per cento, ma presidente del Consiglio e capo di un movimento che i sondaggi danno stabilmente intorno al 30 per cento.

I nostalgici sono visti da Meloni, che vuole accreditarsi come fondatrice di un partito conservatore di stampo europeo, soggetti pericolosi da allontanare dalle stanze dei bottoni.

Perfino le sparate del presidente del Senato Ignazio La Russa non sono ben accette a palazzo Chigi, tanto che l’ex missino dopo un’improvvida intervista è stato costretto a regalare il busto di Mussolini regalatogli dal padre per evitare (senza successo, ahi lui) polemiche costanti.

Il candidato

La classe dirigente su cui può contare Meloni, tranne qualche eccezione, resta simile a quella delle origini. Sia a Roma, dove qualche giorno fa l’ad della spa pubblica 3-I (Claudio Anastasio, nominato da Palazzo Chigi) si è dovuto dimettere per aver citato, facendolo proprio, il discorso di Mussolini sul delitto Matteotti.

Sia a Trieste, dove – scopre ora Domani – Fratelli d’Italia ha candidato Marzio Giau alle elezioni regionali del Friuli Venezia-Giulia, che si terranno domenica prossima e che vedranno la sfida tra il favorito Massimiliano Fedriga della Lega e Massimo Moretuzzo appoggiato dal centrosinistra.

Giau è uno storico militante del partito, ed è uomo forte di FdI della provincia di Udine. Ma ha quello che, per gli appassionati della nostra Costituzione, resta ancora un difetto: una nostalgia del nazifascismo. Così almeno sembrano raccontare alcune fotografie dell’architetto classe 1962 che pubblichiamo in esclusiva. Nella prima Giau è immortalato con due persone mentre fa il saluto romano davanti all’obiettivo. Un’altra immagine lo ritrae con microfono in mano davanti alla bandiera del Friuli, sotto di lui un militante sorride con maglietta nera, scritta “Boia chi molla”, littorio e profilo del Duce.

La terza foto, probabilmente, è la peggiore. L’archi-fascista bivacca in uno stand addobbato con poster delle Waffen SS e immagini dei soldati hitleriani dell’AfrikaKorps (inviati dalla Germania in Libia nel 1941 per aiutare le forze italiane di Mussolini che combattevano contro gli inglesi). Tra disegni di aerei e carri armati della seconda guerra mondiale, spunta poi un manifesto propagandistico della Repubblica di Salò con le parole “Onore, fedeltà, coraggio”, in cui un soldato invita ad «arruolarsi nella Legione SS Italiana».

La legione SS, secondo gli storici, era composta da circa 20 mila militari fascisti che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 decisero di continuare a combattere giurando fedeltà non all’Italia, ma direttamente alla Germania nazista. «Davanti a Dio presto questo sacro giuramento» recitavano i legionari specializzati nel dare la caccia ai partigiani «che nella lotta per la mia patria italiana contro i suoi nemici sarò in maniera assoluta obbediente ad Adolf Hitler, supremo comandante dell’esercito tedesco, e che, quale soldato valoroso, sarò pronto in ogni momento a dare la mia vita per questo giuramento».

Gli amici di Giau

Il Friuli-Venezia Giulia, dove domenica si svolgeranno le regionali a cui Giau parteciperà con buone chance di essere eletto, conosce benissimo le azioni atroci delle SS italiane e tedesche. Non solo per la Risiera di San Sabba di Trieste, unico campo di sterminio nazista realizzato su territorio italiano. Ma anche per la crudeltà delle SS tricolori di stanza nella città di Palmanova.

Come Ernesto Ruggiero che fu autore insieme ai suoi militi, si legge nella sentenza della corte d’assise di Udine del 1946, di sevizie inferte «su ogni parte del corpo, spesso sulle più sensibili, servendosi dei più svariati mezzi come bastoni, grossi pezzi di legno, spranghe di ferro, cinghie, guinzagli, nervi di bue, filo di ferro spinato, scarpe chiodate, pugni ricoperti di guanti ferrati...con conficcamento di aghi sotto le unghie, con lo stringere loro con pinze i genitali… cagionando la morte a più di 50 persone».

Possibile che nessuno in Fratelli d’Italia avesse visto le imbarazzanti fotografie del candidato regionale? Possibile che il coordinatore regionale Walter Rizzetto (ex grillino passato a destra nel 2016) che di Giau è il principale sponsor, non sapesse nulla delle nostalgie dell’architetto, già prosindaco di Rivignano e consigliere provinciale a Udine?

E che nulla sapesse Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento di Meloni che, da friuliano doc, ha fatto le liste di FdI insieme a Rizzetto? Difficile crederci. Anche perché di immagini di Giau «mostrate a Donzelli e Meloni per escluderlo dalla lista» scrivevano già alcuni blog locali a fine febbraio.

Abbiamo contattato l’aspirante consigliere regionale per chiedere di spiegarci il contesto delle fotografie che lo ritraggono, e se davvero Meloni le avesse viste. «Mi scusi il ritardo. Giornata full, impegni di lavoro. Non capisco di che foto si parli», dice. Alla domanda se le foto esistono oppure no, il candidato aggiunge: «Io non ricordo. Dovrebbe chiedere al blogger o a chi è stato citato. Buonasera».

La premier dovrebbe andare in Friuli venerdì per chiudere la campagna elettorale del partito. Chissà se sul palco ci sarà anche l’archi-nostalgico Giau e coloro che hanno voluto la sua candidatura.

 

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