Meloni e la “svolta Chiocci”. Incognita successione al Tg1

L’ufficialità ancora non c’è, ma è bastata la notizia per provocare un terremoto. Lo scoop del Foglio sulla probabile imminente uscita del direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci dalla Rai, in direzione palazzo Chigi, ha provocato sconquassi sia in azienda sia nel mondo che gravita intorno a Giorgia Meloni. La mossa sembra il primo indizio di un cambio di postura della premier, meno leader internazionale e più concentrata sulla situazione italiana, anche in vista della campagna elettorale che, salvo sorprese, la porterà alle elezioni del 2027. L’idea di promuovere Chiocci come portavoce è un segnale molto chiaro: la volontà di un cambio di passo comunicativo nell’ultimo anno e mezzo di legislatura. Il direttore del telegiornale della rete ammiraglia è noto proprio per il suo approccio battagliero, molto più a sua agio in trincea che nelle retrovie (è stato, tra le altre cose, l’autore della famosa inchiesta sulla casa di Montecarlo che costò molto cara a Gianfranco Fini). Un tratto caratteriale, questo, che gli sarà certamente utile – nel caso in cui l’operazione vada in porto – non solo nel gestire la comunicazione di Meloni ma anche per muoversi a palazzo Chigi, che non è certo un ambiente facile. Tutti ricordano infatti la breve parabola di Mario Sechi, durato appena tre mesi anche per incompatibilità con l’onnipresente Patrizia Scurti, segretaria personale e ombra di Meloni. Radio Rai, salta il programma di Foa. Lui: «Troppo indipendente, mi censurano» L’incertezza Certo, mancano conferme ufficiali. Fin dalla tarda serata di venerdì la notizia è rimbalzata di chat in chat, cogliendo di sorpresa perfino l’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi. Nel day after, lo stesso Gian Marco Chiocchi ha confermato all’AdnKronos – agenzia che lui stesso dirigeva prima di passare al Tg1 – di essere stato contattato dalla premier per un suo potenziale futuro coinvolgimento, ma ha anche fatto sapere che, per il momento, resterà dov’è. Stessa versione ha ripetuto durante la riunione convocata in fretta e in furia nella redazione del notiziario, quando ha comunicato che non c’è «nulla di deciso» e che prima di accettare un altro incarico avviserebbe l’azienda. «Sto bene al Tg1», ha detto il direttore ai suoi giornalisti, «ho dato l’anima per il Tg1. Per me siete preziosi». Nel frattempo, chi c’era l’ha visto riunirsi prima dell’incontro nel suo ufficio con la vicedirettrice Costanza Crescimbeni, la collega Marina Nalesso (giornalista gradita a FdI) e Giancarla Rondinelli, nel comitato di redazione per conto del sindacato di destra Unirai. A dirla tutta in azienda da tempo correva voce che Chiocci non fosse più così soddisfatto del suo posto sulla tolda di comando del telegiornale. Troppe tensioni – anche di lungo corso – con i vertici aziendali e in particolare proprio con Rossi. Ultimo scontro, quello sulla programmazione agostana, che secondo il direttore avrebbe penalizzato il Tg1, stretto nella tenaglia di Mediaset firmata da Enrico Papi e Gerry Scotti. Una situazione scomoda, a cui l’azienda non ha saputo porre rimedio. Venerdì, a suggellare un mese difficile, è arrivato anche il sorpasso del Tg5 sul notiziario di Chiocci in termini di share. Un altro problema di cui dovrà occuparsi il suo successore. Doppio Sangiuliano: a Parigi per la Rai, agitProp per Salvini Il totonomi In attesa che qualcosa si muova è già partito il totonomi per chi potrebbe prendere il suo posto. Nel caso in cui Chiocci dovesse traslocare, infatti, al Tg1 servirà un nuovo direttore dello stesso orientamento. Qualcuno in grado di portare avanti quel progetto per l’informazione in Rai che a destra chiamano «cambio di passo» e all’opposizione «TeleMeloni». A denunciare il danno arrecato al notiziario è arrivato subito il consigliere d’amministrazione di area Avs Roberto Natale: «Chiocci ha certificato nella maniera più incontestabile che la definizione di “TeleMeloni” non è solo uno slogan polemico degli avversari politici, ma la precisa fotografia di un rapporto patologico tra il servizio pubblico e il governo». Mentre il Pd ha chiesto al giornalista di smentire la notizia o di dimettersi subito. Il problema nella maggioranza di governo, e in particolare dentro FdI è però, al momento, l’assenza di altri nomi che siano in grado di gestire il telegiornale ma che vantino, se non il rapporto solido che Chiocci ha con Meloni, almeno un legame con la destra fondato su una provata fedeltà. Il più quotato resta Nicola Rao, che negli ultimi anni è finito spesso nella rosa dei papabili a incarichi di prestigio, per poi venir lasciato fuori all’ultimo. Del resto, due anni fa, era lui il predestinato a guidare il notiziario della rete ammiraglia ma poi è stato superato proprio da Chiocci e ricollocato alla direzione Comunicazione. Maggioni si licenzia mentre i dirigenti Rai sognano il ritocco allo stipendio Il suo profilo era stato chiamato in causa anche qualche mese fa, quando FdI aveva messo nel mirino la direzione della Tgr (poi rimasta alla Lega) e prima ancora, nel 2021, quando sarebbe dovuto diventare primo direttore d’area meloniana a Rainews, scartato a favore di Paolo Petrecca. Ora potrebbe arrivare il suo momento, nonostante si sia appena insediato a Radiorai dove, fino a pochi giorni fa, stava lavorando ai palinsesti. A chi lo ha sentito in queste ore, giura di non avere ancora notizie. Di certo, il gruppo dei meloniani in Rai aveva già storto il naso due anni fa di fronte alla sua mancata nomina. Se anche stavolta dovesse essere tirato in ballo un candidato esterno, sarebbe un ulteriore schiaffo alla governance attuale. Accanto a quello di Rao, per il Tg1 circolano anche i nomi di Sechi e di Tommaso Cerno, direttore del Tempo in grande ascesa in ambienti meloniani e prossimo allo sbarco in azienda con un programma su Rai 3 e come opinionista. Meno quotato quello di Gennaro Sangiuliano, tornato in Rai dopo la fallimentare esperienza da ministro (ma proprio per questo non proprio tra i favoriti). Non è da escludere, infine, che si guardi anche a Mediaset: Nicola Porro è da sempre tra i punti di riferimento della premier, così come Mario Giordano. Resta poi la possibilità che si tratti di un ballon d’essai per valutare l’impatto di un eventuale cambiamento. Il prossimo cda Rai è solo il 18 settembre.