«L’Europa deve preoccuparsi?». La copertina dell’Economist con il faccione di Giorgia Meloni che accompagna questa vigilia elettorale riporta alla memoria quella dedicata a Silvio Berlusconi nel 2001. Ma se all’epoca il settimanale britannico aveva spiegato molto chiaramente perché l’ex Cavaliere era “unfit”, inadatto, a guidare l’Italia, stavolta l’affondo sulla leader di Fratelli d’Italia, ormai considerata unanimemente la vincitrice delle elezioni, sembra più sfumato. 

Certo i rischi non mancano, ammettono da Londra, ma anche le ragioni per rimanere “cool-headed”, freddi e razionali. Niente panico. Dopotutto è vero che l’ignoto fa paura, ma è anche complicato preoccuparsi del “camaleonte” Meloni che in queste settimana ha detto e non detto, mostrato e non mostrato, alzato e abbassato i toni a seconda dell’interlocutore. Una sinusoide politica che lascia il resto del mondo con una domanda sospesa: bisogna veramente preoccuparsi?

Parte della risposta, dicono gli analisti, è nel passato della leader di FdI. Nella sua storia che, nonostante la narrazione dominante, non inizierà il prossimo 26 settembre. Ma Meloni ha provato a cambiare il senso della narrazione. Ha lavorato per dimostrare, in Italia e fuori dall’Italia, di poter essere affidabile. Ha disinnescato “l’allarme fascismo” e ottenuto che in tanti, a partire da Mario Draghi, spiegassero al paese che non c’è da aver paura, che la democrazia italiana è forte e ha i suoi anticorpi. Non soccomberà nemmeno se la fiammeggiante regina della destra dovesse arrivare a palazzo Chigi.

È una scommessa simile a quella che una parte dell’establishment italiano ha fatto quattro anni fa su Giuseppe Conte. All’epoca il problema era “romanizzare i barbari”. Sappiamo come è finita. Meloni è già sufficientemente “romanizzata”, frequenta i palazzi della politica da tempo e sa di certo come funzionano i meccanismi del potere. Non è escluso che, pur di non sprecare un’occasione irripetibile, decida di continuare lungo la linea della moderazione. Così come non è escluso che, come accaduto ad altri prima di lei, sfrutti la vittoria elettorale come una possibilità di riscatto per la destra italiana. In quel caso sì, ci sarebbe da preoccuparsi. E molto.

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