La premier Giorgia Meloni risponde al Question time alla Camera. Tanti i temi sul tavolo, ma c’è attesa per gli scambi con la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, e il presidente del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, che interverranno a nome dei propri gruppi parlamentari. Qui la diretta video dell’intervento:


Sulla crisi in Medio Oriente e il conflitto tra Hamas e Israele
Il primo a fare la domanda è stato il deputato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che ha chiesto alla premier di fare il punto su ciò che accade a Gaza. «Sono un po' colpita dal fatto che nel testo dell'interrogazione si sia omesso di citare gli eventi che hanno scatenato la crisi in Medio Oriente, ovvero il feroce attacco di Hamas. Lo dico perché penso che questa ambiguità, sempre più diffusa in Occidente, che diventa addirittura il rifiuto al riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele», ha detto Meloni.

«L’Italia ha sempre ribadito che il popolo palestinese ha diritto a uno stato, è una soluzione giusta e necessaria, nell'interesse dei palestinesi e degli israeliani». La premier si è detta anche che non è d’accordo con il premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha posizioni diverse sul caso e continua a opporsi alla soluzione diplomatica di due stati, come invece chiesto anche dagli Stati Uniti. «Dobbiamo lavorare a una tregua, rilascio degli ostaggi, rafforzare il ruolo dell’Autorità nazionale palestinese», ha detto. «Stiamo lavorando per portare minori palestinesi in Italia» affinché ricevano cure nei nostri ospedali.

La replica di Fratoianni: «Non sono sufficienti gli appelli ma occorre un cambio di passo e se non si condividono le dichiarazioni di Netanyahu che ha detto “mai uno stato palestinese finché ci sarò io” ponendosi come una gigantesca pietra sulla strada per costruire la pace, il richiamo alle roadmap non funziona più». E ha aggiunto: «In assenza di un cambio di passo, anche il nostro governo rischia di rendersi complice di quello che ogni giorno si configura come un inaccettabile massacro di civili».


Sugli investimenti del gruppo Stellantis fuori dall’Italia

Il deputato Matteo Richetti di Azione ha chiesto spiegazioni sulle delocalizzazioni operate dal gruppo automobilistico italo-francese.

«Penso allo spostamento della sede legale e fiscale fuori dall'Italia o alla fusione che celava un'acquisizione francese dello storico gruppo italiano: tanto che oggi nel cda di Fca siede un membro del governo francese, non è un caso se le scelte industriali del gruppo tengono maggiormente in considerazione le istanze francesi rispetto a quelle italiane» ha detto la premier. «Vogliamo tornare a produrre in Italia almeno un milione di veicoli l'anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana e questo significa anche che se si vuole vendere un'auto sul mercato mondiale pubblicizzandola come gioiello italiano, allora quell'auto deve essere prodotta in Italia. Queste sono le regole con l’attuale governo e valgono per tutti», ha aggiunto spiegando che il governo ha deciso di introdurre misure per penalizzare chi delocalizza la sua produzione all’estero. 


Sui risultati conseguiti con l'introduzione dell'assegno di inclusione

«Con la legge di Bilancio 2023 il Governo ha deciso di superare la misura del Reddito di cittadinanza che ritenevamo sbagliata e ha introdotto due misure sostitutive per i percettori di quel reddito: una destinata a chi era in condizione di lavorare e una destinata a chi non era in condizione di farlo, perché abbiamo sempre considerato un errore mettere queste due realtà sullo stesso piano», ha detto Meloni. «Sono molto fiera del lavoro che abbiamo fatto, perché se non sei disponibile a lavorare non puoi pretendere di essere mantenuto con i soldi di chi lavora ogni giorno».

L'assegno di inclusione «è attivo dal primo gennaio del 2024 e al 20 gennaio il ministero del Lavoro ci dice che su una platea di 737 mila nuclei familiari potenziali sono già 600 mila quelli che hanno presentato domanda».


Sulle privatizzazioni

«Il governo lavora a un piano di razionalizzazione delle partecipazioni dello Stato dal quale sono attesi proventi pari ad almeno l'1 per cento del Pil, quindi circa 20 miliardi di euro in 3 anni: è un obiettivo ambizioso, ma è alla nostra portata», ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il question time in Aula alla Camera. «Concordo pienamente sul fatto che le privatizzazioni non debbano avere come unico scopo quello di fare cassa per ridurre il debito pubblico, ma che debbano invece essere considerate anche uno strumento di politica industriale e un fattore di sviluppo dell'economia italiana e posso confermare che è esattamente questa la strategia che ci muove. Quello che noi vogliamo fare è un approfondimento strategico che porti a una razionalizzazione delle partecipazioni dello stato secondo un approccio che è abbastanza semplice: ridurre la presenza dello stato laddove non è necessaria e affermare la presenza dello stato dove invece è necessaria, come ad esempio negli asset strategici», ha aggiunto.


La domanda del Movimento Cinque Stelle sul Patto di stabilità

«Il nuovo Patto di stabilità e crescita supera le regole irrealistiche previste dal precedente, credo che questo sia anche un merito dell’Italia che è riuscita ad impedire il ritorno alle regole precedenti che erano ispirate a una austerità cieca, che alcuni auspicavano in questa trattativa», ha risposto Meloni. «Ricordiamo la previsione di un possibile allentamento delle regole per circostanze eccezionali. A queste regole si aggiunge una fase transitoria: per paesi con debito eccessivo un rientro dello 0,5 strutturale annuale dal quale si scomputano gli incrementi di spese per interessi. Per l'Italia significa un guadagno dello 0,2 ogni anno. Sono numeri sostenibili? Per un governo serio sì, non per chi ha aumentato il debito di 250 miliardi in tre anni di governo. Sono le regole che avremmo scritto? No. È l'intesa migliore possibile a condizioni date? Sì». Meloni ha detto che sono stati liberati 35 miliardi di euro da investire in altro.

La replica di Giuseppe Conte: «Presidente, è tornata da Bruxelles con un “pacco di stabilità” che si scaricherà sulla testa degli italiani. Cosa ha fatto a Bruxelles? Le battaglie si possono anche perdere, ma perderle senza combattere vuole dire perderle con disonore». «Presidente, lei è un re Mida al contrario? Lui tutto quello che toccava lo faceva diventare oro, lei tutto quello che tocca distrugge. Ci faccia una cortesia, faccia anche meno, può essere che farà meno danni e italiani le saranno grati».


La domanda del Pd sulla sanità

La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, ha chiesto alla premier Meloni di rispondere sui tagli alla sanità e sul fenomeno dei medici gettonisti. «Tempo fa mi ha colpito un messaggio ricevuto da una donna alla cui madre malata oncologica e cardiologica è stato fissato appuntamento al ottobre 2026. Non sa nemmeno se ci arriverà. Mancano almeno 30 mila medici, 70 mila infermieri, mentre 21 mila medici sono già fuggiti all'estero. Gli eroi della pandemia sono sati già dimenticati da questo governo. L'unico modo di abbattere le liste d'attesa è di abbattere il tetto alle assunzioni. Intendete farlo e mettere le risorse per un piano straordinario. Non risponda che potevamo farlo noi, io al governo non ci sono stata ancora e lei governa da 16 mesi», ha detto Schlein.

La risposta di Meloni: «Come ricorda la collega Schlein il tetto alla spesa del personale sanitario fu introdotto nel 2009: ha portato al crescente ricorso ai contratti a termine e al devastante fenomeno dei medici gettonisti. Facciamo i conti con una situazione stratificata in 14 anni. Non chiederò perché non lo avete risolto voi questo problema. Le dirò che è un’implicita attestazione di stima che chiedete a noi di risolvere i problemi che non avete risolto in dieci anni al governo: grazie per fidarvi di noi e del nostro governo».

Nella sua replica Schlein ha attaccato Meloni accusandola di essere ministra del governo citato nel 2009. E ha aggiunto: «Non esiste nessuna destra sociale, questa è una destra letale sul diritto alla salute. E sulla sanità lei è la regina dei tagli».

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