Tra l’incudine e il martello. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare forse ha sbagliato la sua scommessa. La solita strategia del passato dei Fratelli d’Italia di Francesco Lollobrigida – e cioè quella di curare in particolar modo i rapporti con Coldiretti, che è il principale sindacato degli agricoltori – non sta pagando quanto il ministro sperava. Ne sono prova i lunghi cortei che da diversi giorni bloccano diversi snodi della rete stradale nazionale. Anche questo martedì, centinaia di trattori dei coltivatori hanno fermato la viabilità da nord a sud: nei pressi di Mantova e verso Milano, ma anche nel Lazio, nel Sangro e in Calabria oltre che in Sardegna.

Tutti manifestanti che sono sfuggiti alle maglie delle grandi associazioni di categoria, che nulla hanno potuto di fronte alla goccia che ha fatto traboccare il vaso per chi lavora sul territorio: l’ultima legge di Bilancio.

I nodi delle proteste

Le questioni centrali brandite dai manifestanti sono varie. In primis l’aumento dell’Irpef e l’intervento sulle assicurazioni contro le calamità naturali, oltre all’obbligo di assicurare i mezzi agricoli. Ulteriori spese che graerebbero su un settore «già in difficoltà per le misure imposte dall’Unione europea con la politica agricola comune», che, secondo gli agricoltori, non solo li ostacola rispetto alla concorrenza degli importatori extra-Ue, ma incoraggia i coltivatori a lasciare i propri terreni incolti per facilitare la rigenerazione del suolo.

Il capo delle proteste è Danilo Calvani, un piccolo imprenditore di Latina che nel 2009 fu prima tra i fondatori della Lega nel Lazio, poi creatore di un’associazione (Coordinamento 9 dicembre) che fu una delle sigle che parteciparono al movimento dei «forconi» al tempo del governo Monti. Una galassia variopinta di protestatari che fu guidata anche da esponenti radicali ed estremisti di Forza Nuova. La parabola di Calvani cominciò a scendere quando a fine 2013 si scoprì che andava da una manifestazione all’altra con la Jaguar sotto fermo amministrativo di tal Walter, amico camionista.

Dopo dieci anni di silenzio, Calvani sta provando a rifarsi l’immagine di rivoluzionario. Nemico del governo, della Ue che spinge per tagliare gli sconti sul gasolio di cui in Italia beneficia la categoria, e naturalmente delle sigle più rappresentative che con l’esecutivo Meloni hanno ottimi rapporti. «Coldiretti non fa i nostri interessi» dice Paolo Giaretta, agricoltore che manifesta a Mantova.

I manifestanti contestano anche la gestione da parte delle associazioni di categoria dei centri d’assistenza agricoli, che contribuiscono a gestire i soldi in arrivo dall’Europa. Soldi che potrebbero aumentare con la nuova proposta che questo mercoledì la commissione metterà in campo per sedare le proteste che stanno infiammando tutta Europa. «Il problema – dice una fonte che conosce bene il dossier – è che i fondi vengono assegnati a pioggia. Non sono state scelte filiere specifiche su cui investire, come è stato fatto altrove, e alla fine a tutti arriva qualcosa, ma molto poco». I problemi generati dalla Pac, insomma, si sommano a una certa insofferenza per l’operato del ministro Lollobrigida. «Non è competente» dice Galvani, ma anche nella maggioranza segnalano che il ministro tenga in scarsa considerazione i consigli che gli arrivano da parlamentari e tecnici. «In più, i gruppi di maggioranza non hanno potuto presentare emendamenti» spiegano. «Che l’aumento dell’Irpef e la questione dell’assicurazione avrebbe fatto deflagrare la situazione era ovvio, ma adesso non abbiamo neanche un pezzo di carta per provare agli agricoltori che abbiamo provato a migliorare la norma» dice un parlamentare preoccupato che le proteste dei nuovi forconi possano prendere una piega simile a quanto visto in Germania.

Le priorità del ministro

Insomma, è il ragionamento, a Lollobrigida piace combattere la carne «sintetica» (come la chiamano i detrattori) e portare la pasta nello spazio, ma nessuno ricorda che abbia risolto uno solo dei problemi contro cui stanno manifestando gli agricoltori, che per altro variano di zona in zona.

Per ora i manifestanti si definiscono apolitici, pur mantenendo i contatti con diversi parlamentari sul territorio, soprattutto tramite le associazioni di settore. Per governo e Fratelli d’Italia la questione rischia però di diventare una bella rogna, dopo mesi non esattamente brillanti per il titolare del ministero: una debolezza che la Lega non esita a cogliere. «Al fianco degli agricoltori che, in Italia e in tutta Europa, stanno dicendo stop alle (finte) politiche “green” di Bruxelles contro i prodotti made in Italy, contro il lavoro, contro la salute» ha scritto in un post Facebook il vicepremier Matteo Salvini. Qualcuno sospetta che il capo del Carroccio possa addirittura proporre a Calvani di entrare nelle liste per le europee.

Lollobrigida, intanto, cerca di far ricadere la responsabilità dei problemi sul passato: «I nostri agricoltori hanno avuto un abbattimento del reddito progressivo ed è anche per questo che oggi ci sono dei segnali di esasperazione che derivano da anni e anni di scelte scellerate». La rivendicazione è quella di alzare la testa in futuro: «Da quando c'è questo governo noi in Europa non siamo più andati a dire: “diteci quello che dobbiamo fare noi lo facciamo” ma a contribuire a una modifica dell'approccio dell'Europa». Per il momento i manifestanti che hanno intenzione di arrivare a Roma – come i loro colleghi francesi e tedeschi, cono cui si sono coordinati, sono arrivati a Parigi e Berlino – non hanno avuto notizie dal ministero.

Chi invece ha deciso di partire per Bruxelles per scendere in piazza contro quelle che definiscono «le follie europee che minacciano l’agricoltura italiana» è proprio la Coldiretti. Oggi si terrà infatti il vertice straordinario sul bilancio Ue , e la commissione presenterà la proposta per la deroga alle leggi comunitariesull’obbligo di mantenere il 4 per cento dei terreni incolti. «Non è la nostra risposta ai trattori e a Calvani», dicono dall’associazione «Il viaggio era previsto da mesi. Anche perché siamo stati i primi a chiedere la deroga».

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