Un governo molto attento agli esteri perde un’occasione di mettersi in luce in Europa. Perché accogliere con un invito ufficiale ai livelli più alti Sviatlana Tsikhanouskaya, la leader dell’opposizione bielorussa al presidente Aleksandr Lukashenko, sarebbe stato soltanto un allineamento con quasi tutte le cancellerie europee. Invece, nonostante l’eco mediatica che aveva anticipato il viaggio in Italia di Tsikhanouskaya, martedì sera l’agenda della sua permanenza, che durerà fino a domenica, era piuttosto vuota.

Poca accoglienza

In programma c’era soltanto un’audizione alla Commissione esteri della Camera guidata da Piero Fassino e incontri con diverse delegazioni di partito, come il neosegretario del Pd Enrico Letta (accompagnato dalle due capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi) e quello con Maria Elena Boschi e Gennaro Migliore di Italia viva, ma anche il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. Uno spazio era stato previsto anche per la comunità bielorussa in Italia, Supolka, e per diverse interviste.

Unico esponente di governo in agenda, il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. Nessun appuntamento con il ministro Luigi Di Maio né con una qualsiasi emanazione di palazzo Chigi. Per capirci, da quando dalle elezioni di agosto 2020 è emerso come vincitore Lukashenko e Tsikhanouskaya ha cominciato la sua opera di denuncia di brogli elettorali e di guida della protesta popolare, ha avuto incontri pressoché solo di altissimo livello. A settembre e ottobre ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron, a ottobre la cancelliera tedesca Angela Merkel. Di seguito, tutti i leader dell’occidente: c’è stata un’interlocuzione con Joe Biden quando ancora non si era insediato alla Casa Bianca, un incontro anche col presidente della repubblica tedesco Frank-Walter Steinmeier, ma anche un confronto con le delegazioni dell’Osce di Germania Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, Estonia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Polonia.

A febbraio ha incontrato il presidente della Camera svizzero Andreas Aebi, ad aprile la ministra degli Esteri spagnola Arancha Gonzalez Laya. Soltanto martedì, prima di arrivare in Italia, ha avuto un appuntamento con il cancelliere e il presidente della repubblica austriaci, Sebastian Kurz e Alexander Van der Bellen.

Il recupero

Il vuoto nell’agenda è stato notato da attivisti e parlamentari, che hanno sollevato obiezioni indignate alla scelta di palazzo Chigi di non ricevere la dissidente.

In serata, poi, il clamore intorno al viaggio di Tsikhanouskaya ha prodotto numerose aggiunte in corsa: il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che tra l’altro aveva visitato il paese insieme a Barbara Pollastrini, ha deciso di incontrare la leader dell’opposizione insieme al presidente di Commissione Fassino. Il Pd è stato tra i partiti più attivi nel sostegno alle proteste in Bielorussia, più volte diversi parlamentari, una tra tutte la responsabile Esteri della segreteria Lia Quartapelle, hanno partecipato a iniziative in sostegno dell’opposizione a Lukashenko.

Eppure, sembra che per organizzare l’incontro con un ministro che peraltro da vicesegretario si era premurato di portare di persona la solidarietà del Pd a Minsk si siano dovute mobilitare diverse voci critiche interne al partito. Il presidente della Camera, Roberto Fico, l’ha incontrata nel pomeriggio: intorno alle cinque è apparso un tweet della leader che recita: «Sono stata felice di sentire da Roberto Fico che il parlamento italiano sostiene la nostra richiesta di nuove elezioni. Abbiamo discusso anche la situazione dei prigionieri politici e quale possa essere il contributo italiano alla soluzione della crisi bielorussa».

Una riflessione che ha portato avanti anche con Di Maio. È finora l’unico membro del Movimento 5 stelle oltre a Fico a fare questa scelta, pur muovendosi sempre nella sua veste istituzionale. Il tempo che ci ha messo il ministro degli Esteri per trovare uno spazio nella sua agenda, inoltre, sembra piuttosto dilatato per chi ad agosto scorso sosteneva che «l’ondata di arresti indiscriminati a Minsk, così come la compressione dei principali diritti civili e delle fondamentali libertà democratiche, inclusa quella di stampa, suscitano la nostra più profonda preoccupazione». E fino a ieri sera la Farnesina non aveva dato notizia ufficiale dell’incontro. Nessuna notizia, per il momento, di un incontro con Giuseppe Conte, leader in pectore del Movimento 5 stelle, che pure da presidente del Consiglio si era speso per sottolineare, in accordo con i partner europei, la non legittimità del governo di Lukashenko e invitare le autorità del paese a tenere libere elezioni e non sopprimere il diritto alla protesta pacifica dei manifestanti.

Per palazzo Chigi, che fino a martedì sera negava la presenza dell’attivista nell’agenda del presidente del Consiglio, alla fine ha preso in mano la situazione Vincenzo Amendola, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, che dovrebbe incontrare la leader bielorussa stamattina. L’ex ministro risponde direttamente a Mario Draghi e si aggiunge all’ormai lunga lista di esponenti del Pd che Tsikhanouskaya ha incontrato.

Un’occasione persa

Contemporaneamente, si tratta dell’unica occasione di confronto con palazzo Chigi, visto che dopo un incontro con un sottosegretario, ogni ulteriore impegno apparirebbe ridondante. Ma non inserirsi nella serie di incontri di altissimo livello che Tsikhanouskaya ha avuto fino ad oggi, per di più con quattro interi giorni a disposizione, appare come un’occasione persa. «Probabilmente, non essendo una delegazione passata per canali ufficiali è rimasta fuori dai radar dello staff del governo», ragiona un parlamentare esperto di questioni internazionali.

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