La ministra del Lavoro, Marina Calderone, e quello dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, hanno annunciato di voler intervenire sull’alternanza scuola-lavoro, nello specifico, sulla questione dei risarcimenti in caso di morte durante lo stage.

L’occasione si offre con la vicenda di Giuliano De Seta, lo studente morto durante un’esperienza in una fabbrica a settembre scorso. Giovedì la famiglia del diciottenne ha comunicato che l’Inail non l’avrebbe risarcita, visto che la morte non riguardava il principale percettore di reddito del nucleo.

La politica

La normativa sui risarcimenti «va cambiata immediatamente e lo faremo con il prossimo decreto a cui stiamo lavorando in questi giorni, primo veicolo normativo utile». Alla perdita «si aggiunge anche il senso di profonda ingiustizia che deriva dal vulnus normativo esistente che consente il risarcimento economico ai familiari, solo quando a subire l'infortunio mortale è il principale percettore del reddito». A dirlo è proprio la ministra Calderone, che anticipa di voler aprire un dialogo con tutte le parti coinvolte.

«Avevo già convocato per il 12 gennaio un tavolo tecnico sulla sicurezza sul lavoro e sui correttivi più urgenti alla normativa al quale parteciperanno tutte le parti sociali e datoriali, i ministri dell’Università e quello dell'Istruzione, l’Inail e l'Ispettorato nazionale del Lavoro. L’emergenza infortuni sul lavoro è prioritaria nella mia agenda». 

A farle eco è il collega dell’Istruzione Valditara, che su Twitter scrive: «L’alternanza scuola-lavoro va rivista: bisogna tutelare gli studenti e la loro vita. Stiamo lavorando per predisporre una normativa più giusta e più avanzata insieme al ministro Calderone».

Oltre al governo, si erano attivate anche le forze d’opposizione. I senatori di Alleanza verdi e sinistra Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro hanno presentato un’interrogazione al governo sul caso di alcuni studenti impegnati a compiere uno stage in una fabbrica d’armi, mentre Nicola Fratoianni di Sinistra italiana ha proposto una commissione d’inchiesta per indagare sulla situazione in cui vengono impiegati gli studenti italiani.

Anche i sindacati sono intervenuti sulla vicenda: «A nostro avviso è il sistema dell’alternanza scuola-lavoro a essere profondamente sbagliato: non è lavoro né formazione, ma sfruttamento; rappresenta, inoltre, un concreto rischio per la salute degli studenti, soprattutto di istituti tecnici e professionali troppo spesso visti come luoghi di formazione di serie B» scrive per esempio l’Usb in una nota, chiedendo di abolire al più presto lo strumento.

I percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, Pcto, il nome tecnico dell’alternanza scuola-lavoro, sono stati introdotti nel 2015 dal governo Renzi. La norma è stata poi riformata nel 2018 e prevede che tutti gli studenti delle superiori debbano svolgere stage lavorativi. Nello specifico, sono previste 90 ore di formazione per i licei, 150 per gli istituti tecnici e 210 per gli istituti professionali.

Gli altri casi

Sono tante le associazioni studentesche che si sono espresse negli anni contro la norma. A maggior ragione dopo la morte di tre loro coetanei impegnati in uno stage: oltre a Della Seta, era successo a gennaio 2022 a Lorenzo Parelli, morto durante la formazione duale del suo istituto professionale, e a febbraio a Giuseppe Lenoci, morto a Fermo in un incidente a bordo del furgone dell’azienda dove stava lavorando. 

Anche nei mesi a seguire gli incidenti non sono mancati: a maggio, un 17enne è rimasto ustionato in maniera grave in una carrozzeria di Merano, a giugno un 16enne è caduto da cinque metri di altezza precipitando da un’impalcatura. 

Crosetto ancora contro la burocrazia

Mentre i suoi colleghi rivedranno la norma sui risarcimenti in caso di morte degli studenti impegnati nell’alternanza, continua la battaglia del ministro della Difesa, Guido Crosetto, contro la burocrazia. In un’intervista, il cofondatore di Fratelli d’Italia ha confermato le intenzioni già espresse dalla presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di fine anno, quando Giorgia Meloni ha promesso di voler modificare la legge Bassanini, che regola le possibilità di scegliere i propri collaboratori di fiducia nei ministeri. «Si devono creare meccanismi, procedure, percorsi burocratici più efficienti, più veloci. Non per andare contro chi lavora seriamente nella burocrazia, ma alleandosi con loro, oppure non andiamo da nessuna parte». Di qui la necessità di cambiare la legge, dando più poteri «a tutti i decisori politici, il che vuol dire anche ai sindaci. È necessario perché oggi a funzionari che guadagnano poco vengono affidate responsabilità enormi che invece dovrebbero ricadere anche su chi governa e ha il ruolo, il potere e la forza per assumerle» ha detto Crosetto in un’intervista.

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