Beppe Grillo ha generato grossi imbarazzi ai Cinque stelle con il video in cui sbraita in difesa del figlio Ciro, ma è improbabile che si muovano contro di lui, anche se potrebbero. Dopo aver urlato in diretta Facebook contro chi ha raccontato la vicenda giudiziaria del figlio, accusato di stupro, gli interventi per smarcarsi dalle dichiarazioni del fondatore del Movimento sono stati numerosi, anche se diversi nomi importanti non si sono espressi. Anche i partner di maggioranza non hanno gradito le dichiarazioni del garante del Movimento: questo è infatti il ruolo che ricopre attualmente Grillo nella formazione politica che ha fondato insieme a Gianroberto Casaleggio.

La carica

Il comico negli ultimi tempi è rimasto defilato, ma la sua figura controversa resta cruciale nell’organigramma del Movimento, sia a livello di regolamento, sia per quanto riguarda il valore d’indirizzo dei suoi interventi, che sono rari ma decisivi.

Secondo lo statuto del Movimento rinnovato nel 2017, «il garante è il custode dei valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 stelle. In tale spirito esercita con imparzialità, indipendenza e autorevolezza le prerogative riconosciute dallo statuto» e ha «il potere di interpretazione autentica delle norme dello statuto». Insomma, è l’autorità suprema dell’organizzazione. All’epoca aveva fatto grande scalpore il fatto che nel testo fosse stata inserita una norma che prevedeva l’elettività della carica di garante e, specularmente, la possibilità di sfiduciarlo: una grossa novità per un Movimento in cui Grillo si era sempre mosso come dominatore e la sua parola era legge.

Lo statuto prevede che il garante sia eletto con una votazione in rete in una rosa di almeno tre nomi proposti dal Comitato di garanzia (l’organismo che vigila sull’applicazione del regolamento interno). La carica è «a tempo indeterminato», ma il Comitato di garanzia può proporre a maggioranza assoluta la sfiducia del garante, che va convalidata da un voto online a cui partecipi la maggioranza assoluta degli iscritti. Se la proposta non è ratificata, deve dimettersi il Comitato di garanzia: oggi ne fanno parte l’assessora del Lazio Roberta Lombardi e il viceministro dei Trasporti Giancarlo Cancelleri. A presiederlo è l’ex capo politico Vito Crimi. Se vi siete persi nei dettagli, è tutto normale.

Al di là del significato simbolico che avrebbe una pressoché impossibile sfiducia a Grillo, tutti gli organi previsti dallo statuto sono legati a doppio filo: il Comitato di garanzia propone la rosa di nomi per la scelta del garante, ma è il garante stesso a proporre la rosa di almeno sei nomi tra i quali gli iscritti scelgono.

Il destino di Conte

Il garante ha diversi poteri, ma la questione su cui attualmente la sua voce fa la differenza è quella dell’indizione del voto online: fino agli Stati generali questo potere era assegnato anche al capo politico, figura che adesso non esiste più. Questo significa che oggi l’unico che può convocare le votazioni è Grillo, compresa quella per nominare il Comitato direttivo che sostituirà il capo politico (e che doveva essere già nato), che sarà probabilmente presto ordinata da un pm della procura di Cagliari. Oltre ai poteri assegnati dallo statuto, le indicazioni del garante hanno spesso indicato la via al Movimento: è stato il caso del cambio di linea sul sostegno a Draghi o della creazione del governo Conte II, quando i Cinque stelle erano divisi e non pochi avrebbero scelto la strada del voto. Stesso discorso per l’imposizione della figura di Conte come leader nonostante gli Stati generali avessero appena chiesto la creazione di un organo collegiale, o ancora, quando l’”elevato” ha imposto corsi di comunicazione politica incentrati sulla transizione energetica a tutti gli eletti, comprensivi di letture raccomandate e compiti a casa.

Il tutto gestito da una nuova squadra di comunicazione di cui fanno parte l’ex artista-editor Nina Monti e l’ex ghostwriter di Grillo, Marco Morosini. L’insofferenza di parlamentari e staff del Movimento per le ultime mosse del fondatore sta crescendo, e prima o poi i vertici dovranno capire se uno schema a due punte paga oppure l’avventura del neoleader Conte sarebbe condizionata in maniera eccessiva dalla presenza ingombrante di Grillo.

Tutte questioni che potranno essere prese in mano però soltanto quando l’ex presidente del Consiglio si sarà insediato, traguardo reso ancora lontano da almeno un voto degli iscritti: certo, dove avverrà è ancora un mistero. Oggi scade infatti l’ultimatum di Davide Casaleggio per il versamento del denaro che chiede agli eletti Cinque stelle: lo strappo ormai sembra inevitabile, ma chi segue le vicende del Movimento ritiene estremamente improbabile che Grillo si esponga in questa questione ormai irrecuperabile.

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