La prefettura si giustifica, l’Associazione dei funzionari di polizia si lamenta dei limiti imposti dalle «regole di ingaggio» che prevedono di salvaguardare sempre l’incolumità dei manifestanti.

Il caso della guerriglia urbana tra i tifosi del Napoli e quelli dell’Eintracht è ancora aperto. Dopo l’assalto martedì notte all’hotel Royal, e gli scontri tra 250 tifosi dell’Eintracht e un gruppo di ultras del Napoli in piazza del Gesù mercoledì, si contano svariati danni e un’auto della polizia bruciata, tra molotov e colpi di spranghe. Per fortuna nessuna vittima. Nella notte otto tifosi sono stati arrestati.

Si tratta, secondo quanto si apprende, di una prima tranche e il numero potrebbe crescere nelle prossime ore. Tutti e otto, riporta Repubblica Napoli, sarebbero implicati in vari episodi di assalto, sia la notte intorno all'hotel, in cui alloggiavano i tedeschi, sia negli scontri in piazza. Il bilancio non è ancora completo. Intanto, i tifosi tedeschi, prima di lasciare l'albergo, sono stati tutti identificati.

Il ministro dell’Interno Matteo Pantedosi, che oggi andrà in Egitto, ha ricordato i quarantacinque anni dal rapimento di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e l’uccisione degli uomini della sua scorta, senza commentare nulla su quanto accaduto.

Riunione urgente

In mattinata si è svolta in Prefettura a Napoli una riunione urgente, convocata ieri sera, per fare il punto. Ha partecipato alla riunione anche il presidente del Calcio Napoli Aurelio De Laurentiis. Il vertice è stato presieduto dal prefetto Claudio Palomba, presenti il questore e il comandante provinciale dei Carabinieri.

Palomba ha spiegato che già dal 24 febbraio era stata bloccata la vendita dei biglietti e non erano stati venduti nemmeno prima ai tifosi tedeschi: «Chiunque è venuto non ne era in possesso». Il prefetto nel corso della conferenza stampa ha tenuto a specificare che «ci sono stati contusi solo tra le forze dell'ordine a cui va il mio ringraziamento perché hanno evitato l'impatto tra le due tifoserie».

L’Anfp

Per Girolamo Lacquaniti, portavoce Associazione Nazionale Funzionari Polizia, bisogna interrogarsi sull’intervento delle forze dell’ordine: «C’è una riflessione molto amara – ha detto Lacquaniti a 24 mattino -, dopo il G8 di Genova le regole di ingaggio l’approccio all’ordine pubblico è stato rivoluzionato sulla base di un principio: l’incolumità delle persone, evitare che possano esserci feriti o esiti più gravi è prioritario rispetto al fatto che si possano danneggiare oggetti».

Dopo che ha visto «le immagini di ieri indignato, dopo quelle degli anarchici a Milano, la domanda brutta è se certe persone, certi criminali valgono più delle cose che distruggono». Il principio è «meglio un vaso rotto di un braccio rotto» ma per l’esponente della polizia «forse le regole di ingaggio devono cambiare».

E lamenta: «Ogni volta che c’è un’azione di forza da parte nostra partono attacchi sulla polizia violenta e soprattutto procedimenti giudiziari, va trovata una formula meno ingiuriosa». E chiede al leader del Terzo polo «Carlo Caleda di non usare la parola questurino come un’offesa».

Lacquaniti ribadisce che ci sono ultras con incroci internazionali che sono al pari delle bande criminali: «Notoriamente abbiamo elementi che indicano i rapporti tra le tifoserie, ma alcuni erano presenti sia a Salerno sia Napoli». A meno di «non sospendere Schengen, con quale norma posso impedire l’accesso in Italia?».

Il funzionario tuttavia pur ammettendo la tragicità del G8, non ha ricordato che la sospensione era in effetti stata attuta nel 2001 durante il vertice internazionale, ma non è riuscita a limitare i danni, e soprattutto non ha evitato la morte di un manifestante italiano, Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere. 

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