Se il governo non avesse rimandato le prossime elezioni amministrative all’autunno, a due mesi e mezzo dal voto per le comunali di Torino ci sarebbe un unico candidato ufficiale. Meglio, una candidata: Giusi Greta Di Cristina del Partito comunista. Volto giovane, un’enorme falce e martello in ogni foto che la ritrae, è l’unica donna in corsa in una competizione che si annuncia di #tuttimaschi. Diego Novelli ha definito «la marmellata» il variegato mondo che ha portato all’elezione di Valentino Castellani nel 1993.

Oggi che la città fa, ancora, i conti con Mirafiori e il lavoro, in virtù delle fusioni societarie del gruppo Fca – tema non oggetto di discussione politica – quella la marmellata è diventata una maionese impazzita. A mettere un po’ d’ordine ci ha provato la sindaca Chiara Appendino con la proposta di una alleanza «per fermare le destre». Parole accolte sotto la Mole con un’alzata di spalle da alcuni e sincero fastidio da molti, in primis i due soggetti che dovrebbero convolare a nozze: il M5s e il Partito democratico.

Nel frattempo i candidati esistono ma non sono formalizzati. Per lo più emergono per autoproclamazione, come Paolo Damilano, leghista incoronato da Salvini. Oppure per sopravvivenza alla selezione naturale, come Stefano Lorusso del Pd. Il primo ha già tappezzato la città con manifesti elettorali della sua lista “Torino bellissima”. La coalizione che dovrebbe sostenerlo, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si è limitata a un gelido entusiasmo, ma lui continua a battere le periferie cittadine dove conta di recuperare il consenso, ancora notevole, di Appendino. L’uomo, un imprenditore dai modi gentili, ha la certezza di arrivare al secondo turno, magari in testa.

Stelle immobili

Sebbene vi sia stata un’assemblea degli attivisti locali che ha votato contro l’alleanza con il Pd, nulla si muove perché tutto ruota attorno a una domanda: il voto assembleare esprime una scelta o un consiglio per chi dovrà prendere la decisione finale? Nel caso i democratici continuino a rifiutare le richieste, più o meno esplicite, di matrimonio (anche l’ormai neosegretario Enrico Letta preferirebbe avere candidati separati al primo turno) forse anche nel M5s ci sarà un candidato uomo: l’assessore all’Ambiente Alberto Unia, attivista della prima ora, oggi moderato e governista. La val Susa e la battaglia No Tav, però, hanno ancora una forte presa sull’elettorato Cinque stelle. Per questo un’altra potenziale candidata potrebbe essere la capogruppo Valentina Sganga, colei che ha salvato la rissosa maggioranza di Appendino con circensi equilibrismi politici.

Caos Pd

Stefano Lorusso, docente del Politecnico di Torino, ha una dignitosa esperienza politica, ma per ora si muove con dimessa spietatezza sabauda e punta a rimanere in piedi nonostante i colpi che arrivano da Roma. Dopo il rettore del Politecnico Alberto Saracco, l’ultimo dei suoi avversari a cadere è stato il professore Mauro Salizzoni, medico di fama internazionale, molto popolare tra i torinesi per il suo impegno professionale. «Il mio profilo, che viene visto da molte persone come un fattore di rinnovamento per la politica e per le sorti del nostro territorio – ha scritto –, è stato ritenuto da alcune forze politiche (in particolare dentro il Pd) come l’elemento di debolezza di una candidatura che non sarebbe adeguata a governare una città complessa». Salizzoni, come auspicato dal segretario democratico metropolitano Mimmo Carretta, «verrà valorizzato nel progetto che presenteremo ai torinesi».

Dal canto suo Lorusso non piace a Sinistra italiana e ad Articolo 1, che sostenevano fortemente Salizzoni e ora domandano che «si allarghi la coalizione». A chi? Ai Cinque stelle? Il candidato in pectore del Pd sarebbe troppo di destra, sopratutto sul tema della sicurezza nei quartieri più problematici e popolosi, Aurora, Vallette, Barriera di Milano, dove la politica di Appendino, fatta anche di sgomberi e telecamere ovunque, ha intercettato consenso.

Alla sinistra della sinistra si muovono il giurista Ugo Mattei e il vicesindaco Guido Montanari, giubilato malamente dalla sindaca nel 2018, che hanno lanciato la lista civica Futura; il partito di Luigi De Magistris che può contare su una consigliera comunale ex Cinque stelle, Deborah Montalbano; Rifondazione comunista; forse Potere al popolo. Al momento ognuno per la sua strada. Lo scenario più probabile è che Lorusso e Damilano vadano al ballottaggio poco distanziati e che vinca chi riuscirà a prendere i voti del M5s, oggi dato intorno al 9 per cento. Molto dipende, ovviamente, da quanto Appendino si spenderà nella campagna elettorale per il suo partito. Il Movimento quasi sicuramente sosterrà Lorusso, se sopravviverà fino alla fine. E così, colui che ha presentato l’esposto contro la sindaca per le vicende Ream, processo che è costato ad Appendino una delle due condanne penali che le hanno di fatto impedito di ricandidarsi. Alla fine nascerà una giunta mista Pd-M5s? Al momento tutti respingono disgustati questa idea. Al momento.

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