- È un sentiero accidentato, irto di spine e zeppo di buche, quello su cui camminano i genitori credenti di figli Lgbt. Più aspro rispetto ai loro omologhi laici. Oltre allo stigma della società, devono affrontare il senso di irrimediabile peccato, l’esclusione.
- Una mamma, Anna Battaglia, racconta: «Chiusi con una Chiesa vecchia, non con la fede. L’omosessualità di mio figlio ha sconvolto le mie certezze obbligandomi ad andare più a fondo».
- L’incaglio continuo del ddl Zan fonda le sue radici anche sulla costante avversione espressa dalla Conferenza episcopale. Ma se qualcosa proprio nella Chiesa sta cambiando, lo si deve anche a questa mite spina nel fianco rappresentata dai credenti Lgbt e dai loro genitori.
Il 12 maggio del 2007 Mara Grassi era a Roma. Partita la mattina da Sant’Ilario d’Enza, nel reggiano, si ritrovò a sfilare con il suo circolo di preghiera Familiaris consortium accanto a oltre un milione di persone afferenti a gruppi, parrocchie, movimenti come Comunione e liberazione, Neocatecumenali, Sant’Egidio, così come ai vertici e i simpatizzanti della Casa delle libertà ed esponenti dell’estrema destra. Era lì per quel Family day che costituì probabilmente uno dei fatti politici più imp



