Nel corso di un comizio tenuto a Cagliari, Giorgia Meloni è stata contestata da un giovane salito sul palco con la bandiera arcobaleno simbolo di Lgbtq.

La critica riguardava la posizione contraria di Fratelli d’Italia alla legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso e alla proposta di legge contro l’omotransfobia (nota come “ddL Zan”).

Meloni ha così risposto al giovane: «Non devi scappare all’estero, tu vuoi delle cose; io voglio il diritto di pensarla in maniera diversa, è la democrazia. Si può non essere d’accordo, io e te non siamo d’accordo e ci rispettiamo non essendo d’accordo. Hai le unioni civili, puoi fare quello che vuoi».

Ha poi concluso chiedendo un applauso al contestatore: «Rispetto il coraggio delle persone di difendere quello in cui credono, lo voglio ringraziare per essere salito sul palco e rivendicare quello che ritiene giusto».

In poche battute, Meloni ci ha detto che cosa per lei sono i diritti. E ha confermato le nostre preoccupazioni.

La leader ha detto al ragazzo che lui gode comunque del diritto all’unione civile, ma ne goderebbe ancora se il suo partito avesse la maggioranza?

Siccome Meloni ha ribadito di avere un’opinione contraria, vi è da temere che se la destra avesse la maggioranza quel diritto traballerebbe.

In secondo luogo, in uno stato di diritto i cittadini non hanno bisogno di sfoderare coraggio per esprimere le loro opinioni. Solo in uno stato dispotico chi la pensa diversamente da chi governa deve avere il coraggio di mostrarsi in pubblico.

Ascoltando Meloni sembra di capire che per lei i diritti civili siano come trasgressioni tollerate da parte della maggioranza.

Ma i diritti civili sono di tutti, non della minoranza, perché fanno centro sulla persona. Disegnano un reticolo di possibilità che possono derivare dalla libertà di scelta.

Anche Meloni potrebbe, se lo volesse, usare la legge sulle unioni civili o la 194 che consente alle donne di scegliere di interrompere una gravidanza (una legge che Meloni osteggia vista la proposta di dare sepoltura ai feti).

Conquistare questi diritti non è stato facile perché si è trattato di fare accettare alla maggioranza l’idea che un diritto è un arricchimento di libertà per tutti, anche per coloro che, ora, non li usano.

Ecco dunque che una società che rifiuta di riconoscere alla donne la libertà di scegliere di procreare è meno aperta perché impone a tutte una sola scelta di vita; mentre una società che riconosce quel diritto non impone proprio nulla a nessuno.

La questione dei diritti è una questione di espansione delle opportunità e di incremento della responsabilità.

Per questo non è segno di individualistica indifferenza ma, al contrario, di attenzione alla diversità delle opinioni morali; attenzione agli altri nella loro specifica individualità. Senza richiedere alcun coraggio.

© Riproduzione riservata