Lunedì 7 agosto, al termine del consiglio dei ministri a Palazzo Chigi, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato: «Abbiamo abrogato l'ultimo divieto che riguardava il Covid, ovvero il divieto di mobilità dalla propria abitazione e dimora per le persone che erano state sottoposte alla misura di isolamento perché risultate positive al Covid. L’andamento epidemiologico, la disponibilità di vaccini e i farmaci non rendono più necessarie questa misura che peraltro negli ultimi tempi è stata di fatto largamente disattesa. Credo che questa sia una norma di buon senso, cancella le ultimi restrizioni legate all'emergenza sanitaria che abbiamo finalmente superato». Il governo Meloni ha ufficialmente dichiarato la fine dell’emergenza Covid.

Eppure, l’ultimo bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) annuncia che il numero di casi mensili di Covid-19 proprio adesso nel mondo è tornato a crescere e ha superato nuovamente il milione, dopo quattro mesi di calo continuo.

In Italia, secondo l’ultimo bollettino settimanale del ministero della Salute, i nuovi casi di Covid nella settimana dal 28 luglio al 3 agosto sono stati 5.732, in crescita rispetto ai 4.129 della settimana precedente, con l’indice di trasmissibilità Rt che è tornato sopra la soglia epidemica di 1; sono aumentati anche i decessi, passati da 25 a 41; la situazione negli ospedali però è tranquilla, il numero dei ricoveri resta sotto la soglia di allerta.

Come riferisce l’Oms, in questo momento sul pianeta circolano ormai solo sotto-varianti della variante Omicron del SARS-CoV-2.

La variante di Omicron denominata XBB.1.5 – chiamata anche Kraken - dopo mesi di dominio assoluto sta calando, ed è responsabile ormai soltanto dell’11,6 per cento dei contagi globali; l’ha scalzata la sottovariante XBB.1.16 - anche nota col nome di Arturo - che è ormai dominante, essendo salita al 18,4 per cento. Però, nelle ultime settimane si è verificato un fatto preoccupante.

Nel mondo è comparsa una nuova sottovariante di Omicron denominata EG.5.1, che discende anch’essa da XBB, e che ormai ha raggiunto Kraken per diffusione ed è responsabile del recente aumento nel numero di casi.

Che cos’è la EG.5.1

La variante EG.5.1 è stata rilevata per la prima volta in maggio nello stato del Maharashtra, in India, dal dottor Rajesh Karyakarte, del Medical College di Pune, e da quel momento si è diffusa velocemente prima in India e in Oriente, poi negli Stati Uniti e in Inghilterra, ora sta invadendo velocemente molti altri paesi. Vista la celerità della sua circolazione, l’Oms l’ha subito classificata come VUM, che sta per Variant Under Monitoring, ovvero variante da tenere sotto monitoraggio.

Ryan Gregory, professore di biologia dell’Università di Guelph, in Canada, l’ha soprannominato Eris, dal nome di un pianeta nano del sistema solare, vicino a Plutone. In realtà, il vero nome di EG.5.1 sarebbe XBB.1.9.2.5.1, ma è troppo lungo e per comodità si è scelto il più breve. Il nome XBB.1.9.2.5.1 indica che questa variante è figlia anch’essa della sottovariante di Omicron denominata XBB.

La X indica che XBB è nata dalla ricombinazione da due sottovarianti di Omicron di tipo B, denominate BA.2.10.1 e BA.2.75, che erano entrambe in grado di sfuggire agli anticorpi indotti dalla vaccinazione o da un’infezione precedente. Poi XBB ha acquisito altre mutazioni in più, e così è nata XBB.1.1, e poi altre ancora fino ad arrivare a XBB.1.9.

In seguito, grazie a una serie di nuove mutazioni è sorta EG.5, che dopo una ulteriore doppia mutazione ha generato EG.5.1. In linguaggio tecnico, EG.5.1 è una sotto-sottovariante di XBB.1.9 che porta una doppia mutazione addizionale denominata L455F+F456L. Una mutazione molto interessante e anche piuttosto preoccupante. Come forse potete capire dai numeri, queste due mutazioni interessano due aminoacidi adiacenti, localizzati alle posizioni 455 e 456, all’interno del dominio di legame con il recettore della proteina Spike - quello che il coronavirus utilizza per legarsi alle cellule umane per poi infettarle.

Un aminoacido leucina (dal simbolo L) in posizione 455 è mutato in una fenilalanina (dal simbolo F), mentre un aminoacido fenilalanina F in posizione 456 è mutato in una leucina L. Questo doppio scambio di un F con L e di un L con F viene soprannominato mutazione flip-flop, ed è da tenere sotto osservazione.

Normalmente le mutazioni riguardano solo un aminoacido alla volta della proteina Spike, il che modifica poco la sua struttura, e quindi il virus che possiede quella proteina Spike può ancora essere riconosciuto ed aggredito dagli anticorpi e dai linfociti T indotti dai vaccini di vecchio tipo.

Invece, la variante EG.5.1 possiede due mutazioni in due aminoacidi adiacenti della proteina Spike, che modificano in misura maggiore la sua struttura: perciò, questo nuovo virus che la porta sulla membrana potrebbe non essere riconosciuto ed inattivato dagli anticorpi e dai linfociti T indotti dai vaccini di vecchio tipo. In altre parole, un virus con una doppia mutazione ravvicinata potrebbe sfuggire al vaccino meglio di un virus con una mutazione singola.

Eric Topol, illustre medico e scienziato, fondatore dell’Istituto di Ricerca Scripps di La Jolla, in California, ha scritto che: «Queste due mutazioni adiacenti nelle posizioni 455 e 456 della proteina Spike mostrano che il virus ha imparato un nuovo trucco». E ha aggiunto che probabilmente questa nuova variante è nata in un paziente che veniva trattato con anticorpi monoclonali grazie alla pressione selettiva da questi esercitata.

Quando ad un paziente vengono somministrati anticorpi monoclonali, questi vanno in circolo e inattivano tutti i virus da questi riconosciuti; ma se in quel paziente nasce una nuova variante del virus in grado di sfuggire a quegli anticorpi, essa trova un terreno libero su cui diffondersi indisturbata, e può contagiare altri individui.

Ma questa nuova variante EG.5.1 ci deve preoccupare? Il professor Yunlong Cao, dell’Università di Pechino, che è una delle massime autorità mondiali nel campo del COVID, ha studiato le proprietà di EG.5.1 e ha fatto scoperte che non ci rassicurano affatto.

Ha trovato che la doppia mutazione adiacente a livello del cosiddetto dominio di legame col recettore della proteina Spike - quella porzione della proteina che il coronavirus utilizza per legarsi al recettore ACE2 presente sulle cellule delle nostre vie aeree e dei nostri polmoni per infettarle – ne ha modificato la struttura in maniera profonda, e che tale cambiamento strutturale ha fatto aumentare la sua affinità per il recettore ACE2. Così, EG.5.1 si lega più saldamente alle nostre cellule e le infetta più facilmente, cosa che lo rende molto contagioso. Inoltre, questa stessa doppia mutazione ha reso EG.5.1 in grado di sfuggire agli anticorpi e all’immunità indotta dai vaccini di vecchio tipo molto più delle varianti precedenti. Risultato: EG.5.1 è molto più contagiosa ed immunoevasiva delle varianti comparse finora.

Il coronavirus, che sta continuando a mutare velocemente, adesso ha davvero imparato un nuovo trucco.

Dato che quasi tutti noi abitanti del pianeta abbiamo sviluppato una immunità contro il Covid, perché siamo vaccinati oppure siamo stati infettati in precedenza dal virus, il SARS-CoV-2 ha capito che deve mutare a una velocità ancora più elevata, o aggiungere due o più nuove mutazioni alla volta se vuole sfuggire al nostro sistema immunitario addestrato dai vaccini e ad infettarci, perché solo così potrà sopravvivere e diffondersi. Servirà un vaccino di nuovo tipo, aggiornato anche contro questa nuova variante? Probabilmente no, anche se non lo sappiamo con certezza.

Ma noi esseri umani dobbiamo tenere sempre gli occhi aperti, e continuare a prendere precauzioni senza abbassare troppo la guardia, e se gli scienziati ci diranno che dobbiamo vaccinarci con un nuovo vaccino per proteggerci da una nuova variante, lo dovremo fare senza lamentarci perché il Covid non è e non sarà mai come una banale influenza.

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