Se tre indizi fanno una prova, l’entusiasmo per Mario Draghi in sequenza di Giancarlo Giorgetti, Luca Zaia e persino dell’euroscettico Alberto Bagnai dimostra che la Lega è pronta a tutto per avere Mario Draghi e i 209 miliardi che dovrà amministrare, anche se l’estrema decisione per il sì non è stata ancora presa. Ieri è arrivato l’endorsement di peso del pezzo da novanta del Carroccio. Tra il serio e il faceto, Giorgetti ha commentato che Draghi non può stare in panchina: «Un fuoriclasse. E come Ronaldo non deve stare in panchina». Mentre Matteo Salvini ha detto espressamente che la Lega non può tornare in maggioranza insieme al Movimento 5 stelle, questa mattina sono andati alla carica il presidente del Veneto Zaia e il senatore Bagnai.

Ai giornalisti, Zaia ha riferito che lo conosce bene: «Il professore Draghi lo conosco come persona serie e anche con una visione liberale. - ha sottolineato - quindi se qualcuno dice che la Lega vuole essere tagliata fuori sbaglia. Io penso come ho già detto che non sia una liturgia quella degli incontri, mi rifiuto di pensare che uno sta lì a dire che devo arrivare a sabato mattina per finire incontri e poi tiro fuori la sorpresa che ho già deciso», ha detto riferendosi all’incontro alla Camera nel corso delle consultazioni fissato per sabato mattina.

Il governatore ha ricordato che il nord è una zona dove gli industriali contano: «Si parla di governo di salute pubblica, qualcuno parla di governo di unità, mi viene in mente Churchill che lo fece, penso che tutto non prescinda dal fatto che le forze politiche debbano esser ascoltate». In Parlamento, ha detto ancora, «non c'è solo un voto quantitativo ma c'è anche un voto qualitativo. E oggettivamente la mia forza politica rappresenta oltre ad essere la prima forza politica nazionale è anche la forza politica che governa i territori più produttivi guarda caso di questo paese e se il contratto sociale è ancora valido vuol dire che qualcuno lo rappresentiamo».

Il no euro vorrebbe dire sì

La giravolta più evidente è quella di Bagnai, uno dei più fieri euroscettici che adesso invece si sente sintonizzato con il salvatore dell’euro. Rispondendo alla Stampa se non si sentirebbe in imbarazzo a lavorare con Draghi ha risposto: «L'unico imbarazzo in certe sedi lo provo nel confrontarmi con i dilettanti. Io sono economista come Draghi, lui con un’esperienza istituzionale e di mercato infinitamente più elevata, ma veniamo dalla stessa scuola e abbiamo una lingua comune». Per lui «è imbarazzante trovarsi a parlare con persone che parlano in termini di fede o di sogno. Sinceramente, non sono Freud: il “sogno europeo” non so interpretarlo».

© Riproduzione riservata