Con il caro bollette e la crisi energetica, il tema del nucleare entra nei programmi dei partiti e nella campagna elettorale per le elezioni del prossimo 25 settembre. Nonostante due referendum – uno nel 1987 e l’altro nel 2011 – abbiano sancito la volontà degli italiani di abbandonare l’utilizzo di questa fonte energetica, Azione e la coalizione di centrodestra avrebbero già pronto un piano politico per la sua “riabilitazione”.

Durante la presentazione dei candidati nel Lazio dell’Alleanza verdi e sinistra, il co-portavoce di Europa verde e capo dell’alleanza, Angelo Bonelli, con dati e mappa alla mano mano ha presentato ai giornalisti quelli che, secondo lui, sono i costi per la costruzione di nuove centrali nucleari e le località individuate da Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Carlo Calenda per ospitarle.

Costi e località

«Oggi facciamo un’operazione verità e rendiamo pubblici i siti dove Calenda e Salvini vogliono costruire le centrali nucleari. Non hanno il coraggio di dirlo. Il piano costerà oltre 280 miliardi di euro e non ci dicono da dove verranno i soldi», ha detto Bonelli. Secondo lui Calenda ha in mente di costruire sette centrali nucleari per una potenza totale di 40 Gw. In totale, il costo si aggirerebbe tra i 275 e i 400 miliardi di euro: un calcolo che i Verdi hanno realizzato basandosi su uno studio dell’università danese di Aarhus che ha censito 180 impianti nucleari.

Ma durante la presentazione dei candidati, Bonelli ha anche mostrato ai giornalisti una mappa dei luoghi dove potrebbero essere costruite le centrali. L’elenco include le città di Trino Vercellese, Caorso, Chioggia, Monfalcone, San Benedetto del Tronto, Scarlino, Oristano, Montalto di Castro, Termoli, Brindisi, Scansano Jonico, Garigliano, Borgo Sabotino e Palma di Montechiaro. In questa lista ci sono già due luoghi dove in passato sorgevano centrali nucleari, come Trino Vercellese e Caorso. Mentre a Montalto di Castro, complice il referendum del 1987 in cui circa 20 milioni di italiani, a un anno di distanza dal disastro di Chernobyl, hanno votato per abbandonare questo tipo di energia, i lavori non erano mai giunti al termine.

«Per noi di Europa verde e Alleanza verdi e sinistra non esiste nessun sito compatibile nel nostro paese a causa della densità della popolazione, della sismicità e della siccità», si legge in una nota. «Lavoreremo per proporre soluzioni più sicure, economiche e rapidamente realizzabili contro quella folle idea di riportare il nucleare in Italia, energia costosa e pericolosa che è stata bocciata con due referendum».

I programmi

Per Bonelli, Salvini, Meloni, Berlusconi e Calenda hanno le idee chiare: uscire dal pantano energetico ritornando al nucleare. Nel programma ufficiale depositato dal centrodestra si legge che la coalizione ha intenzione di fare «ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro».

Più esplicito il programma della Lega, dove la parola nucleare è menzionata ben 17 volte e si legge: «Il percorso per un rientro dell’Italia nel nucleare è lungo ma la tecnologia dell’atomo è quella che, combinata alle rinnovabili, sarà imprescindibile nel medio-lungo termine per consentire di perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione con emissioni nette zero al 2050».

Sulla stessa lunghezza d’onda il programma di Azione, dove si legge che «è necessario utilizzare il giusto mix di generazione, che includa rinnovabili e nucleare, impiegando le migliori tecnologie disponibili». L’“operazione verità” di Bonelli è stata bollata da Azione come una «fake news» e anche Meloni ha smentito: «Non c’è nessuna mappa sulle centrali nucleari in Italia, non mi risulta. Penso solo che abbiamo la più grande centrale nucleare d’Europa e sul tema energetico non bisogna avere preclusioni nel rispetto ovviamente della sicurezza e dell’ambiente».

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