I Radicali raccolgono le firme per sei proposte di legge di iniziativa popolare. Riguardano il suolo, il diritto all’aborto, il reddito minimo di inserimento, la legalizzazione del sex work, la burocrazia nel settore energetico e la compensazione dei debiti dello stato nei confronti delle imprese
Sei questioni – tra cui tutela del suolo, diritto all’aborto e reddito di inserimento - scelti dai Radicali per portare di fronte al governo i temi «non affrontati negli anni». Quelli che per il segretario dei Radicali italiani Massimilano Iervolino hanno provocato la grossa astensione delle ultime elezioni. Si firma ai banchetti e sul sito.
Avete deciso di intraprendere la raccolta firme in una stagione tradizionalmente poco "politica" come l’estate. Anche la vostra è “militante”?
La militanza politica è nel nostro Dna. Di estati militanti ne abbiamo vissute tantissime, sempre utilizzando strumenti riconosciuti dalla Costituzione. Non facciamo politica utilizzando change.org o petizioni che non hanno un iter riconosciuto per legge.
Perché avete deciso di puntare su questi sei temi?
Durante gli ultimi quindici anni l’Italia si è trovata di fronte a tre crisi globali, ma a eventi eccezionali in Italia si è risposto con l'ordinario. La reazione di una buona fetta della popolazione è stata da una parte la paura dall’altra la rabbia. Esclusione e discriminazione portano all’allontanamento dalla vita politica e istituzionale del paese. Se hai 17 milioni di persone che alle ultime elezioni decidono di non andare a votare vuol dire che la ferita è profonda.
Non era più facile proporli a livello parlamentare?
A noi Radicali ha sempre interessato avvicinare più persone possibili alla vita democratica del paese, non lasciando il monopolio ai partiti proponendo riforme che il parlamento non riesce ad approvare.
Vi siete coordinati con le altre opposizioni?
Ho incontrato Elly Schlein, su alcuni temi c’è distanza ma spero che almeno sulla questione autenticatori il Pd dia una mano. In diverse regioni con noi raccolgono le firme Volt e i Giovani democratici. Per il resto ho mandato una lettera a tutti i segretari delle forze di opposizione. Per creare una vera alternativa a Meloni c’è bisogno di un’opposizione a due gambe: quella parlamentare e quella popolare attraverso gli strumenti previsti dalla Costituzione.
Servono 300mila firme in tutto. È un traguardo raggiungibile?
Sì, laddove venisse attuato l’enaudiano “conoscere per deliberare”. Storicamente le nostre raccolte firme sono esplose quando l’informazione ci ha dato spazio per spiegarle. Anche questa volta sarà così.
Poi c’è la questione autenticatori: servono le figure che per legge possono autenticare le firme che restano di difficile reperibilità. Anche per questo rivolgiamo un appello agli avvocati, ai consiglieri comunali e regionali, che possono darci una mano.
Che ricadute avrebbe una tutela del suolo come la immaginate voi?
L’Italia non ha una legge sul consumo di suolo, le conseguenze le vediamo quasi tutti i giorni. Il nostro territorio è stato massacrato per decenni, si è costruito ovunque. Vogliamo difenderlo dall’erosione e dalla contaminazione, contrastare il consumo di suolo, riutilizzare le aree edificate abbandonate e introdurre un meccanismo di compensazione ambientale. Prevediamo anche l'istituzione di servizi dei suoli regionali che collaborino con gli enti decisionali e acquisiscano dati dettagliati.
Meloni ha abolito il reddito di cittadinanza. Il vostro reddito minimo è un modo per reintrodurlo?
Noi abbiamo un approccio di severissima umanità, quindi con la nostra proposta puntiamo a sostenere le persone nello sforzo di uscita dall’indigenza, attribuendo ai comuni la responsabilità di vagliare le richieste, di predisporre piani individuali e di seguire le persone nel percorso di uscita. Ma la povertà si contrasta soprattutto con la crescita economica.
Dite che la legge 194 nella forma attuale favorisce la destra. Come si può cambiare il diritto all'aborto?
In tutti questi anni il centrodestra non ha mai avuto bisogno di mettere mano alla legge 194/1978 per riuscire a ostacolare l'accesso ai percorsi di interruzione di gravidanza attraverso varie forme di violenza e stigma istituzionalizzato. Perché è proprio la legge 194 a permettere l'infiltrazione delle associazioni pro-vita nei consultori pubblici; a trattare la donna come una bambina costringendola alla cosiddetta "settimana di riflessione"; a tutelare il prevalere dell'obiezione di coscienza del personale medico sul diritto alla salute della paziente. Il rischio che la destra metta in discussione il diritto all'aborto non esiste, perché la 194 asseconda pienamente i loro scopi.
La raccolta firme online può essere lo strumento che riporta la politica fuori dal palazzo?
Sì, se fosse attiva la piattaforma del governo. Invece dopo un anno e mezzo ancora non è così: lo stato non rispetta le sue leggi. Per questo motivo dobbiamo servirci di una piattaforma privata che ha un costo per i cittadini: 1,5 euro a sottoscrizione.
Storicamente i partiti hanno sempre messo i bastoni tra le ruote alla partecipazione popolare. Questa ne è l’ennesima riprova.
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