Il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa è stato eletto nuovo presidente del Senato con 116 voti. Un’elezione avvenuta a sorpresa dopo il mancato sostegno di Forza Italia, alleato della coalizione di centrodestra. Sono in tanti a essere contenti della nuova seconda carica dello stato e messaggi di soddisfazione provengono anche dai nostalgici del fascismo, dagli ex missini che hanno diviso pezzi di strada con La Russa. Tra questi c’è Roberto Jonghi Lavarini, meglio conosciuto come il barone nero, condannato in primo grado per apologia di fascismo.

Lavarini è un esponente ben noto nell’estrema destra milanese ed è stato anche candidato nel 2018 alla Camera tra le file di Fratelli d’Italia. Lavarini è molto vicino a Carlo Fidanza, membro di spicco del partito di Giorgia Meloni, attuale parlamentare europe. Lavarini e Fidanza sono stati protagonisti della lobby nera, citati in un’indagine di Fanpage. 

Il messaggio su La Russa

«Tante discussioni e tante divergenze politiche, oggi più di ieri, ma Ignazio La Russa è mio vecchio amico, ed è stato mio capo politico, quando a 14 anni mi iscritti al Fronte della Gioventù del Movimento sociale italiano, a lui e alla sua famiglia sono profondamente legato», scrive Roberto Jonghi Lavarini.

«Con loro sono cresciuto e suo nipote Alberto è ancora fra i miei migliori amici. Di Ignazio si può dire tutto ma è uomo di sincera coerenza e umanità che mai si è dimenticato dei suoi camerati. Diventare presidente del Senato è, a prescindere da ogni altra considerazione, una vittoria morale per tutta la destra missina ed io non posso che esserne felice». Parole che non lasciano spazio a equivoci, il barone nero invia anche due foto che ne recente passato lo ritraevano insieme a La Russa. 

In un precedente articolo di Domani dello scorso ottobre, La Russa ha affermato di conoscere bene i genitori di Lavarini e proprio per questo «mi è toccato allontanarlo da Alleanza nazionale otto anni fa per atteggiamenti sopra le righe». Ma Lavarini replica che quella risposta è stata concordata anche con La Russa, ma insistiamo perché sembra una boutade. 

Lavarini insiste e dice che non è mai stato allontanato da An, «me ne andai via io...stessa cosa per Fratelli d’Italia», dice. «Basta vedere le cronache dell’epoca, le tessere, i documenti ufficiali, come dovrebbe fare un vero giornalista...». Gli chiediamo di fornire eventuali riscontri alle cose che dice, ma risponde a modo suo: con il dito medio. 

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