Dopo la delusione elettorale alle regionali del 20 e 21 settembre, il fine settimana ha riservato una sorpresa positiva per il leader della Lega Matteo Salvini. Sabato, l’attesa udienza preliminare per il caso Gregoretti al tribunale di Catania si è conclusa con la richiesta da parte del giudice di ascoltare numerosi membri del precedente e dell’attuale governo, tra gli altri il presidente Consiglio Giuseppe Conte, l’allora vicepresidente Luigi Di Maio e l’attuale ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.

Le udienze sono state fissata per il 20 novembre e il 4 dicembre. Nel frattempo potrebbe arrivare anche l’udienza preliminare di un’altra indagine che riguarda Salvini, quella richiesta dal tribunale dei ministri presso la Corte d’appello di Palermo, che lo accusa di sequestro per il caso della nave dell’ong Open Arms. In entrambi i procedimenti Salvini è accusato di sequestro di persona per aver bloccato per giorni decine di migranti a bordo delle due navi.

Un’opportunità dopo mesi difficili 

Tra un mese e mezzo, quindi, il leader della Lega sarà di nuovo sulle prime pagine dei giornali e avrà l’occasione di mantenere vivo il tema della gestione dell’immigrazione. Questo aiuto indiretto nel riportare l’attenzione pubblica sui temi su cui si sente più forte arrivato grazie ai procedimenti di giustizia è particolarmente prezioso in questo momento. L’immigrazione è da tempo crollata nell’ordine di priorità non solo dei media, ma della popolazione in generale. In un sondaggio SWG dell’ottobre 2019, la gestione dei flussi migratori arrivava soltanto quarta tra le principali preoccupazioni degli italiani, dopo clima, diseguaglianze e stagnazione economica. Lo scoppio dell’epidemia di Covid alla fine dello scorso febbraio ne ha segnato un ulteriore declino.

Di pari passo, anche i consensi della Lega hanno iniziato a soffrire. Il partito è ancora dato dai sondaggi intorno al 25 per cento (il triplo di quanto sia mai riuscito a fare il precedente segretario, Umberto Bossi), ma dalle elezioni europee del 2019 ha perso circa dieci punti.

Nel frattempo, Fratelli d’Italia, il principale partner di coalizione della Lega, continua a crescere e la sua leader, Giorgia Meloni, ha superato il gradimento di Salvini e si sta dimostrando abile anche a costruire alleanze a livello Europeo. Proprio questa settimana, Meloni è stata nominata presidente del gruppo dei conservatori europei Ecr.

Ma Salvini non può dormire sugli allori e convincersi che i giudici gli abbiano apparecchiato una piattaforma politica con cui invertire questa tendenza. Tutto sembra indicare che se le cose continueranno così, il periodo di debolezza relativa della Lega durerà ancora per mesi.

I casi di coronavirus sono in aumento e con ogni probabilità nei prossimi mesi saranno adottate nuove misure di contenimento dell'epidemia, riportando il governo a centro del dibattito pubblico. Conte continua a restare il politico italiano più popolare del paese, con un gradimento che è esattamente il doppio di quello di Salvini secondo l’ultimo sondaggio Ipsos. La sua udienza sul caso Gregoretti tra un mese e mezzo rischia di scomparire mediaticamente nel generale effetto rally around the flag, la crescita di fiducia e consenso nei leader politici che si trovano in carica durante le emergenze.

Alcuni nella Lega sembrano aver intravisto questo scenario. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, considerato uno dei principali strateghi della Lega, suggerisce da tempo che il partito dovrebbe essere paziente, puntare a raggiungere l’elettorato in cui è meno forte, quello delle grandi città soprattutto, e attendere con pazienza le prossime elezioni che, al momento, il centrodestra vincerebbe con qualsiasi legge elettorale. Giorgetti e altri nella Lega sembrano pensare che per mantenere questo stato di cose non servano colpi di testa, ma una guida solida e pragmatica. Proprio il giorno prima dell’udienza di Catania, Giorgetti aveva ripetuto in un’intervista a Repubblica che è arrivato il momento per la Lega di spostarsi verso il «centro» e di avvicinarsi cautamente al Partito popolare europeo. 

Salvini, in genere, preferisce le strategie a breve termine. Ma anche per un leader come lui, che privilegia sopra ogni cosa l’occupazione del dibattito pubblico in ogni momento, puntare sull’immigrazione per ottenere visibilità in questo periodo appare una scommessa rischiosa. Un terreno più promettente sembrano le probabili resistenze e gli scetticismi verso le misure di contenimento che saranno adottate per contrastare l’epidemia, una linea che Salvini ha già iniziato adottare, così come stanno facendo altri leader della destra radicale in tutto il mondo. Ma seguire le orme che in Italia sono state tracciate dal generale Pappalardo, il capo del gruppo negazionista dei Gilet arancioni, significherebbe andare nella direzione opposta rispetto a quella suggerita da Giorgetti.

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