Via libera allo schema di disegno di legge che ratifica il protocollo Italia-Albania, per la realizzazione di due centri per i rimpatri “distaccati”, sulle coste orientali dell’Adriatico. Il consiglio dei ministri, infatti, ha esaminato e approvato così il protocollo firmato il 6 novembre tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama per la gestione dei flussi migratori, con costruzione a spese dello stato italiano di cpr che, negli obiettivi del governo, dovrebbero poter ospitare fino a 3mila migranti ogni mese.

In realtà, le cifre plausibili sono decisamente inferiori – circa 700 persone – anche perchè altrimenti la gestione numerica diventerebbe eccessivamente onerosa soprattutto dal punto di vista del numero di forze dell’ordine richiesto per la gestione della sicurezza. Il costo di realizzazione, invece, risulta molto alto e non è chiaro dove si troveranno i soldi necessari.

A fronte degli annunci roboanti del governo sul fatto che queste nuove strutture extraterritoriali saranno dirimenti nella gestione dei migranti, il ddl sembra invece un netto ridimensionamento delle aspettative: ai costi alti e a oneri di gestione significativi, infatti, si somma l’elemento che solo i migranti salvati in acque extraeuropee potranno essere trattenuti lì, per altro con un rischio di violarne i diritti di difesa.

I costi

Nel disegno di legge, infatti, si autorizzano per l’attuazione del protocollo la spesa di 31,2 milioni per il ministero dell’Interno, 8 milioni per quello della giustizia e per le dotazioni strumentali altri 9,4 milioni di euro. In totale, quindi, nel 2024 si prevede di spendere per le nuove strutture albanesi circa 50 milioni di euro. A cui si sommano per gestione circa altri 3,5 milioni di euro l’anno, fino al 2033.

Esattamente come previsto per i nuovi cpr (uno per regione, secondo Meloni) che dovevano essere costruiti in tempo di record ma di cui si è ancora alla fase di individuazione dei siti da parte del ministero dell’Interno, anche le strutture in Albania saranno realizzate e progettate dal genio militare, quindi dal ministero della Difesa.

Spese di realizzazione e di gestione molto alte dunque, se si considera che a bilancio 2023 per la costruzione di nuovi cpr erano previsti 32 milioni di euro e 46 per il 2024, ma per la costruzione non di uno, ma di 10 nuovi cpr su suolo italiano come anticipato da Meloni.

Quanto al personale ipotizzato, il ddl prevede l’incremento di 45 funzionari civili per due anni, oltre a 10 nuovi membri dell’amministrazione penitenziaria, sempre con ruolo di funzionari, a cui si sommano altri 48 nuovi assunti come personale amministrativo (18 funzionari e 30 assistenti) che si occuperanno delle funzioni giudiziarie presso il tribunale di Roma e il giudice di pace di Roma, a cui si aggiungeranno 10 magistrati da innestare nella sezione specializzata in materia di immigrazione. Infine, sono previsti 5 medici, 4 infermieri e 2 funzionari amministrativi del comparto sanitario.

chi ci andrà

Il testo del disegno di legge chiarisce anche che nei centri potranno essere portati solo migranti soccorsi fuori dalle acque territoriali italiane ed europee: tradotto, solo chi verrà salvato al di là delle acque territoriali maltesi. La decisione in questo senso è stata sostanzialmente obbligata: altrimenti il rischio sarebbe stato quello di violare l enorme del diritto europeo.

Tale elemento rischia di essere dirimente nel rendere un azzardo inutile l’iniziativa di Meloni: le navi della guardia costiera italiana o della nostra marina militare, infatti, dovranno spingersi molto più lontano rispetto a quanto fanno ora nelle operazioni di soccorso, se l’obiettivo è quello di riempire i cpr albanesi.

Le leggi da applicare

Il disegno di legge chiarisce che ai migranti portati in albania viene applicata «la disciplina italiana ed europea concernente i requisiti e le procedure relativi all’ammissione e alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale», quindi la giurisdizione è italiana e «sono territorialmente competenti, in via esclusiva, la sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea del tribunale di Roma e l’ufficio del giudice di pace di Roma».

Insomma, i cpr saranno a tutti gli effetti isole italiane in territorio albanese e verrà istituita una sorta di “super competenza extraterritoriale” degli uffici giudiziari della capitale.

Tutte le procedure di garanzia per la difesa dei migranti trattenuti, invece, dovrà svolgersi da remoto: la firma della procura agli avvocati e di tutti i documenti per esercitare il proprio diritto di difesa, ma anche e soprattutto i colloqui tra avvocato e assistito. «E’ assicurato, mediante collegamento da remoto fra il luogo dove si trova lo straniero e quello dove si trova il difensore, il diritto di conferire riservatamente con quest'ultimo con modalità audiovisive», si legge nel disegno di legge. Un aspetto, questo, che rischia di ledere o quantomeno di rendere farraginosa la possibilità dei migranti di far valere i propri diritti.

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