Questa volta, contrariamente a molti pronostici del passato, Forza Italia è veramente a un punto di svolta. La malattia di Silvio Berlusconi gli impedirà di guidare ancora il suo partito. Per gli azzurri non si pone solo il problema della successione quanto della sopravvivenza organizzativa e politica del partito. Berlusconi ha fatto terra bruciata dietro di sé.

Ha divorato come un Saturno tutti i possibili aspiranti alla successione. Questo pone a Forza Italia tre ordini di problemi: come superare lo scoglio della successione, che relazione avere con il governo, che collocazione assumere nel sistema partitico.

L’implosione

Per scegliere il nuovo leader il partito dovrà passare dalla legittimazione carismatica del fondatore a una investitura legale-razionale, adottando procedure formalmente democratiche. In questo passaggio FI rischia una cannibalizzazione interna a causa di uno scatenamento delle fiere della vanità. Nessuno, infatti, può vantare un pedigree o una autorevolezza tali da renderlo favorita/o.

E quindi il partito può andare in pezzi. Questa implosione avrebbe un impatto sul governo perché lo priva di una sponda consolidata nella gestione del potere. Al di là di ogni giudizio di merito, il personale politico forzista, come gran parte di quello leghista, vanta una confidenza con i meccanismi istituzionali e di governo che i Fratelli di Giorgia dimostrano di non avere.

Ma anche qualora il partito superasse lo scoglio della successione, esso provocherebbe ugualmente un effetto destabilizzante: la nuova leadership, proprio per accreditarsi come tale, diventerebbe più assertiva e critica rispetto al partito di maggioranza, con conseguente aumento delle tensioni nel governo.

L’altra opzione

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Seguendo questa linea, Forza Italia ha tuttavia anche un’altra opzione, per quanto problematica: costituire una nuova formazione centrista, con la benedizione e fattiva partecipazione di Italia viva e di qualche ex forzista approdato ad Azione.

Il futuro di Forza Italia impatta quindi sul governo e sul sistema partitico. Sul primo versate, FI innesca maggiori tensioni per ovvie ragioni di visibilità e sopravvivenza; sul secondo, sollecita una riconfigurazione degli attuali assetti sistemici con la nascita di un nuovo contenitore di tipo centrista.

Alla fine, Forza Italia dovrà scegliere se rimanere nell’orbita governativa senza perdere ulteriormente ruolo politico e scendere nell’irrilevanza, oppure affrontare il rischio di mettersi nelle mani corsare di Matteo Renzi. In quest’ultimo caso, meglio non dimentichi che le scorrerie parlamentari non si traducono automaticamente in benefit elettorali: l’opinione pubblica predilige posizioni nette, chiare e alternative. Gli inguaribili nostalgici del centrismo non hanno ancora preso atto dello smottamento polarizzante dell’elettorato italiano, in atto da almeno due decenni. Il futuro degli azzurri non ha quel colore tranquillizzante.

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