Negli anni giovanili, quando era un giovane militante del Fronte della gioventù a Roma, Marco Marsilio era soprannominato «il Lungo». Altissimo e di qualche anno più vecchio di lei, lo ricorda Giorgia Meloni che proprio in lui si imbatte quando – quindicenne – entra per la prima volta nella sezione dell’Msi. Oggi uno è il governatore uscente e ricandidato in Abruzzo, l’altra è la presidente del Consiglio.

E quest’ultima ha assoluto bisogno di un colpo di reni del suo uomo di fiducia, perché una sconfitta in Abruzzo a stretto giro dopo quella in Sardegna sarebbe un danno enorme prima di tutto per lei, poi anche per il governo. Per questo oggi la premier sarà sul palco di Pescara insieme a Matteo Salvini e Antonio Tajani per tirare l’ultima volata e anche vari ministri del governo sono stati precettati. Anche perchè, dicono fonti interne, Marsilio è detto «il Lungo» anche per la verbosità dei suoi interventi pubblici, in cui è considerato tutt’altro che efficace e «da arginare il più possibile», è il racconto. Meglio quindi circondarlo di leader nazionali e guidarlo passo per passo nell’ultima settimana.

Del resto, Marsilio e l’Abruzzo sono due simboli nella narrazione meloniana. Lui è l’amico fraterno, romanissimo ma con i genitori abruzzesi: è bastato questo nel 2019 a Meloni per spedirlo all’Aquila, anche se lui incespica anche su quale mare bagni la regione, in un video poi diventato virale. Per la prima regione che FdI può conquistare sulla base della ripartizione con gli alleati nell’ormai lontano 2019, la leader ha bisogno di un uomo di sua strettissima fiducia. E Marisilio «il Lungo» è l’uomo giusto a cui chiedere il sacrificio di abbandonare il comodo scranno in Senato conquistato appena un anno prima, per percorrere in lungo e in largo la regione appenninica.

Il successo arriva, grazie al 27 per cento della Lega. FdI è il terzo partito della coalizione con il 6, ma la vittoria contro Giovanni Legnini del Pd è schiacciante: 48 per cento contro il 31. Proprio dall’Abruzzo, nella narrazione di FdI, parte la vera ascesa del partito di Meloni, che prosegue poi con la conquista delle Marche nel 2020 con un altro ex giovane di Atreju, Francesco Acquaroli. Tanto che la leader stessa non scorda il legame con il territorio e sceglie il collegio uninominale l’Aquila-Teramo per candidarsi nel 2022.

Da quel 2019, però, il clima della gioiosa macchina meloniana in terra marsicana si è progressivamente incrinato, con sondaggi che fotografano un testa a testa tra Marsilio e Luciano D’Amico.

Il candidato ha messo insieme sia il Pd che il M5S, l’8 marzo avrà la vincitrice in Sardegna Alessandra Todde a chiudere con lui la campagna elettorale e da ex rettore dell’università di Teramo vanta radicamento sul territorio, che è storicamente di destra solo all’Aquila e nella marsica.

Le candidature

L’Abruzzo è stato il fortino di FdI negli ultimi cinque anni, terra di eletti spesso paracadutati da Roma. Di lusso, come la premier Meloni, ma anche meno positivamente accolti dalla base locale come la candidatura della marchigiana Rachele Silvestri, ex Movimento 5 Stelle poi transitata in FdI nel 2021, che alle politiche 2022 ha ottenuto all’Aquila un collegio sicuro alla Camera. Un nome, il suo, che ha creato qualche imbarazzo per voci – da Silvestri smentite con forza anche con una lettera al Corriere della Sera – secondo cui suo figlio «sarebbe nato da una relazione clandestina grazie alla quale io avrei anche ottenuto la mia candidatura», scrive lei di suo pugno. Tanto da averla spinta al test del Dna per avere prova del contrario. 

In ogni caso, il clima in Abruzzo si è incrinato sia sul piano amministrativo che su quello politico. Il governatore Marsilio, infatti, è finito nella parte bassa della classifica di gradimento dei governatori del 2023, con un apprezzamento del 35 per cento. A pesare su di lui, anche il fatto che buona parte dei fondi destinati al Sud dal Pnrr siano sparite con la rinegoziazione che ha visto un taglio da quasi 8 miliardi, come anche il fondo perequativo infrastrutturale, con un meno 3,5 miliardi.

L’allarme non è sfuggito a Marsilio, che ha ottenuto dal governo un finanziamento da 720 milioni per la linea Roma-Pescara. Con Meloni che si è intestata – bruciando sul tempo dell’annuncio il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini – la «messa in sicurezza di un’opera strategica». Da 22 anni si attendono lavori sulla tratta, ma l’annuncio non avrà effetto immediato, perchè i fondi verranno sbloccati per tranche e la maggior parte arriveranno nel 2026-2027. 

Il congresso locale

Molte delle tensioni si sono scaricate sul congresso locale di FdI all’Aquila. Avrebbe dovuto svolgersi in ottobre e da via della Scrofa era arrivato il diktat di procedere con un candidato unico da eleggere per acclamazione, ma lo scontro interno è esploso in modo violento. A contrapporsi, il sindaco della città Pierluigi Biondi e il senatore e vice coordinatore regionale Guido Liris. Tema dello scontro: i nomi dei candidati nel collegio aquilano alle regionali, sulla cui lista c’erano troppe ambizioni per pochi posti.

Il risultato è stato l’invio da Roma di un pacere, che ha ordinato di sedare ogni rivolta sia per le liste che – soprattutto – per il congresso. Così è stato, con l’elezione per acclamazione a segretario del sindaco di Barete Claudio Gregori il 3 dicembre. Sotto la cenere, però, continuano a covare braci accese, in un clima che potrebbe non giovare a Marsilio, che pure ha fatto trovare posto nelle sue liste a professionisti delle preferenze. 

Con un vantaggio rispetto alla Sardegna: la legge elettorale abruzzese non prevede il voto disgiunto che ha penalizzato Truzzu. Ora, tutte le energie sono spese per riempire la piazza di Pescara e alzare l’umore delle truppe per cancellare la batosta sarda.

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